Intelligenza artifiale: vive e lotta insieme a noi ma guai a lasciarla sola
Tavola rotonda a Treviso promossa dagli ex allievi del liceo "Canova", con Massimo Cacciari, il sindacalista Marco Bentivogli e il vescovo Tomasi:"L'algoritmo non asciuga le lacrime"
TREVISO - Meglio con o meglio senza Intelligenza artificiale? Opportunità o rischio, fidarsi o non fidarsi? Questione da dilemma amletico. Intanto il dibattito si fa serrato, sul piano scientifico ma anche su quelli dell’etica filosofica e della politica. A Treviso se n’è parlato ieri, in Ca’ dei Carraresi: l’associazione ex allievi del liceo “Canova” guidata dal presidente di Fondazione Cassamarca, il prof Luigi Garofalo e la dirigente scolastica, prof.ssa Mariarita Ventura, hanno invitato a una tavola rotonda, tra giuristi e informatici, il filosofo e politico (Massimo Cacciari), il teologo (Michele Tomasi, vescovo di Treviso), il sindacalista (Marco Bentivogli, Cisl).
Sul futuro in compagnia dell’Intelligenza artificiale, Cacciari non ha dubbi: “Massimo pericolo, massima opportunità, perché cresce la possibilità di salvezza”. Ma a una condizione: che vi sia una direzione e una guida, politica e culturale. E su questo i dubbi fioccano. Non basta, se a mancare è pure l’etica: “Vanno individuate e comprese le conseguenze etiche e giuridiche che derivano dall’introduzione dell’Intelligenza artificiale: se la macchina pensa quale sarà il criterio di imputazione della responsabilità?” Eppure è un successo straordinario della mente averne creato di analoghe a sé, nonostante il rischio di rendere completamente superfluo l’uomo in molti settori di attività.
Che Marco Bentivogli ha ben presente: “Sul lavoro si registreranno tre ripercussioni; la generazione di nuove professioni e la sostituzione di altre ma – più interessante, un supporto incredibile ai lavori esistenti”. I due terzi delle professioni cambieranno. C’è bisogno allora di una politica pubblica (la guida evocata da Cacciari) per non marginalizzare chi non possiederà le competenze e i supporti tecnologici adeguati. “Ci avviamo verso una nuova polarizzazione tra chi partecipa all’innovazione e chi ne resta escluso”.
Se ne può ricavare un bene – è il pensiero del vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi – se l’Intelligenza artificiale, come tutte le scoperte, viene messa a disposizione di tutti, proteggendosi da possibili rischi. “Mi preoccupa l’aspetto del controllo sui cittadini e sulle loro scelte, dai consumi al voto. E poi c’è la questione delle libertà e della veridicità dell’informazione: come distinguere il prodotto dell’uomo da quello dell’Intelligenza artificiale? Abbiamo bisogno di una intelligenza umana. Soprattutto di una sensibilità umana: l’algoritmo non potrà asciugare una lacrima. Che vuol dire prenderci cura dell’altro, coltivare la sapienza del cuore umano”.