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19 ottobre 2024

Treviso

Giovane padre di famiglia salvato all'ospedale di Treviso: asportato il 75% del fegato e 11 metastasi tumorali

Eccezionale intervento su un 40enne oncologico ritenuto non operabile

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

equipe Chirurgia 2 Cà Foncello

TREVISO - Eccezionale intervento su un 40enne paziente oncologico all’ospedale Ca Foncello di Treviso eseguito dalla Chirurgia 2, diretta dal professor Giacomo Zanus, con demolizione del 75% del fegato occupato da almeno 11 metastasi per un tumore del retto. 
Alla prima valutazione il giovane paziente si presentava non operabile: un tumore del retto sub-occludente aveva determinato la formazione di numerosissime metastasi che avevano invaso il fegato nella sua totalità.

Il paziente è stato pertanto sottoposto a trattamento chemioterapico con straordinaria risposta clinica, scomparsa della lesione nel retto e riduzione delle lesioni epatiche. Il trattamento del retto è stato completato con la radioterapia mirata. La diagnostica radiologica e lo studio endoscopico hanno consentito l‘accurata valutazione della risposta del tumore al trattamento chemio-radioterapico.
La risposta chemioterapica ha reso possibile la riduzione del carico tumorale all’interno del fegato con evidenza alla volumetria epatica di una quantità di fegato libero da malattia del 25%.

L’intervento chirurgico, eseguito in un’unica seduta, è stato particolarmente complesso per la necessità di bonificare tutte le 11 lesioni tumorali lasciando contemporaneamente una quantità adeguata di fegato sano per garantire la sopravvivenza del paziente.
Grazie alla ottimale gestione anestesiologica intraoperatoria il paziente ha superato l’intervento senza necessità di degenza in rianimazione. Il decorso post-operatorio si è svolto senza complicanze con dimissione in sesta giornata post-operatoria.


“Questo caso rappresenta – sottolinea il professor Zanus – un’ulteriore dimostrazione dell‘efficacia terapeutica della fattiva collaborazione tra ospedale di Treviso, Università di Padova e istituzioni in un modello di sanità all’avanguardia come quello Veneto. Si tratta di un virtuoso lavoro di squadra in cui la ricerca universitaria e l’assistenza ospedaliera hanno garantito un successo terapeutico di grande rilievo: un binomio vincente che proietta Treviso nel futuro della medicina traslazionale e di precisione. L’articolato processo assistenziale ha consentito – prosegue – di trasformare un giovane padre di famiglia, paziente oncologico non operabile a prognosi infausta in un paziente con prospettive di cura radicale e di concreta sopravvivenza.

L’ospedale hub di Treviso ha garantito la gestione ottimale di tutte le fasi assistenziali del percorso. In primo luogo sono state fondamentali la diagnostica radiologica di precisione eseguita dal dottor Morana per la individuazione di numero, sede, rapporti anatomici e risposta terapeutica delle lesioni tumorali e la diagnostica endoscopica eseguita dall’équipe del dr Benvenuti per la valutazione della risposta del tumore rettale al trattamento chemio-radioterapico. Il successivo trattamento oncologico eseguito dall’équipe del dottor Favaretto ha modificato radicalmente la storia clinica del paziente rendendolo chirurgicamente curabile dopo 6 cicli di chemioterapia mentre la radioterapia eseguita dal gruppo del dr Ferrarese ha stabilizzato la bonifica del retto. La ricostruzione tridimensionale e la definizione delle volumetrie epatiche determinate dal dr Barbisan hanno consentito l‘accurata pianificazione pre-operatoria della strategia chirurgica. La gestione intraoperatoria dell’équipe anestesiologica del dr Zanatta ha reso possibile l’ottimale superamento delle fasi più critiche dell’intervento chirurgico con particolare riferimento alla delicatissima manipolazione dei grossi vasi sanguigni senza il ricorso alla degenza in terapia intensiva. L’intervento resettivo sul fegato, in cui sono stato coadiuvato dal dr Brizzolari e dal dr Scopelliti, è stato particolarmente complesso. Ha richiesto l’utilizzo della altissima tecnologia intraoperatoria di cui dispone la sala operatoria del Ca Foncello.

Con queste premesse il decorso post-operatorio è stato lineare e in sei giorni, grazie all’ applicazione del protocollo ERAS di incentivazione del recupero post chirurgico, il paziente è stato dimesso e seguito a domicilio con la telemedicina. Ma ancora tutto questo non sarebbe stato possibile se non vi fosse stata la disponibilità sia assistenziale che umana da parte di tutto il personale infermieristico e degli operatori sanitari di sala operatoria e di reparto“.


“Un plauso all’équipe del prof Zanus e a tutti i professionisti, e sono stati davvero tanti, che hanno permesso di portare a termine con successo questo complesso intervento – il commento del direttore generale, Francesco Benazzi -. Il risultato ottenuto conferma l’importanza della sinergia tra Unità Operative. Per quanto riguarda le dotazioni tecnologiche i nostri investimenti sono continui e il passaggio in Cittadella permetterà un ulteriore salto di qualità“. 


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