Disabilità e scuole: dal 1977 non è cambiato nulla
Il calvario, tra incombenze e incognite, a cui sono costrette le famiglie che hanno un figlio disabile
ITALIA - Incombe la DaD, e un tantino di terrore già serpeggia. Perché è stata una scalata, faticosa e impervia per studenti, famiglie, docenti. Alle prese con la concentrazione di fronte a uno schermo, la postura sempre quella, i collegamenti a orari strani, connessione sì connessione no, le verifiche in piattaforma. E chi più ne ha più ne metta. Una gran fatica. C’è però chi ne ha fatta di più. Anzi, più ancora di sempre: perché connettersi non riusciva, vedere l’insegnante non poteva, avere quel qualcuno al suo fianco era proibito. Sì: la scuola da casa, per un disabile, è stata più dura assai. Troppo poco o quasi nulla si sa sulla disabilità dentro un sistema scolastico. Ché non basta rispondere: “sostegno”.
C’è invece un mondo tutto da conoscere. Vogliamo provare ad esplorarlo, passo passo; da gennaio, quando per la iscrizione al nuovo anno la famiglia dell’alunno disabile deve avvalersi della legge 104 e allora parte l’iter; e quindi la richiesta: all’Ufficio scolastico regionale di insegnante per sostegno e di strumenti in dotazione; all’ulss di un operatore sociosanitario (oss), che non è però il profilo adeguato all’apprendimento e all’istruzione. A settembre inizia l’anno: appena nominato (se non è già di ruolo) il docente di sostegno, con i colleghi del Consiglio di classe, identifica i bisogni educativi speciali dell’alunno e costruisce insieme alla famiglia e al medico il piano educativo individualizzato dell’alunno (il Pei).
Ai soli docenti, invece, la decisione sul metodo didattico da applicare e sugli strumenti da adottare. Perché il disabile non è l’alunno del docente di sostegno né il docente di sostegno è l’esclusivo docente del disabile. Una presa in “carico” dell’alunno con disabilità da parte di tutto il corpo docente permette di raggiungere sul serio risultati sorprendenti. Ma non basta il lavoro di squadra a favore dello studente con handicap e inserito in una classe comune (grazie alla legge del 4 agosto 1977 n° 517). A ogni tipo necessariamente diverso di bisogno, dopo quarant’anni di tentata inclusione, dovrebbe essere fornita una risposta specifica. Invece si preferisce non far capire e non voler capire. Ed è cosi che a fine 2020 si discute ancora dei problemi dei disabili che a scuola andavano nel 1977. Un tagliando di revisione alle norme sulla disabilità nel sistema scolastico andrebbe assolutamente fatto.