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17 luglio 2024

Vittorio Veneto

"Io accuso il panevìn"

Il falò oltre che inquinante è politicamente scorretto. Il recupero dell’identità non è brusar la vecia

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

VITTORIO VENETO - Il primo comandamento, quando si discute sul che fare contro inquinamento e riscaldamento climatico dice che tutti dobbiamo contribuire a contrastarli con comportamenti ecocompatibili, evitando di sprecare e sporcare più del necessario. Bello a dirsi ma quando si tratta di fare qualche rinuncia, fosse anche del puro superfluo, gli alibi non mancano per chi non voglia adeguarsi al precetto. Così, esempio del giorno, anche quest’anno una parte minoritaria ma convinta della popolazione s’avvia al fumante raduno del panevìn.

E, con quanto di pernicioso contiene, quel fumo vengono costretti ad inalarlo tutti. Questo accade in regioni che già pagano pesante pegno sociosanitario per una qualità dell’aria tra le meno respirabili del mondo. Domanda: ha ancora senso fare queste centinaia di panevìn, talora tiràdi su co’ e grù? Gli estimatori dicono che servono a salvàr ‘a tradisiòn e ‘a nostra identità. A parte che riconoscere ad un rogo di ramaglie la capacità di rappresentare l’identità d’un popolo pare un po’ riduttivo, se non imbarazzante, di che tradizione stiamo parlando?

Questi falò derivano da ancestrali riti terricoli; esorcismi per scongiurare la morte del sole, per risvegliare la natura morsa dal gelo invernale. Dopo Cristo l’appartenenza del falò al mondo rurale resta dominante ma sul tralcio pagano s’innesta la nuova religione con l’Epifania del Cristo ai Re orientali (i pali che sostengono il falò erano tre, come i Magi). E la Vecia da brusàr, che i nostri contadini issavano in cima alla pira? Politicamente scorretta, oggi, viste le battaglie, e le tragedie, di genere. Ma l’intero rituale rappresentato nel mondo rurale ed improntato a un vivere ormai ignoto alla gente non è più quello d’allora. Ciò che resta si può dunque definire “tradizione”? Si onora la tradizione coltivando giorno per giorno le proprie radici culturali con coerenza e buone pratiche; non parrebbe a questo fine indispensabile accendere dei roghi.


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