“A Montebelluna dal 1° novembre non c’è più un letto libero in terapia intensiva”
Puppato: “Quasi la metà del personale si è ammalato. A Montebelluna non riescono più a garantire le cure”
MONTEBELLUNA – Quest’oggi davanti all’ospedale di Montebelluna c’è stata una conferenza stampa del Pd, tra i relatori anche l’ex senatrice Laura Puppato, per parlare della situazione venutasi a creare nel nosocomio cittadino, per l’emergenza Covid.
“Per 9 mesi non ci siamo mai permesse d’indire conferenze stampa, di fare comunicati o polemiche. Siamo qui oggi per rispondere con spirito costruttivo ad un grido d’allarme. Dobbiamo governare e vincere insieme questa battaglia per la vita che stiamo perdendo”.
Quindi è entrata nel vivo della questione: “Il problema è che il personale attesta che i numeri non sono gestibili. Quasi la metà del personale si è ammalato. Dobbiamo pensare che in pneumologia a Montebelluna in un anno ci sono 200 ricoveri ed in soli due mesi sono stati 80. Un sanitario deve curare dieci pazienti dove prima ne curava uno. A Montebelluna non riescono più a garantire le cure. È inaccettabile!
Viviamo in una regione dove dobbiamo mettere fine alla menzogna: non è vero che facciamo più tamponi degli altri. Ieri abbiamo fatto 15.900 tamponi ma nello stesso giorno Lombardia, Lazio e Toscana ne hanno fatti di più. Di questi 15.900 tamponi, 4.000 sono risultati positivi quindi il 25% mentre il dato nazionale è del 12%”.
Poi si torna a parlare dell’ospedale cittadino: “A Montebelluna siamo in emergenza perché Castelfranco è diventato IOV. Abbiamo deciso di denunciare e comunicare per cambiare corso. Vorremo fare trasparenza sui numeri che sappiamo ufficiosamente non essere reali. A Montebelluna dal 1° novembre non c’è più un letto libero in terapia intensiva, quindi mi chiedo se qualcuno muoia perché non ha ricevuto le cure necessarie. Siamo senza possibilità di cure adeguate: la favola è finita”.
Ma Puppato affronta anche un altro tema: “Si deve sapere che nel 2020 in ospedale a Montebelluna è arrivata una circolare dell’Ulss che vieta ai medici di comunicare con i giornalisti “salvo verifica e autorizzazione”. Questo è un sistema da Corea del Nord. Chi mi ha contattata personalmente, 2 medici e un’infermiera nell’ultima telefonata erano in lacrime e mi hanno detto che non stanno curando in scienza e coscienza e che sentono di tradire il loro giuramento di Ippocrate.
Il personale manca e i pochi lavorano 14 ore al giorno con gli straordinari. Mi hanno detto che non possono più tacere e che qualcuno deve venire a vedere per capire cosa sta succedendo perché il 50% di chi esce dalla rianimazione va in obitorio. Ma immagino che in Regione lo sappiano già e allora perché non sia aumenta il personale?”