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25 dicembre 2024

Montebelluna

Il Comitato chiede le dimissioni dell’Assessore regionale all’Ambiente

Il Comitato per la Tutela delle Grave di Ciano torna sulla questione delle casse di espansione sul fiume Piave - La risposta di Bottacin

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

sit-in per il Piave

CROCETTA DEL MONTELLO – Il documento firmato da molti comuni trevigiani, per chiedere alla Regione di non proseguire nell’intento di realizzare delle casse d’espansione sulle Grave del fiume Piave a Ciano del Montello, non ha sortito l’effetto sperato. La Giunta del Veneto sta portando avanti il progetto, inoltre, le recenti esternazioni dell’assessore regionale all’ambiente, Bottacin, hanno indignato il Comitato per la Tutela delle Grave di Ciano al punto di chiedergli di dimettersi da assessore.

Franco Nicoletti, presidente del Comitato per la Tutela delle Grave di Ciano, firma un lungo comunicato con il quale viene chiesto a Bottacin di rimettere la sua delega all’ambiente. “Come Comitato desideriamo fare chiarezza, citando documenti pubblici incontestabili. L’assessore Bottacin evita accuratamente di menzionare la raccomandata del Ministero dell’Ambiente del 10 gennaio 2020, in cui si invita la Regione Veneto a condurre ogni necessaria verifica volta al pieno rispetto della Direttiva Habitat. Nel marzo 2020 il Ministro dell’Ambiente invita l’Ass. Regionale all’Ambiente Ing. Bottacin ad adottare lo strumento dei Contratti di Fiume, raccomandando di garantire la valorizzazione dei territori fluviali ed assicurare il massimo coinvolgimento di comuni, associazioni e comitati.

Il Ministro Costa puntualizza che la richiesta di finanziamento per la realizzazione delle casse a Ciano è una “proposta regionale” in seguito a un Piano “predisposto dalla Regione del Veneto”, quindi non per volontà né del Ministero, né dell’Autorità di Bacino (che dipende dal Ministero stesso). La scelta di Ciano è stata infatti stabilita con il Piano delle Azioni e degli Interventi a firma del Commissario Delegato Dott. Luca Zaia, traendo la scelta dal Piano Stralcio Sicurezza Idraulica del 2009, ma invertendo la accertata priorità dei siti con “vizio di motivazione”, così come legalmente definita la voluta omissione di supporto giustificativo. Infatti Il Piano Stralcio, unico studio ufficiale approfondito e dettagliato finora prodotto, aveva individuato come miglior soluzione il sito di Ponte di Piave.

L’Ass. Bottacin, nonostante questi atti ufficiali pubblici, continua ad imputare questa decisione al Governo, facendo credere che la Regione sia mera e innocente esecutrice. Anche se per assurdo fosse così, da un Assessore Regionale all’Ambiente ci aspetteremmo fosse egli stesso a chiedere al Governo di optare verso la migliore soluzione. Dovrebbe essere il nostro portavoce e miglior alleato nella difesa dell’ambiente e non il nostro maggior oppositore. Facciamo notare anche che il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Dott. Morassut non ha scritto alla Regione bensì al Sindaco di San Donà di Piave e nella sua missiva, considerata l’urgenza di mettere in atto soluzioni risolutive rispetto all’emergenza del rischio idrogeologico del territorio, dichiara si possa fare una cassa di espansione portando avanti il contratto di fiume in parallelo, senza mai indicare che la cassa sia da realizzarsi a Ciano anziché a Ponte di Piave e neppure che si possa evitare di rispettare le Direttive Europee.

Risulta inoltre evidente che la realizzazione di una sola cassa sarà opera più che sufficiente se verrà messo in atto con efficacia lo strumento del Contratto di Fiume e saranno attuate le altre soluzioni previste dal Piano Stralcio stesso, compresa la risoluzione delle criticità del tratto Nervesa-Ponte di Piave che non necessita di interventi faraonici. Preme sottolineare che la progettazione delle casse a Ciano, per le caratteristiche dell’opera e i requisiti da rispettare, non potrà mai superare l’esame di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), a meno che non venga influenzata da forzature politiche.

Inoltre, quest’opera a differenza di Ponte di Piave, per i parametri non rispettati ed i tempi di esecuzione necessari, non potrà in alcun modo rientrare tra i progetti finanziabili con i fondi del Recovery Fund e comporterà invece l’incorrere in sanzioni europee per non aver rispettato le Direttive Ambientali. A fronte di tutte queste considerazioni troviamo incomprensibili e sconcertanti le posizioni della Regione Veneto, dell’Ass. Bottacin e dei Sindaci di Ponte e San Donà di Piave, e di questo dovranno assumersene le responsabilità qualora si verificassero esondazioni con vittime nel prossimo decennio, in quanto le casse a Ponte di Piave verrebbero realizzate in minor tempo rispetto a Ciano, riuscendo così a garantire la sicurezza dei cittadini con numerosi anni di anticipo. In questo lasso di tempo 80.000 persone vivrebbero in sicurezza. Da ciò deduciamo che la decisione di realizzare le casse a Ciano non è motivata dalla volontà di mettere in sicurezza i cittadini e il territorio bensì da altri interessi, che poco hanno a che fare con il bene della comunità.

Per quanto riguarda poi la idilliaca rappresentazione del parco del Piave che seguirebbe alla incontestabile devastazione dell’area, sentire un assessore all’ambiente esprimersi con tale noncuranza (Gazzettino 15/05/2021), proprio in prossimità della Giornata Mondiale della Biodiversità, sorvolando sul fatto che andrebbe irrimediabilmente distrutta un’area di elevatissimo pregio ambientale e di ricchissima biodiversità, protetta da Rete Natura 2000, suona davvero imbarazzante.

Nei cinque anni del suo mandato da Assessore all’Ambiente, dal 2015 al 2020, il Veneto ha consolidato tre grandi e tristi primati in tema ambientale: prima regione in Italia per cementificazione, prima regione per consumo di pesticidi e una delle regioni con il più alto inquinamento atmosferico al mondo. In qualsiasi azienda privata un amministratore con questi risultati di gestione verrebbe “dimissionato”, non certo confermato per un ulteriore quinquennio e riteniamo quantomeno opportune le sue dimissioni.

Chiediamo ai Prefetti di Treviso e Venezia, in qualità di rappresentanti del governo, presenti agli incontri tra le parti interessate intercorsi nei mesi di dicembre 2019 e febbraio 2020 - incontri a cui come Comitato ci è stato impedito di presenziare e in cui si è evitato accuratamente di presentare in modo opportuno l’alternativa - di vigilare affinché le Istituzioni perseguano la migliore soluzione da tutti i punti di vista così come definito dal Piano Stralcio del 2009, nell’interesse della sicurezza della comunità stessa, evitando sperperi di denaro pubblico, sanzioni dell’Unione Europea e la distruzione di ambienti naturali unici e irripristinabili”.

FOTO sit-in a Treviso contro la casse di laminazione proposte dalla Regione a Ciano del Montello

 


 

Di seguito la risposta di Bottacin

L’Assessore all’ambiente della Regione del Veneto, Gianpaolo Bottacin, risponde punto per punto alla nuova polemica accesa dal presidente del Comitato per la Tutela delle Grave di Ciano (Treviso), Franco Nicoletti. Ecco il testo integrale della risposta di Bottacin:

“Ho avuto modo di leggere il comunicato stampa del presidente del Comitato per la Tutela delle Grave di Ciano Franco Nicoletti e, francamente, non ne comprendo la veemenza nei miei confronti. Dopo che ilcomune di Crocetta ha avviato la causa contro la Regione e lo Stato, sarà un Tribunale a stabilire la verità. Pertanto Nicoletti dovrebbe essere sereno e invece produce un comunicato con palesi contraddizioni, inesattezze, distorsioni, omissioni che fanno tutto ma non di certo chiarezza. Anzi, le sue dichiarazioni sembrano avere la finalità unica ed esclusiva di procurare allarme in chi legge, arrivando addirittura a pesanti insinuazioni su cui inviterei il Nicoletti ad essere un po’ più cauto. Nei modi, infatti, non sono certo affermazioni finalizzate a interesse pubblico, vista la distorsione delle informazioni, che quindi non descrivono la verità dei fatti, e che in alcuni passaggi introducono pesanti e ingiustificate insinuazioni che ledono la mia reputazione anche dal punto di vista professionale, oltre che personale. Premesso che ritengo evidente che la Regione sia tenuta ad adottare procedure nel rispetto delle normative vigenti, quando il Nicoletti sostiene che il Ministro Costa mi avrebbe invitato ad adottare lo strumento dei Contratti di Fiume, omette di dire che la procedura di avvio di tale strumento è stata già adottata dalla giunta regionale su mia proposta. E questo consentirà di coinvolgere i soggetti interessati, compresi tutti i sindaci rivieraschi da Sappada a Eraclea, molti dei quali già da decenni vedono sacrificato il proprio territorio con lo scopo di garantire l’incolumità umana in base a quanto stabilito dall’Autorità di Bacino. Successivamente ricorda che il Ministro avrebbe puntualizzato che la richiesta di finanziamento per la realizzazione delle casse a Ciano sarebbe una “proposta regionale in seguito a un Piano predisposto dalla Regione del Veneto, quindi non per volontà né del Ministero, né dell’Autorità di Bacino (che dipende dal Ministero stesso).” Ma anche in questo caso omette volutamente tutta la corrispondenza successiva tra il sottoscritto e il Ministro. Corrispondenza nella quale emerge chiaramente che il citato Piano delle degli Interventi, definito in base a Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3906 del 13 novembre 2010, è stato stilato dal “Segretario Generale dell’Autorità di bacino nominato soggetto attuatore per quanto riguarda la pianificazione di azioni e interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico”. E non potrebbe essere altrimenti, visto che è proprio l’Autorità di Bacino l’organismo che ha il compito di effettuare questo tipo di pianificazione e che, come lui stesso scrive, dipende dal Ministero. Ed in questo piano, stilato dal Segretario Generale dall’Autorità di Bacino si rileva che “tra il progetto di piano (stralcio) e la sua approvazione definitiva sono trascorsi ben 10 anni” e che “in questo periodo le tecniche di ricostruzione della risposta idrologica si sono notevolmente evolute” e inoltre che “è necessario richiamare l’attenzione su alcuni nuovi elementi tecnici da prendere a riferimento in occasione della predisposizione del piano di gestione delle alluvioni di cui alla direttiva 2007/60 CE recepita con D.Lvo 23.2.2010 n. 49”. Non quindi con “vizio di motivazione”, ma in base a criteri idraulici e normativi ben precisi. E in base a questi elementi, sempre nello stesso documento si rileva che “il volume da invasare per ridurre la portata di piena al valore di 3000 mc/s risulterebbe dell’ordine di 70/80 milioni di mc.” Si palesa quindi che il solo intervento di Ponte di Piave non sarebbe sufficiente. Viene pertanto smentita anche l’affermazione del Nicoletti, che, con il massimo rispetto, non credo abbia le competenze tecniche per affermare in maniera apodittica che “risulta evidente che la realizzazione di una sola cassa sarà opera più che sufficiente se verrà messo in atto con efficacia lo strumento del Contratto di Fiume e saranno attuate le altre soluzioni previste dal Piano Stralcio stesso”. Aggiungo che a supporto del segretario generale dell’Autorità di Bacino nella pianificazione degli interventi era stato costituito un Comitato tecnico scientifico autorevoli professionisti quali ad esempio: Prof. Ing. Luigi D’Alpaos, docente di Idrodinamica dell’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima, Ambientale e Geotecnica; Prof. Ing. Marco Marani, docente di Idrologia dell’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima, Ambientale e Geotecnica; Prof. Ing. Alberto Mazzucato, docente di Geotecnica, dello IUAV di Venezia, Facoltà di Architettura. Non quindi persone improvvisate come sembrerebbe far credere il rappresentante del comitato. Il Nicoletti sostiene poi che “se anche fosse una decisione statale”, il sottoscritto avrebbe dovuto “chiedere al Governo di optare verso la migliore soluzione”. Cosa che per altro ho fatto con numerose comunicazioni inviate al Ministero, chiedendo se fosse confermata la volontà di procedere con la progettazione di questa opera come stabilito nel 2016 con decreto del Ministero stesso. E tra l’altro senza mai ricevere una risposta che rimodulasse tale contributo statale su altro intervento. Il Nicoletti afferma poi che il “Dott. Morassut non ha scritto alla Regione bensì al Sindaco di San Donà di Piave e nella sua missiva, considerata l’urgenza di mettere in atto soluzioni risolutive rispetto all’emergenza del rischio idrogeologico del territorio, dichiara si possa fare una cassa di espansione portando avanti il contratto di fiume in parallelo, senza mai indicare che la cassa sia da realizzarsi a Ciano anziché a Ponte di Piave”. Confermo che tale lettera è indirizzata al Sindaco di San Donà di Piave che però l’ha inviata anche al sottoscritto e pertanto è documento formalmente pervenuto ed acquisito dalla Regione Veneto e da cui non si può prescindere. Ma soprattutto è falso sostenere che tale documento non si riferisca all’intervento di Ciano, in quanto è una risposta a una lettera del Sindaco di San Donà in cui lo stesso si riferisce esplicitamente all’intervento di Ciano, chiedendone anche il finanziamento della realizzazione attraverso i fondi del Recovery. Non è nota quindi la motivazione dell’affermazione del Nicoletti secondo cui l’opera “non potrà in alcun modo rientrare tra i progetti finanziabili con i fondi del Recovery Fund”. Infine ritengo di gravità inaudita le insinuazioni fatte da Nicoletti quanto dice che “la progettazione delle casse a Ciano, per le caratteristiche dell’opera e i requisiti da rispettare, non potrà mai superare l’esame di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), a meno che non venga influenzata da forzature politiche”. Respingo in qualsiasi modo e con forza che ci siano state o ci possano essere “forzature politiche” nei confronti del comitato VIA. Per quanto mi riguarda non ci sono mai state né mai ci saranno, perché tale comitato è e deve essere totalmente indipendente da qualsiasi influenza politica, dovendo occuparsi solo ed esclusivamente di aspetti tecnici. Ritengo tali insinuazioni del tutto lesive nei confronti del sottoscritto e della giunta regionale e per nulla sostenute da alcuna motivazione. Esattamente come ritengo lesiva anche l’affermazione del Nicoletti secondo cui “la decisione di realizzare le casse a Ciano non è motivata dalla volontà di mettere in sicurezza i cittadini e il territorio bensì da altri interessi, che poco hanno a che fare con il bene della comunità.” Io non ho alcun altro interesse se non quello di garantire il bene della comunità ed in primis la sua incolumità. Se il Nicoletti ha motivi per affermare il contrario, lo invito a circostanziare in maniera dettagliata la cosa evidenziando quali sarebbero questi altri interessi a cui fa riferimento. In caso contrario è bene che sia ben più cauto nelle sue affermazioni pubbliche. Perché non possono essere accettate né da me né dalla giunta regionale. Incomprensibili e sconcertanti sono poi le affermazioni secondo cui “l’Ass. Bottacin e i Sindaci di Ponte e San Donà di Piave” “dovranno assumersene le responsabilità qualora si verificassero esondazioni con vittime nel prossimo decennio, in quanto le casse a Ponte di Piave verrebbero realizzate in minor tempo rispetto a Ciano, riuscendo così a garantire la sicurezza dei cittadini con numerosi anni di anticipo. In questo lasso di tempo 80.000 persone vivrebbero in sicurezza.” Dal 2016 esiste un finanziamento statale per la progettazione dell’intervento di Ciano e la posizione del Ministero è quella di procedere con questo intervento, visto che lo ha finanziato. Pertanto se dovessero esserci esondazioni qualsiasi tipo di responsabilità sarà in capo solo ed esclusivamente in capo a chi sta osteggiando e rallentando questo intervento, come ben chiarito nel corso della riunione in prefettura a Venezia. Tanto che anche l’ex sottosegretario Morassut nella sua lettera in risposta al sindaco di San Donà in merito all’opera di Ciano, specifica a chiare lettere che “qualsivoglia ritardo non sarebbe giustificabile” e che “è fuor di dubbio che occorra procedere speditamente alla definizione della progettazione per avviare il prima possibile le opere programmate”. Ho lasciato per ultimo l’aspetto relativo alla critica politica con conseguente richiesta di dimissioni. Pur evidenziando che il Nicoletti evidentemente non conosce il mio ambito di competenza, gli rinfresco rapidamente la memoria su quelli che sono i “tre grandi e tristi primati in materia ambientale” che il Veneto avrebbe conseguito dal 2015 al 2020. Per quanto riguarda il tema del consumo del suolo, è proprio nel corso del mio primo mandato (non prima) che la Regione Veneto si è dotata di una innovativa legge in questo ambito e, come facilmente comprensibile a chiunque, gli effetti di una legge si vedono nel corso degli anni, non nell’immediatezza. Tra l’altro nel rapporto sul consumo del suolo prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale si legge che “i cambiamenti (relativi al consumo di suolo) rimangono particolarmente elevati in Veneto anche se con tendenza al rallentamento”. Pertanto è lo stesso SNPA a certificare l’inversione di tendenza rispetto al passato smentendo quindi il Nicoletti. Analogamente, per quanto riguarda il consumo di pesticidi, Ispra, nel suo documento di monitoraggio dei pesticidi nelle acque, evidenzia come “la contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta”. Ma, “come già segnalato questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative nelle regioni del nord”. In sostanza si rilevano maggiori presenze al nord perché noi facciamo più controlli. Da ultimo il tema dell’inquinamento atmosferico. Ormai dovrebbe essere noto a tutti che il bacino padano è accomunato da una condizione geomorfologica, meteoclimatica e di antropizzazione che non ha eguali al mondo e che non consente un efficace ricambio dell’aria. Ciò significa che a parità di emissioni rispetto ad altre zone del mondo, da noi l’inquinante assume livelli molto più alti. Ma non certo a causa degli assessori regionali (plurale, visto che tutte le regioni del nord hanno questo problema). Si rileva comunque che negli ultimi 15 anni le concentrazioni medie dei principali inquinanti presentano tutte un trend in costante calo. I PM10 registrano un calo del 45% e gli ossidi di azoto del 50% (dati Arpav). Analogamente per quanto riguarda il numero di sforamenti dei PM10 abbiamo assistito a un costante calo, basti ricordare che nel 2003 il numero di giornate oltre al limite era superiore alle 200 (dati Arpav). Va anche evidenziato che per quanto riguarda le morti legate a patologie collegate all’inquinamento dell’aria il Veneto ha un’incidenza più bassa rispetto alla media nazionale e delle altre regioni del bacino padano. Ma soprattutto evidenzio che dal 2016 al 2020, dopo l’approvazione dell’ultimo Piano di Tutela e Risanamento dell’aria, la Regione ha investito ben 965 milioni di euro nella lotta allo smog. A riprova del fatto che i trend in calo sui principali inquinanti non derivano da situazioni casuali, ma anche da precise scelte politiche. Ciò che invece in maniera inequivocabile risulta è che negli ultimi anni, grazie all’implementazione del piano di opere di mitigazione del rischio idrogeologico e al miglioramento dei sistemi previsionali che ci pongono al top in Europa, le ultime violentissime emergenze meteo che hanno investito il Veneto hanno sortito danni molto minori rispetto a quanto sarebbe accaduto in essenza di tali attività. Cito solo a titolo di esempio l’evento di inizio dicembre 2020 che ha fatto registrare precipitazioni maggiori rispetto all’alluvione del 1966 (quando in Veneto ci furono oltre 100 morti) e a quella del 2010 (quando ci furono 32 rotture arginali e mezza Regione si allagò). Grazie a quanto messo in campo dalla Regione in termini di prevenzione e previsione, i danni sono stati decisamente inferiori sia al 1966 che al 2010. Analogamente anche per l’evento del 2018, comunemente denominato Vaia. E proprio relativamente a questo ultimo, la Regione ha ricevuto il plauso anche del Presidente della Repubblica, oltre che di autorevolissimi tecnici e accademici, tutti concordi nel riconoscere che le opere di mitigazione del rischio realizzate hanno avuto un ruolo fondamentale nel preservare l’incolumità umana. Sia quindi sereno il Nicoletti che il sottoscritto ha come unico interesse la salvaguardia dei cittadini veneti e ciò è stato ampiamente dimostrato sul campo”.

 

 

 

 

 

 


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