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06 febbraio 2025

Cronaca

Gettò la compagna da un ponte perché non voleva abortire: ergastolo al pugile Félix Verdejo Sánchez

L’atleta aveva preso parte alle Olimpiadi del 2012

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Félix Verdejo Sánchez

PORTO RICO - Nel cuore di Porto Rico, venerdì è stata pronunciata una sentenza che ha scosso la comunità, condannando l'ex pugile olimpico Félix Verdejo Sánchez a due ergastoli. La sua colpa: aver rapito e privato della vita la sua fidanzata incinta, Keishla Rodríguez Ortiz, due anni fa. I fatti emersi durante il processo sono agghiaccianti, rivelando una trama di manipolazione e violenza. Un amico di Verdejo, Luis Antonio Cádiz, anch'esso coinvolto nel caso, ha testimoniato che l'ex pugile aveva esercitato pressioni su Keishla affinché abortisse prima di compiere il gesto estremo. Nel tragico 29 aprile 2021, Verdejo attirò Keishla nella sua auto, le inflisse un pugno e le iniettò una sostanza tossica.

La scena del crimine si spostò su un ponte trafficato, il Teodoro Moscoso, dove legarono gli arti di Keishla a un blocco di cemento prima di gettarla nella laguna San José, in pieno giorno. Le circostanze macabre della morte furono rese note quando Luis chiamò anonimamente i servizi di emergenza, indicando la posizione del corpo. L'autopsia svelò la presenza di fentanil e xilazina, un sedativo per animali, nel sistema di Keishla al momento del decesso. Il giudice federale ha emesso la condanna dopo le toccanti testimonianze della famiglia di Keishla. Félix Verdejo Sánchez, già dichiarato colpevole a luglio di sequestro di persona con esito mortale e di aver causato la morte di un bambino non ancora nato, ora affronta la dura realtà di due ergastoli.

Nonostante la sentenza, l'avvocato di Verdejo ha annunciato l'intenzione di appellarsi. Questa mossa, sebbene comune nel sistema legale, suscita domande sulla sincerità dell'ex pugile nel confrontarsi con le conseguenze dei suoi atti. Il procuratore degli Stati Uniti per il distretto di Porto Rico, W. Stephen Muldrow, ha commentato che l'imputato mantiene un "atteggiamento impenitente," sottolineando che il Dipartimento di Giustizia perseguirà chiunque si comporti in modo simile "nella misura massima consentita dalla legge." Questa tragica storia non solo evidenzia la brutalità di un crimine orribile, ma solleva anche questioni più ampie sulla violenza di genere e sulle minacce alla vita delle donne incinte. La sentenza invia un messaggio chiaro sulla serietà di tali reati e sulla determinazione del sistema giudiziario di assicurare giustizia. La comunità ora riflette su come prevenire futuri atti di violenza simili, promuovendo la consapevolezza e sostenendo coloro che hanno subito abusi.



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