Giulia, da Vittorio Veneto a Kiev: “Sono bloccata tra i bombardamenti”
La ragazza, in Ucraina per lavoro, è chiusa in un hotel, in attesa
KIEV - “Stanotte hanno bombardato qui vicino, fuori c’è il delirio”. Giulia Bissacco, 32enne che fino a pochi anni fa ha vissuto tra Fregona e Vittorio Veneto, in questo momento è a Kiev. E’ arrivata in Ucraina poche settimane fa per lavoro e ora si trova chiusa in un hotel in centro città dove, in caso di necessità, la può ospitare un bunker sotterraneo. Le bombe, dalle camere dell’albergo, si sono distintamente sentite stanotte, mentre Giulia dormiva. “Io non ho avvertito nulla, ma i miei colleghi sono stati svegliati dal fragore delle bombe, vicinissime - racconta la ragazza, stanca dopo due giorni dall’inizio dell’incubo.
“Giovedì mattina - ricorda - mi sono svegliata e preparata per andare al lavoro, come al solito. Sono scesa di casa e fuori dalla porta del condominio era pieno di militari, armati. Stavano scavando per creare delle barriere. Dove vivo, in periferia a Kiev, c’è una base militare. Ho aspettato un taxi, come ogni mattina, ma non è mai arrivato. In metro c’era il caos: gente accampata, famiglie, bambini, sacchi a pelo. A una fermata un controllore ci ha fatti scendere in fretta, dicendo di uscire, di andare via. Così quel giorno ho camminato per chilometri, tra i militari, le armi, le sirene, le persone cariche di valigie, le code di auto che volevano lasciare la città”.
Giulia ha liberato l’appartamento dove viveva. “Il capo della società per cui lavoro ci ha detto di andare a prendere le nostre cose a casa, che saremo stati tutti nello stesso hotel, in centro. Per stare insieme, uniti, in questo momento. Per andarcene insieme, noi italiani, quando possibile. Stamattina due colleghi sono partiti: hanno provato a prendere un treno per raggiungere la Polonia. Mi sono chiesta fino all’ultimo, se fosse il caso di andare con loro, e ora credo che avrei fatto meglio a seguirli”. “Il fatto è - continua Giulia - che continuano a dirci di stare dentro, di non uscire, che l’albergo è sicuro e fuori è un’incognita. Mi hanno raccontato che alla stazione dei treni qui vicino ieri sparavano in aria per riportare la calma. I voli sono sospesi e per chi non ha l’auto il treno è l’unico mezzo per superare il confine. In questo momento i convogli sono sovraffollati, le stazioni luoghi pericolosi”.
Giulia si trova in un limbo, come tutti gli Italiani in Ucraina. Non sa che fare, aspetta direttive. “La guerra era stata annunciata, temuta - ammette Giulia - ma qui sembrava che nessuno ci credesse sul serio. D’altra parte, nessuno vuole credere a una cosa del genere, anche se è alle porte”.
OT