CACCIA: LA UE CONDANNA IL VENETO
Soddisfazione fra gli animalisti, la Lac in particolare, che vorrebbero far pagare la salata multa agli amministratori della Regione, invece che ai cittadini veneti
| Laura Tuveri |
VENEZIA/TREVISO - Esultano gli animalisti veneti per la sentenza della Corte di Giustizia Europea che condanna la legge regionale del Veneto sulla caccia in deroga che palesemente violava le Direttive comunitarie in fatto di tutela degli uccelli migratori.
Ma sono anche preoccupati perché il conto da pagare, ancora non si sa a quanto ammonta, per questa “leggerezza” dei legislatori veneti avrà un caro prezzo che si dovranno sobbarcare i cittadini, come nel caso della salata multa, 135 mila euro al giorno, che tutti noi paghiamo perché all’inizio del 2008 l'Europa aveva condannato Rete4 a restituire le frequenze all’emittente privata Centro Europa 7. Secondo la Corte il regime di assegnazione delle frequenze non rispettava il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi.
Insomma c’era stata poca trasparenza, ma questa è un’altra storia. Tornando alla vicenda che ci riguarda, gli animalisti spiegano che, dopo le loro numerose battaglie, per proteggere i volatili, quella giunta ieri, giovedì 11 novembre, era una sentenza attesa di dura condanna per gli abusi commessi dal Veneto in fatto di caccia. Con sentenza C-164/09, la Corte di Giustizia Europea ha condannato lo Stato Italiano per aver violato la direttiva Comunitaria 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici, a causa della legge regionale del Veneto, la n.13/2005, con la quale si autorizza, tramite le deroghe, la caccia a specie di uccelli protetti dalla succitata Direttiva.
Tale questo procedimento di infrazione era durato ben otto anni ed era stato aperto grazie a ben cinque esposti della sezione veneta della Lac, Lega abolizione caccia, a firma del presidente Andrea Zanoni. Ecco cosa recita la sentenza: “Poiché la Regione Veneto ha adottato e applicato una normativa che autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite all’art. 9 della direttiva del Consiglio 2 aprile 1979, 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’art. 9 di tale direttiva la Repubblica italiana è condannata alle spese“.
La Lac e le altre associazioni animaliste vogliono che queste ingenti costi vengano sborsate dai responsabili di tali leggi, ovvero dagli amministratori veneti che ci governano in Regione, prima da quelli dei tempi di Galan, molti dei quali ancora presenti in questa nuova giunta, che ha anch’essa responsabilità in merito, fra l’altro Zaia è stato vice presidente della Regione dal 2005 al 2008, prima di essere chiamato a Roma a fare il ministro all’Agricoltura.
“Con questa sentenza la Corte di Giustizia ci ha dato ragione su tutte le questioni di illegittimità che abbiamo denunciato a partire dal 2002, anno nel quale la Regione Veneto diede inizio ai massacri degli uccelli protetti per legge. La sentenza - ha dichiarato Andrea Zanoni - ha confermato che la legge veneta non ha considerato altre soluzioni alternative alla caccia in deroga, non ha valutato le condizioni di rischio, non ha previsto i rigidi controlli necessari e ha consentito la caccia a quantità di uccelli superiori alle cosiddette “piccole quantità”.
Ora la battaglia degli ambientalisti continua, difatti chiederanno al governatore Zaia, vista la sentenza, di annullare immediatamente la delibera n.2371 del 5/10/2010 che attualmente consente, nelle sole campagne venete, la caccia a Prispolone, Pispola, Fringuello, Peppola, Storno e Frosone in violazione della legge europea e ai sensi della legge regionale n.13/2005 dichiarata illegale dall’Europa.
“A causa di queste leggi regionali ora a pagare le spese saranno tutti i cittadini veneti e non, come sarebbe giusto, i consiglieri regionali e i presidenti della Regione Veneto che le hanno volute ed approvate solo per accontentare una minoranza di cittadini che rappresentano una percentuale della società veneta da prefisso telefonico”. Presidente e attivisti di Lac e associazioni ambientaliste stanno valutando con i propri legali, come far pagare i danni ai responsabili delle leggi e ai singoli cacciatori per la distruzione, “che continua – ricorda Zanoni - dal 2002, di un patrimonio naturale protetto dalla legge costituito da milioni di piccoli uccelli migratori.”