IL CIBO DEL CA' FONCELLO NON GLI VA A GENIO: EX CHEF SI AUTO-DIMETTE
Per gli esami si è poi rivolto al San Camillo
| Mauro Favaro |
TREVISO – Gli ospedali di tutto il mondo non sono certamente famosi per l’abbondanza e la bontà di pranzi e spuntini. E pure il Ca’ Foncello è piuttosto avaro di delizie per il palato.
Lo ha imparato, a proprie spese, anche Silvano Scanferla, 80enne di Paese, una vita passata dietro ai fornelli come chef da Villa Condulmer sino al ristorante delle Poste padovane e poi presso la Biennale, che dopo 11 giorni passati nel reparto di seconda medicina si è auto-dimesso per fame.
“Ho perso quattro chili perché di fatto non ho mai mangiato: il cibo che mi veniva dato era inguardabile, non pretendo cose da ristornate ma neppure dei piatti turpi – sbotta l’ex cuoco – mi sono auto-dimesso perché, mentre aspettavo una colonscopia che non arrivava mai, pativo la fame”.
Cosa non metterebbe nella lista delle prelibatezze? “Il cibo era cartongesso: facciamo prima a dire che l’unica cosa decente era la scatoletta della polpa di mela – elenca – la gallina era un pulcino e gli hamburger o arrivavano freddi o erano bruciati”.
Che si sia risparmiato anche sulla mensa? “Non è questione di risparmio – taglia corto lo chef in pensione – neanche volendo si potrebbe cucinare in modo peggiore: non ci sono le capacità e che non c’è il controllo”. Così, dopo essere entrato in ospedale il 25 novembre, se n’è andato di propria sponte il 6 dicembre, rivolgendosi al San Camillo per ultimare gli esami iniziati per dei dolori all’addome.
“Se ci sono stati dei problemi ci contatti, è certo che ascoltiamo tutti e rispondiamo a tutti – prova a fare chiarezza il direttore sanitario del Ca' Foncello, Michele Tessarin – ma bisogna dire che le diete sono fatte scientificamente, non ad personam ma bilanciate sul consumo calorico. Certo non si mangia come a casa, ma è anche vero che a casa uno mangia quel che vuole e se ne assume pure le responsabilità”.
E il ritardo della colonscopia? “I medici curanti sanno bene che tempi seguire – taglia corto – soprattutto se il paziente è ricoverato”. Eppoi qualche purè val bene un po’ di salute.