Giulia, il ministro Nordio ai ragazzi del Canova: “Occhio ai reati spia”
L’incontro questa mattina nel liceo trevigiano
TREVISO - Di Giuila Cecchettin ha parlato questa mattina, con gli studenti dell’ultimo anno del liceo classico “Canova” di Treviso, il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Prendendo le mosse dal filosofo Immanuel Kant e dalla seconda formula del suo imperativo categorico: “Agisci in modo da considerare l’umanità, nella tua persona e nella persona di goni altro, sempre come fine e mai come mezzo”. In altre parole, epiloghi tragici come quello di Giulia possono essere scongiurati se finalmente la si smettesse di trattare gli altri come mezzi per il proprio interesse. A preoccupare il Guardasigilli è oggi l’indifferenza verso i valori.
“Mentre dall’aggressione ai valori ci si può difendere, contrapponendosi, l’indifferenza porta all’incapacità di comprendere la distinzione tra il bene e il male”. Per questo è necessario ripartire dall’informazione intesa come educazione. “Centrale rimane il ruolo della famiglia, dove si imparano i valori”. Anche se forse, visto l’aumento esponenziale dei casi di violenza, è urgente pensare a una sorta di alfabetizzazione emotivo-affettiva. “Si può fare una legge, può servire ma non illudiamoci che sia sufficiente. Occorre prevedere tutta la parte operativa”.
Tradotto: fondi per la formazione dei docenti che non possiedono una formazione specifica; sostegno alle famiglie per consulenze e percorsi. Ma a questo, in realtà, dovrebbe pensare il Governo. E che il ministro della Giustizia sia d’accordo è già un buon viatico. Ritornando poi a quella che è stata per molti anni la sa professione – quella di magistrato – Nordio ha spiegato agli allievi del “Canova” (liceo dove pure lui si è diplomato nel 1965) che cosa sono i cosiddetti “reati-spia” e perché non debbano essere sottovalutati: sms compulsivi, stalking, richieste reiterate di informazioni, stazionamento nei pressi delle abitazioni altrui. “Dietro certi atteggiamenti si cela un reato che dovrebbe allarmare” – ha assicurato il ministro. Quanto alla pena da scontare per il reato, al ministro della Giustizia è stato chiesto cosa pensi dell’ergastolo per i casi più gravi: “L’ergastolo in Italia è come l’inferno per i teologi: esiste ma è vuoto. Se ci si comporta bene il “fine pena mai” viene meno”. E si ritorna da dove tutto ha il suo inizio: la famiglia e la trasmissione del significato di bene e di male.
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