Vittorio Veneto, il san Gottardo preso a martellate
Non solo graffiti triviali e blasfemi, ora i manufatti artistici rischiano la demolizione vandalica
VITTORIO VENETO - “Primavera d’intorno brilla nell’aria e per li campi esulta sì che a mirarla intenerisce il core”. Questa del buon Giacomo, con molte altre, la si imparava a memoria; poi, per i nati col te-e-fonìn s’è pensato fosse fatica inutile sia allenare la memoria che leggere poesie; mah…
E con la Primavera che esplode dopo la pioggerellina argentina dei giorni scorsi, nel vittoriese sbocciano, assieme alle primule, anche le marce podistiche. Una tradizione fiorente nel nostro caleidoscopico territorio che vanta suggestivi percorsi galoppanti dalla pianura fluviale ai centri storici, dalle ridenti colline all’erta montagna; il tutto a stretto raggio. Appuntamenti, questi, che portano in città anche molti foresti e che potrebbero essere ancor più attrattivi. Uno degli spazi prediletti dai marciatori, col suo dedalo di sentieri, è il Monte Altare alias Sacro Antares.
Ed uno di quei tracciati accarezza l’antico oratorio di San Gottardo; già fortezza rasa al suolo dagli ungari di Pippo Spano agli inizi del 1400. Come infinite volte denunciato, da una ventina d’anni la chiesetta è bullizzata dai neo ungari della street art che la bersagliano con scritte e disegni farciti di trivialismi e blasfemie. Hanno imbrattato perfino l’antica pietra col Sacro Cuore, retrostante al tabernacolo. La notizia è che ora, poiché lo spazio per i graffiti è saturo e i piccoli Pippo Spano crescono, hanno dato il via ad un altro tipo d’assalto prendendo a martellate le malte.
Che l’idea malefica, per ora solo accennata, sia di radere nuovamente al suolo l’edificio? Il tutto sotto gli occhi basiti dei passanti -inclusi marciatori nostrani e foresti- e nella inqualificabile inerzia delle autorità laiche e curiali che dovrebbero tutelare questo luogo- icona; e basterebbe poco impegno. C’è una legge che per “danneggiamento, deturpamento, imbrattamento di beni culturali” commìna pure la reclusione. In più è palese il vilipendio alla religione. Ma coloro che dovrebbero difendere il patrimonio storico-identitario-religioso fanno i pesci in barile. L’indifferenza favorisce il male, consentendogli di radicarsi, fare proseliti, generare frutti sempre più laidi e velenosi.