Celebrano il 1 Maggio con i vescovi Tomasi e Pizziolo le Acli di Treviso
Il messaggio dell’associazione per la Festa dei lavoratori: "Non solo lavoro, ma soprattutto lavoro “buono”, “giusto”, cioè dignitoso. Perché conviene a tutti che tutti stiano bene".
TREVISO - Il “secondo” Primo Maggio in pandemia sarà festeggiato dalle Acli di Treviso con un flash mob virtuale: quattro diversi appuntamenti (a Solighetto, Susegana, Cornuda e San Donà di Piave verranno animate le Messe, due delle quali con i Vescovi di Treviso e Vittorio Veneto); un documento di approfondimento messo a punto insieme alle Acli di Venezia. Infine il lancio di una proposta concreta di solidarietà.
Il messaggio che l’associazione dei lavoratori cristiano vuole lanciare è: Non solo lavoro, ma soprattutto lavoro “buono”, “giusto”, cioè dignitoso; perché conviene a tutti che tutti stiano bene. “Il territorio trevigiano ha risentito, e non poco della situazione pandemica, proprio nel momento in cui aveva recuperato ed implementato i livelli occupazionali presenti prima della crisi innescata dalla bolla finanziaria del 2008” - commenta il presidente provinciale Acli, Alessandro Pierobon . “La pandemia ha inferto un duro colpo al sistema produttivo trevigiano 2020, soprattutto a causa della caduta di domanda interna ed estera, conseguente alle misure di contenimento introdotte. I settori più colpiti sono stati i servizi turistici, il commercio al dettaglio, il tessile abbigliamento, la logistica, l’occhialeria”.
A preoccupare le Acli non c’è solo lo spettro drammatico della disoccupazione ma anche il peggioramento della qualità del lavoro, in termini di natura dei contratti, demansionamenti, retribuzioni, specie in alcuni comparti. “Lavoratori tutelati, lavoratori senza tutele. Pur essendo sempre valida l’idea che la pandemia ci ha fatto riscoprire di “essere tutti sulla stessa barca”, è evidente come i passeggeri di questa simbolica imbarcazione stiano navigando in classi ben differenti. A fronte di un comune senso di incertezza e preoccupazione, il prezzo più alto della crisi economica è stato finora pagato dai lavoratori più fragili e meno tutelati, titolari di rapporti di lavoro precari e non continuativi. Tutti coloro che hanno lavori o contratti di tipo precario si sono ritrovati, al netto dei discontinui e insufficienti bonus e ristori, privi di tutele. Senza contare i problemi, forzatamente non visibili, di tutti coloro che sono impiegati, spesso non per scelta, in attività lavorative informali o sommerse”.
Di lavoro c’è bisogno, di sicuro. Non di un lavoro purchessia, magari non tutelato sul piano dei diritti. “Diversi sono ancora i diritti da acquisire” – aggiunge il presidente aclista di Treviso. “Tra tutti, ci pare urgente la necessità di alimentare e sostenere un pensiero effettivo e concreto sul capitale umano impiegato nelle nostre piccole e medie imprese e su quanto in termini di risorse e capacità, può portare nel mondo del lavoro per contribuire alla crescita dell’azienda e del territorio che abita. Le nostre realtà investono molto sugli strumenti, sulle macchine, ma quanto realmente credono e investono sul lavoratore?”
Le Acli registrano situazioni di persone che lavorano durante i periodi di cassa integrazione, che non vengono pagate per gli straordinari, demansionate rispetto ai propri profili formativi ed occupazionali. “La percezione è che sempre più il lavoro imponga una riduzione iniqua dei tempi di vita senza un reale corrispettivo economico”.