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30 dicembre 2024

Treviso

Io, mamma e infermiera in prima linea

La testimonianza di un’operatrice sanitaria, che coniuga emergenza professionale e domestica

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Io, mamma e infermiera in prima linea

TREVISO - Fa l’infermiera da 30 anni, all’interno di uno dei nosocomi dell’Ulss2. Dapprima aveva accettato di veicolare la testimonianza col suo nome, col suo volto. Poi ha preferito mantenere l’anonimato. Soprattutto per rispetto verso i colleghi, impegnati in quei reparti dove l’emergenza in questi giorni è diventata una battaglia costante contro il tempo, le risorse che cominciano a scarseggiare, le energie che vengono meno.

 

“Lavoro in una sezione - spiega l’operatrice sanitaria - dove si interviene in urgenza ma in modo meno pressante rispetto ad altri reparti dove i colleghi sono davvero in prima linea, dove in questo momento si trovano un carico di lavoro che è arduo sostenere. Operare infatti per interi turni con mascherina, occhiali, cuffia, camice, calzari è fisicamente difficile: dopo dieci minuti il sudore comincia a grondare e procrastini la pausa, il bisogno di andare in bagno perché sai che ogni volta che ti spogli devi avere un collega che ti controlla affinché i tuoi movimenti non rischino di contaminare ciò che indossi. La tensione è altissima, anche perché si protrae nel tempo come non è mai avvenuto e, anche se l’azienda si è organizzata benissimo, gli operatori devono ottimizzare le risorse, come le mascherine che iniziano a scarseggiare”.

 

Mentre racconta la criticità di ritmi e condizioni di lavoro che giorno per giorno si fanno più pesanti, l’infermiera evidenzia le difficoltà emotive a cui sono soggetti medici e operatori dell’ospedale. “Non lasciateci soli, scrivono nei messaggi che sembrano biglietti nelle ampolle sterili dei reparti ospedalieri: fateci sentire la vostra presenza, il vostro sostegno anche solo con un emoticon, un cuoricino”. Perché la fatica fisica si vince anche con l’affetto, la solidarietà. “La preoccupazione - aggiunge la nostra infermiera - non ci abbandona nemmeno quando stacchiamo. A casa ci portiamo il timore del contagio, di poter fare ammalare i familiari, i nostri cari. A casa ho due figli, entrambi con sindromi che richiedono attenzioni costanti. Due figli che a scuola vengono seguiti da docenti di sostegno che li aiutano a concentrarsi, a partecipare alle attività in modo positivo. Ora sono a casa, e quando torno sfinita dal lavoro è anche a loro che devo dedicarmi. Più di prima. Per fortuna la ‘buona scuola’ esiste, e gli insegnanti anche se a distanza sono presenti, sono in collegamento costante coi ragazzi. Ma la situazione resta ugualmente difficile da gestire: io non sono un’informatica, e ho un rapporto essenziale col computer: faccio prima a mettere una flebo che a mandare una mail, perciò seguo i miei figli come posso, imparando con loro una dinamica educativa che è di fatto un esperimento”.

 

In tutto questo a dare forza rimane quindi lo spirito di amicizia, di aiuto, il sentirsi connessi nel cuore. “Faccio parte della sezione coneglianese dell’associazione Zuppa di Sasso, che in Veneto con ta 250 famiglie. Per tanti anni mi sono occupata di disabilità, formazione, normative burocratiche per aiutare genitori e ragazzi soprattutto Adhd, cioè con iperattività e deficit di concentrazione. Ora ciò che mi dà forza è quello che ricevo: un messaggio che mi chiede “E tu come stai?” illumina la mia giornata, la mia strada. Non si sa quando in fondo al tunnel apparirà la luce che segna la fine dell’epidemia. Ma tante piccole luci questo tunnel lo illuminano già ora: ognuno di noi ha una fiammella da accendere: per se stessi e per gli altri”. Un’ultima domanda: Oggi medici e operatori sanitari agli occhi delle persone vengono visti come degli eroi, perché finalmente viene loro riconosciuto quel ruolo fondamentale per il benessere e la vita che in realtà hanno sempre avuto. Tu ti senti un’eroina? “Un’eroina no...in difficoltà sì, e per questo cerco di fare il possibile perché tutto funzioni al meglio aiutando anche le altre famiglie in difficoltà come la mia”. Intanto proprio oggi gli operatori sanitari dei diversi ospedali sono stati tutti sottoposti a tampone. L’esito nei prossimi giorni.

 



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Emanuela Da Ros

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