Introvabile e caro, nella Marca è corsa al pellet: “Dai 4 euro a sacco dello scorso anno ora si paga 10 euro”
“Ricevo circa quaranta telefonate al giorno di clienti che mi chiedono se abbiamo pellet, mi hanno telefonato addirittura dalla Sardegna"
| Isabella Loschi |
TREVISO - Pellet esaurito o disponibile a prezzi folli. Nelle ultime settimane è partita la corsa ad accaparrarsi i sacchi di pellet, ormai rari e preziosi, per non dover trascorrere l’inverno al freddo. Tanti, infatti, sono i trevigiani che per risparmiare sulle bollette dell’energia, gasolio e metano, hanno deciso di investire in fonti alternative come legna e pellet, installando in casa una stufa o impianti a pellet, ignari dei risvolti negativi, in termini di approvvigionamento e di costo, che avrebbe avuto in questi mesi il combustibile naturale.
“La situazione è drammatica - riferiscono dal punto vendita del Consorzio Agrario di Preganziol - . Oramai c’è scarsità di prodotto da diverse settimane. Se lo scorso anno da giugno a settembre ci arrivavano camion con bancali di pellet ogni settimana, quest’anno da giugno ci è arrivato un camion e mezzo di pellet. Da luglio non ci hanno più consegnato il combustibile”.
“Ricevo circa quaranta telefonate al giorno di clienti che mi chiedono se abbiamo pellet, mi hanno telefonato addirittura dalla Sardegna, la situazione è disastrosa in tutta Italia - riferisce Alberto Brugnaro titolare della Brugnaro Sas di Treviso. “Ma non posso prendere prenotazioni perché non sappiamo nemmeno se ci arriverà altro combustibile”.
Al problema della carenza di materiale si aggiunge il costo, triplicato. Oggi, secondo quando confermato dai fornitori trevigiani, il prezzo medio di un sacco di pellet da 15 chili è di circa 10 euro, contro i 4,05 euro dello scorso anno. E ora il prezzo del pellet più pregiato è arrivato anche a 13 euro al sacco. “A queste cifre si trova - aggiunge Brugnaro - e vista la carenza ci sarebbe anche qualcuno disposto ad acquistarlo: penso a chi ha appena installato in casa un impianto a pellet ed ha solo questo metodo per riscaldarsi”. “Ai clienti cosa dico? Se lo trovate, acquistatelo, non aspettate ancora”.
Ma perché il prodotto non si trova? Il motivo della carenza arriva dai paesi produttori che hanno chiuso le frontiere per l’esportazione e l’Italia, paese importatore, è rimasta a secco. “Bosnia e Serbia hanno deciso di chiudere le frontiere e di concentrare la produzione di legno solo per il fabbisogno interno”, spiega Giorgio Polegato, presidente del Consorzio Agrario Treviso Belluno. “La richiesta è alta, complice il caro energia, ma chi si muove oggi è già in ritardo. Fortunatamente noi come Consorzio Agrario, avevamo già fatto ordini di grossi quantitativi in tempi non sospetti”. Per Polegato la situazione da qui all’inverno non migliorerà in termini di prezzo, anzi: “Non credo le cose possano migliorare da qui a un paio di mesi. L’invito alle famiglie è di rifornisi il prima possibile, almeno per l’80% del fabbisogno, per non rischiare di rimanere al freddo quest’inverno”.