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22 dicembre 2024

Treviso

GIUDICI IN CAMERA DI CONSIGLIO: TRA POCO LA SENTENZA

L'accusa ha chiesto l'ergastolo. Assoluzione o omicidio colposo per la difesa

| Milvana Citter |

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GIUDICI IN CAMERA DI CONSIGLIO: TRA POCO LA SENTENZA

TREVISO – Alle 21 di questa sera, dopo oltre 9 ore di udienza, i giudici della Corte d'Assise si sono ritirati in camera di consiglio per deliberare la sentenza del processo a carico di Simone Moreira. L'accusa ha chiesto l'ergastolo per la 24enne brasiliana. Per la difesa Simone va assolta o condannata per omicidio colposo.

Giuliana una vittima innocente sacrificata all’altare dell’odio dalla madre alla quale non va riconosciuta nessuna attenuante. Per questo vi chiedo di condannarla all’ergastolo”. Si è conclusa così la requisitoria del pubblico ministero Antonio Miggiani nell’ultima udienza del processo a carico di Simone Moreira, la 24enne brasiliana accusata dell’omicidio volontario aggravato della figlioletta Giuliana Favaro di appena 2 anni e mezzo. Il processo ancora in corso prevede ora le conclusioni degli avvocati di parte civile Luigi Fadalti e Antonia Boccato. A prendere la parola per ultimi saranno gli avvocati della difesa Antonio Forza e Alvise Tommaseo Ponzetta. Attesa per la sentenza. Ad assistere alle requisitorie, come a tutte le udienze del processo, Michele Favaro il papaà della piccola morta annegata nelle acque del monticano la notte tra il 2 e il 3 settembre 2009. Assente invece l’imputata Simone Moreira.

SIMONE MODERNA MEDEA

“Simone una moderna Medea, madre snaturata che odia a tal punto il padre di sua figlia da sacrificarla”, questo uno dei passaggi della requisitoria durata quasi tre ore, del pubblico ministero. Secondo Miggiani Simone ha ucciso Giuliana “La bambina è passata dalle braccia della madre all’acqua del fiume senza soluzione di continuità”. Un omicidio non premeditato ma scaturito dall’occasione che le si è presentata la notte del 2 settembre quando, arrivata in Piazza Rizzo ad Oderzo, l’ha trovata completamente immersa nel buio a causa di un black out che quella sera si è verificato nella zona. “Il black out è stata la scintilla che ha scatenato i propositi omicidi di Simone che voleva vendicarsi di Michele Favaro”.

IL MOVENTE

A spingere Simone a uccidere la figlia è stato l’odio verso l’ex compagno sul quale aveva perso il controllo: “Durante il loro rapporto e anche dopo la rottura la Moreira ha usato la bambina come uno strumento di ricatto nei confronti di Favaro che, proprio nei giorni precedenti alla tragedia, aveva fatto capire alla donna che non aveva più intenzione di sottostare alle sue continue richieste – ha spiegato il pubblico ministero -. Moreira non riceveva più soldi da lui, e doveva restituirgli l’auto che lui le aveva dato”. Secondo l’accsa il movente va quindi cercato nella “negativa e deviata personalità della 24enne che è sana di mente ma è una caratteriale che reagisce se la sua narcisività viene minacciata. Per questo, quando si è accorta che in Piazza Rizzo era tutto bui, ha deciso di agire certa di non essere vista da nessuno”.

UN PROCESSO BASATO SULLA PROVA LOGICA

Il processo a carico di Simone Moreira, lo ha ricordato il pubblico ministero, è un processo indiziario. Né le indagini né il dibattimento hanno fatto emergere prove certe della colpevolezza della donna. Ma l’accusa non ha dubbi, il delitto non è inquadrabile come omicidio colposo ma come omicidio volontario: “Il nostro ordinamento prevede il processo basato su prove logiche e le indagini prima e il dibattimento poi hanno dimostrato che queste prove logiche sono basate su dati di fatto”. Tra i dati certi citati dal magistrato il comportamento della donna prima di arrivare in Piazza Rizzo quando viene ripresa dalle telecamere di videosorveglianza di una banca con la figlia in braccio: “La donna ha un’espressione di concitazione che mi ha ricordato un altro caso di omicidio, quello di Elisabetta Leder e della figlioletta Arianna sgozzate da Fahd Boiuchiu”. L’odio della donna per Michele Favaro. L’orario della morte compatibile con la ricostruzione . Le dichiarazioni false dell’imputata che ha tentato anche un depistaggio: “Non ha chiamato subito i carabinieri e quando l’amica l’ha accompagnata alla tenenza di Oderzo ha finto di suonare il campanello”. La volontà punitiva nei confronti dell’ex compagno e la strana elaborazione del lutto dimostrata dall’imputata.

LA RICHIESTA DELL'ACCUSA

“Non è ammissibile che una bimba colpevole solo di essere indifesa, venga sacrificata dalla madre sull’altare dell’odio. Per questo devo chiedervi una dura condanna – ha concluso il pm – anche perché non ci sono attenuanti nel suo comportamento. Michele Favaro ha offerto a Simone la possibilità di una nuova vita ma da subito si è comportata male rovinando tutto. Simone poteva scegliere di lasciare la bambina al padre ma ha fatto la scelta peggiore. E poi le modalità dell’omicidio che non sono orribili, ma orribile è la fine di Giuliana che ha fatto una morte atroce. Vi chiedo quindi la condanna all’ergastolo”.

 

GLI AVVOCATI DI PARTE CIVILE ALLA GIURIA: NON LASCIATE IMPUNITA UN’ASSASSINA

“Potete e dovete avere pietà della vittima, non potete e non dovete avere pietà di un’assassina”. Questo il monito che l’avvocato di parte civile Luigi Fadalti ha rivolto ai giudici della corte d’Assise, rivolgendosi personalmente ad ognuno di loro chiamandoli per nome.
Il legale, che insieme alla collega Antonio Boccato rappresenta nel procedimento Annamaria Francescotto, la nonna della piccola Giuliana e Michele Favaro, ha chiesto che Simone Moreira sia condannata per l’omicidio volontario della figlia presentando anche una richiesta di risarcimento di 600 mila euro – 400 mila euro per il padre Michele e 200 mila euro per la nonna.

Conclusioni sofferte quelle dei due avvocati di parti civile, con lo stesso Fadalti che si è dovuto fermare vinto dalla commozione: “Stiamo parlando di una madre assassina ne siamo certi. Che con il suo gesto ha tolto ad una bambina la possibilità di crescere, ad un padre la possibilità di vederla crescere. Tra poco è Natale – ha proseguito il legale -, pensiamo a quanti Natali questa bambina non ha potuto vivere”. Anche per i legali di parte civile non ci sono dubbi sulla colpevolezza della 24enne: “Le dichiarazioni di Simone Moreira sono una sequela infinita di menzogne. Una bambina che da sola cammina al buio, scalza e cade in acqua senza nessuna ferita è pura fantascienza. Questo è un omicidio, anche perché manca un’alternativa valida alla tesi dell’omicidio”.


L’AVVOCATO PONZETTA: ASSOLUZIONE O CONDANNA PER OMICIDIO COLPOSO


“Simone Moreira è una madre superficiale e distratta ma questo non significa che sia cattiva e che abbia ucciso sua figlia” ha spiegato uno dei due avvocati di Simone, Alvise Tommaseo Ponzetta che la conosce dal 2008 quando l’ha seguita nel procedimento di affidamento della figlia. “Una persona dolce e tranquilla che non si è mai lasciata andare ad atteggiamenti irosi o che potessero indurre preoccupazione per l’incolumità della figlia. Una donna che ha sempre negato di aver fatto del male alla bambina, io stesso avrei rinunciato alla difesa se avessi saputo che si era macchiata di questo crimine. Simone ha sempre fornito la stessa versione, dai primi istanti dopo la scomparsa della figlia al momento in cui è stata arrestata”.
L’avvocato ha ammesso le responsabilità dell’imputata in merito alla scarsa attenzione che riservava alla figlia e ai suoi comportamenti: “Era una madre menefreghista, era una prostituta, era una bevitrice? Tutti elementi irrilevanti rispetto all’accusa per la quale la state giudicando”. Una donna da assolvere, secondo Ponzetta: “Nel dubbio non dovete condannare una persona, meglio un colpevole fuori che un innocente dentro. Per questo vi chiedo l’assoluzione per non aver commesso il fatto o in subordine una condanna ad una pena di due anni per omicidio colposo”.

 


| modificato il:

Milvana Citter

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