ELEZIONI, MANIFESTI LEGHISTI FUORI POSTO
Arrivano le prime affissioni abusive di Zaia: multe già condonate grazie al decreto “milleproroghe”.
| Laura Tuveri |
Treviso - “Puntuali come all’inizio di ogni campagna elettorale arrivano le affissioni abusive dei leghisti”. Lo denuncia Luigi Calesso di Un’altra Treviso che definisce questa una “pessima abitudine dei “padani” che questa volta vede protagonista questa volta il candidato a governatore del centrodestra Luca Zaia la cui propaganda è apparsa sul retro dei cartelli stradali.
Qui alleghiamo la foto di quello alla fine del cavalcavia di San Giuseppe. “Rimangono valide le considerazioni di sempre, quella sulla scorrettezza dei leghisti che – afferma Calesso - più che “paroni a casa loro” si considerano “proprietari del territorio”, comprese le installazioni pubbliche e quella sulla pericolosità di questo tipo di adesivi o manifesti lungo le strade, perché possono distrarre gli automobilisti”.
Calesso dice che questa volta al danno si aggiunge la beffa in quanto per queste affissioni abusive non verrà pagata alcuna multa perché nell’ambito dell’approvazione del decreto “mille proroghe” è passata la norma che estende fino al 31 marzo il “condono” sulle affissioni abusive elettorali. “In sostanza, invece che pagare 250 euro per ciascun cartellone abusivo, i partiti se la caveranno pagando 1.000 per ciascuna delle province in cui saranno registrate affissioni fuori dagli spazi previsti (i tabelloni installati dai comuni).
Per la modica cifra di 7 mila euro, quindi, sarà possibile riempire muri, cartelli stradali, recinzioni di tutto il Veneto e la cosa riguarda soprattutto i leghisti che, come è noto, sono specialisti dell’affissione selvaggia”. Ergo – afferma l’attivista di Un’altra Treviso – “sarà quindi possibile condurre una campagna elettorale scorretta e imbrattare di migliaia e migliaia di "faccioni" di Zaia il panorama di città e campagne senza rischiare di dover pagare 250 € per ogni manifesto abusivo.
Ancora una volata la “casta” ha pensato a salvaguardare se stessa (addirittura prima di commettere l’atto oggetto di sanzione) mentre non c’è stato verso di mantenere nello stesso decreto “milleproroghe” le misure che interessano milioni di cittadini, a cominciare da quella che favoriva una immediata restituzione dell’Iva pagata sulla tariffa rifiuti e non dovuta ai sensi di una recente sentenza della Corte Costituzionale.“Roma ladrona” o “Padania furbona”?” Si chiede Calesso.