Educare al rispetto nei rapporti affettivi
Ogni donna che si rivolge alla rete dei servizi per chiedere aiuto e protezione può essere una vita salvata
VENEZIA - C’è un grande movimento intorno al dramma della violenza di genere, una consapevole e decisa presa di coscienza, rispetto a un tema così grave e difficile da accettare. Nonostante le molte iniziative attuate, sia a livello nazionale, che regionale e locale, i numeri indicano che in Italia c’è ancora un 33% di donne che subisce violenza.
Dare risposta in tempo alle richieste d’aiuto e, ancor meglio, contrastare in modo efficace questo flagello sociale è difficile; ci si può riuscire grazie a un’articolazione di servizi orientati e mostrando alla vittima di violenza che c’è una via d’uscita a simili situazioni proponendo, tramite una rete di attenzione e protezione, la possibilità di raggiungere il recupero personale.
Il nostro sistema si basa su strutture che offrono ospitalità e sostegno su tutto il territorio regionale: si tratta di una rete di 25 Centri AntiViolenza (CAV) e 28 Case Rifugio, a indirizzo segreto, per donne maltrattate.
La Relazione regionale 2023 veneta pone l’accento sugli incoraggianti risultati ottenuti, e sulla scelta strategica di rafforzare e rilanciare le diverse azioni nel 2024, spiega Sonia Brescacin (in foto), Presidente della Commissione Sanità e Sociale in Consiglio Regionale del Veneto. Non a caso la Regione ha aumentato i fondi specifici del bilancio per l’apertura di sportelli nelle Università, rafforzando le iniziative di comunicazione e sensibilizzazione, e quelle di formazione del personale chiamato a occuparsi di queste persone. Ogni donna in più che si rivolge alla rete dei servizi per chiedere aiuto e protezione può essere una vita salvata.
Cultura del rispetto e della parità, contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza, percorsi educativi e formativi di educazione all’affettività, sono i punti cardine del disegno di legge presentato da Sonia Brescacin.
Una proposta rivolta a tutte le generazioni: guardando al futuro, con la volontà di anticipare l’età degli interventi educativi per affrontare il problema. Se da un lato chi commette atti di violenza è principalmente un adulto, dall’altro è possibile prevenire il perpetuarsi di questo fenomeno volgendo lo sguardo alle nuove generazioni, con le quali è possibile costruire un percorso di vita diverso e migliore. Un dato che colpisce è che il 65% dei giovani ha subito violenza; dinanzi a questo numero è necessario agire con determinazione per diffondere nella società una cultura nuova, con azioni di accompagnamento ed educazione alla parità, con il riconoscimento di crediti formativi scolastici, coinvolgendo in maniera forte anche i genitori e potenziando il welfare aziendale con lo scopo di favorire la partecipazione di tutta la comunità educante.
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