"Via da qui". Carabinieri al Ceis per allontanare i migranti
La Prefettura toglie l'accoglienza ai "fautori della protesta". Ma l'ordinanza sbatte contro un muro di solidarietà
VITTORIO VENETO - Vengono da paesi, culture, mondi diversi ma, tra di loro, sono solidali. Uniti. E l'hanno dimostrato questa mattina, i migranti ospiti del Ceis di Vittorio Veneto, quando i Carabinieri sono arrivati presso la struttura di Serravalle per allontanare quattro ragazzi. Per togliere loro il diritto all'accoglienza. Per lasciarli in mezzo alla strada.
Le forze dell'ordine avevano in mano un'ordinanza emessa dalla Prefettura, che prevedeva che i responsabili della manifestazione avvenuta l'11 febbraio scorso venissero allontanati dalla struttura. Quel giorno un gruppo di ospiti del Ceis era sceso in strada, chiedendo cibo e documenti. Un'occupazione pacifica della carreggiata, durata circa mezz'ora, che però ha fatto arrabbiare un sacco di vittoriesi i quali, a causa del blocco, sono arrivati al lavoro con qualche minuto di ritardo.
Il sindaco Roberto Tonon, in seguito all'episodio, aveva "rassicurato" i cittadini che i fautori della protesta "sarebbero stati individuati e che la Prefettura si sarebbe attivata per l'allontanamento di questi".
Così (più o meno) è stato. Quel giorno 4 ragazzi (di cui uno, pare, estraneo ai fatti) hanno accondisceso alla richiesta dei Carabinieri di mostrare loro i documenti e quei quattro nomi, impressi vicino alla foto identificativa, sono stati inviati alla Prefettura.
Una parte per il tutto: la protesta era scaturita da una volontà unanime, mossa da un sentimento di malessere e disagio che accomunava quasi tutti gli ospiti del Ceis. E colpire quattro ragazzi, prenderli, abbandonarli in mezzo alla strada è sembrato ai compagni non solo un modo arbitrario di punire un gesto di ampia portata ma anche un'azione crudele nei confronti di persone che non avevano commesso alcun reato.
Per questo, stamattina, quando i Carabinieri si sono presentati al centro di accoglienza, i ragazzi hanno fatto fronte comune. Hanno costruito un muro di solidarietà, si sono battuti per difendere il diritto dei loro compagni. Il diritto a non essere puniti per azioni che non avevano commesso.
I Carabinieri, in merito, riferiscono solo che l'ordinanza non è stata eseguita e che i ragazzi "si trovano ancora presso il Ceis". Gli ospiti della struttura, con l'avvocato che li segue, sono pronti al ricorso. L'accoglienza potrebbe essere negata solo nel caso in cui i ragazzi fossero coinvolti in manifestazioni violente, ripetute, e dannose per l'ambiente.
L'11 febbraio non è successo nulla di tutto ciò. La protesta pacifica è stata un modo come un altro per farsi sentire, per far capire ai cittadini la propria sofferenza, per comunicare con chi pare non voglia ascoltare. Una maniera per rompere quel muro di indifferenza dietro cui i ragazzi, da quasi un anno, sono costretti a vivere.