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25 aprile 2024

Oderzo Motta

“Lasciate in pace il fiume Piave, il suo greto, le rive e i boschi di golena”

Fausto Pozzobon punta il dito sui progetti di escavazione e teme per la sicurezza delle popolazioni e la salvaguardia dell’ecosistema

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Fausto Pozzobon

MASERADA – Il fiume Piave è di certo una dei contesti naturali di maggior pregio del nostro territorio, innanzitutto sotto il profilo ambientale, date le sue rilevanti peculiarità sia dal punto di vista faunistico che botanico. Ma il fiume sacro alla Patria è importante anche dal punto di vista culturale giacché rappresenta la nostra identità paesaggistica oltre ad essere stato teatro di eventi e vicende. Insomma, un patrimonio dal valore inestimabile che andrebbe preservato, per questo ogni qual volta emergono delle minacce al Piave è opportuno tenerle in debita considerazione e agire di conseguenza. Il fiume ha dato tanto alle genti rivierasche, non a caso le comunità si sono insediate lungo le sue sponde, ma sa anche essere irruento e per questo va considerato con rispetto. OggiTreviso ha intervistato un uomo che ha speso buona parte della sua vita a tutela del fiume, con impegno, energia ma soprattutto con la passione di chi è animato da un amore incondizionato e disinteressato per la sua terra, Fausto Pozzobon presidente del Circolo Legambiente Piavenire che oggi lancia il suo grido d’allarme per il fiume Piave e ammonisce sui rischi delle escavazioni in atto nel greto. 

Perché si dice preoccupato per il fiume?
Lo strapotere regionale ha deciso di dare la possibilità ai cavatori di portare via dal nostro Fiume non 20.000 mc. di ghiaia ad intervento ma, addirittura, 80.000 mc. senza un piano organico di sistemazione idromorfologica dei suoi greti. La situazione era già drammatica per tutto il Medio Piave , con questa decisione si sta preparando la catastrofe, sfiorata nel 2018 con una portata di soli 2.165 mc/sec.al “collo di bottiglia” di Ponte di Piave !

Il problema quindi a suo avviso riguarda soprattutto Ponte di Piave?
No, hanno ripreso le escavazioni, a Cimadolmo, sempre nel letto mediano del nostro Fiume, sempre a ridosso dei vari impianti di lavorazione delle ghiaie da parte degli aderenti al Consorzio Regimazione Idraulica Fiumi (meglio noto come CRIF) nome roboante che racchiude un po’ tutti i cavatori trevigiani, anche se qualcuno di loro se ne è andato sbattendo la porta ed affermando che “in Piave non si può ancora scavare, il Fiume che ci ha fatto guadagnare, ora è in dissesto, lasciamolo in pace !” Come al solito, appena oltre i 20.000 mc. da asportare con 15.000 mc. da movimentare per cui i metri cubi asportati costeranno agli imprenditori CRIF molto meno visto il loro supporto alla ipotetica regimazione idraulica auspicata dal Genio Civile di Treviso che concede l’esercizio di scavo.

Il fiume è un entità viva è quando s’interviene si deve sempre considerare nella sua interezza onde evitare che ciò che si fa a monte provochi conseguenze negative a valle ma come mai succede tutto questo?
Cambia il responsabile dell’Ufficio del Genio Civile di Treviso – da Luchetta a Patti - , cambia la vigilanza nei cantieri di scavo – da Fortin a Guerra – ma non c’è alcuna differenza nella pratica delle escavazioni per cui il controllo del numero dei camion che escono carichi di ghiaia, viene esercitato da persona pagata dal CRIF , come pure il tecnico che farà a posteriori la redazione dei livelli e dei risultati dello scavo, verrà pagato dal CRIF: sempre senza un progetto complessivo del Genio Civile di Treviso che tenga conto del contesto dell’asta fluviale in cui si opera, senza una relazione idraulica, idrogeologica, idromorfologica che si ponga l’obiettivo della ricalibratura dei letti per scongiurare i gravi problemi di erosione in atto che vanno ad intaccare vecchie difese in conglomerato risalenti a secoli fa avvicinandosi addirittura agli argini maestri.

Ma ci saranno pure delle norme che regolano l’escavazione in ambienti delicati e complessi come i fiumi?
Viene il sospetto che si operi in questa maniera per utilizzare le deroghe previste dalla legge regionale n. 45/2019 che, in caso di assenza di un piano di escavazione organico redatto dal Genio Civile, si possono concedere una tantum dei prelievi fino a 20.000 mc. di inerti. Purtroppo, questo tipo di concessioni allo scavo non sono isolate, se è vero che dal 2008 ad oggi, gli interventi, in regime di monopolio al CRIF, superano tranquillamente quota 30, il tutto senza alcun progetto serio da parte dell’Ufficio della Regione che dovrebbe avere compiti di riordino idraulico per il nostro Fiume!

Chi può intervenire per cambiare rotta?
Ci chiediamo se l’Autorità di Bacino è informata di questo moltiplicarsi di escavazioni che non ha assolutamente prodotto alcun risultato in termini di sicurezza idraulica , anzi noi vediamo, lungo il tratto mediano, tentativi di opere di contenimento delle morbide, divelte dalla corrente o palizzate/staccionate, inutili testimoni della forza erosiva delle correnti fluviali che le hanno facilmente superate incidendo le rive del Fiume per decine di metri: più di 10 anni di interventi e la situazione si è notevolmente aggravata per cui bisognerebbe chiedere un preciso resoconto a chi ha permesso l’asporto di milioni di mc di inerti!

Cosa intendete fare alla luce di quanto sta accadendo?
Abbiamo richiesto un incontro alla nuova Segretaria generale dell’Autorità di Bacino, dott. Marina Colaizzi, per sottoporle un report specifico sulle zone in erosione, sulla sparizione della tradizionale struttura a rami intrecciati fra le isole di grava del nostro Fiume , sulle occupazioni dei greti fluviali da parte di privati che hanno abusivamente impegnato superfici demaniali, sulla regolarità ed il rispetto delle norme per le concessioni alle escavazioni dal 2008 ad oggi, sugli interventi di irrigidimento delle rive con la creazione di barriere di massi che tendono a canalizzare il nostro Fiume nella parte in cui dovrebbe avere la possibilità di espandersi nei propri rami intrecciati, sulla pericolosità del letto così canalizzato a ridosso del “collo di bottiglia” di Ponte di Piave dove non si può superare la portata di 2.500 mc /sec pena la rottura/superamento degli argini principali (nel 2018, in occasione di VAIA, abbiamo rischiato veramente di vedere allagato il centro urbano di Ponte di Piave!); vorremmo anche discutere, con la Segretaria generale dell’Autorità di Bacino, dei permessi autorizzati dal Genio Civile di Treviso per l’insediamento di nuovi vigneti nella golena prossima al Fiume : è uno scandalo che sia stato permesso il recente impianto di vigneto nella penisola tra il torrente Negrisia alla sua confluenza ed il corso principale della Piave dall’altra parte considerando che tutte e due sono zone Z.P.S.(Zone di Protezione Speciale riconosciute dall’Unione Europea), inserite in Rete Natura 2000!

Insomma, una situazione non facile per un territorio in sofferenza, è deprimente.
È necessario che le Amministrazioni Locali, le Associazioni ambientaliste, i cittadini tutti si prendano cura di questo Fiume in cui la biodiversità e la bellezza stanno rapidamente svanendo per lasciare il posto ad un paesaggio banalizzato dominato dalle coltivazioni e dagli scavi. Come Circolo Legambiente Piavenire lavoreremo in questo senso con la volontà e la decisione che ci hanno sempre contraddistinto.

 

 


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