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03 febbraio 2025

Oderzo Motta

Le opere salvano il Veneto, fiumi sorvegliati speciali: "Il bacino di Portobuffolè, Mansuè e Meduna sarebbe fondamentale"

Aperti bacini di laminazione Vicenza creati dopo alluvione 2010. Ora si guarda al 'Pra de Gai'

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Le opere salvano il Veneto, fiumi sorvegliati speciali:

Meduna di Livenza (foto d'archivio)

MANSUE' - Come il Mose ha bloccato le alte maree in laguna, altre colossali opere idrauliche, i bacini di laminazione, hanno protetto questa volta il Veneto dal rischio di esondazione dei fiumi. Una scelta strategica, che nelle ultime 48 ore ha mostrato risultati concreti, evitando il copione disastroso di vittime e danni legati al maltempo. A fare la differenza sono stati i bacini di laminazione attivati nella regione per contrastare una massa d'acqua caduta dal cielo che nell'area della Pedemontana, la più colpita, ha raggiunto picchi di 178 millimetri in 24 ore. I modelli previsionali creati dalla Regione hanno fatto attivare il 'piano Marshall', per usare le parole del presidente Luca Zaia, varato a partire dal 2010, dopo la grande alluvione che sconvolse Vicenza, con un investimento di 2 miliardi di euro che prevedeva la creazione di 23 bacini di laminazione, 13 dei quali già attivi.

"Il dissesto idrogeologico e la sanità - ricorda Zaia - sono i due grandi temi che l'Italia non può non affrontare". La carta vincente messa in campo sono state le aree ad allagamento controllato, che permettono in pratica di allargare lo spazio disponibile ai fiumi in piena, mettendo al sicuro le città dal rischio di inondazioni. Fondamentale è stato il ruolo svolto, dal pomeriggio di ieri, in particolare da tre bacini di laminazione.

A partire dalla cassa di espansione sul torrente Muson, nei comuni trevigiani di Fonte a Riese Pio X, che ha evitato l'allagamento di Castelfranco. Passando per il bacino di laminazione di Caldogno, uno dei più grandi, con una capacità di 4 milioni di metri cubi d'acqua (in queste ore ne ne sono stati invasati 600 mila metri cubi), che ha risparmiato danni incalcolabili a Vicenza e al territorio circostante. In questo caso la procedura prevede che quando l'acqua raggiunge una quota di 65,50 metri sul livello del mare, il bacino venga aperto per accoglierla.

E' stato attivato, infine, il bacino di Montebello (3 casse su 14) per acquisire 800mila metri cubi d'acqua che altrimenti avrebbero allagato parte del vicentino e del padovano. "Ci vogliono tante risorse per opere di questo tipo - commenta Zaia - ma è una scelta indispensabile che il governo dovrà fare". Il Veneto è deciso a continuare sulla strada dei bacini di laminazione per contrastare l'offensiva del cambiamento climatico e i danni del maltempo. "Un'opera che sarebbe strategica per noi è quella della cassa di espansione Pra' dei Gai sul fiume Livenza, nel territorio compreso tra Portobuffolè, Mansuè e Meduna in provincia di Treviso - conclude il presidente - . Abbiamo dovuto riformulare la gara d'appalto, perdendo tempo prezioso, ma si farà". Resta intanto l'allerta per il Tagliamento, nella zona idrografica che comprende anche Livenza e Lemene, tra le province di Venezia e Treviso. Il livello del fiume si è alzato la notte scorsa, e la Protezione Civile ha fatto scattare all'insù il livello di allarme per il fiume. Resta alto anche quello del Livenza a Torre di Mosto (Venezia), nonostante non ci sia il rischio di esondazioni. (di Rosanna Codino, ANSA).


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