Corpo carbonizzato in camper, annunciò il gesto estremo
Sarebbe un'ex docente veneziana, la Procura dispone l'esame del Dna. Il commento del ministro D'Incà
BELLUNO - Sarebbe di un'ex docente veneziana, Cloe Bianco, transgender, il cadavere carbonizzato ritrovato sabato scorso in un camper incendiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina (Belluno). Secondo quanto riportano oggi i quotidiani locali, è stata la stessa Cloe a dar fuoco al veicolo, utilizzato come abitazione, allo scopo di togliersi la vita.
Lo aveva annunciato lei stessa, il 10 giugno, scrivendo un posto sul proprio blog. "Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato - si legge nel sito web - porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono.
Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto".
Cloe Bianco, che assieme al messaggio ha riprodotto le immagini del proprio testamento e delle proprie disposizioni anticipate di trattamento, aveva 50 anni ed era stata insegnante all'istituto Mattei di San Donà di Piave (Venezia). Aveva quindi cambiato mansione e infine anche diverse scuole. La procura della repubblica di Belluno ha disposto l'esame del Dna per accertare ufficialmente che si tratta di lei.
IL COMMENTO DEL MINISTRO
"Una storia terribile che impegna ognuno di noi a non voltarsi dall'altra parte e a lavorare per costruire un Paese realmente inclusivo e senza pregiudizi".
Commenta così il ministro Federico D'Incà la fine di un'ex docente veneziana, il cui cadavere carbonizzato è stato ritrovato sabato scorso in un camper incendiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina (Belluno). Sarebbe stata la stessa Cloe a dar fuoco al veicolo, utilizzato come abitazione, allo scopo di togliersi la vita.
"Una storia di sofferenza, emarginazione, diritti negati e solitudine -rileva il ministro -che nessuno è stato in grado né di capire, né di risolvere attraverso il sostegno e la comprensione di cui Cloe aveva chiaramente bisogno". L'auspicio è che "ognuno si senta libero di esprimere la propria sessualità e la propria affettività pienamente e senza alcuno stigma. Le mie condoglianze a tutte le persone - conclude D'Incà - che le volevano bene".