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29 luglio 2024

Italia

Letta: "Niente alternative a questo governo". E 'dà il 5' a Renzi

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

Letta:

ROMA - "L'alternativa a questo governo non c'è", non si può fare altro "se non passare da questo pertugio fino in fondo, spiegando la situazione e facendo bene il proprio dovere". Così il premier Enrico Letta intervistato da Ezio Mauro a La Repubblica delle idee a Firenze. Ma, rivendica, i primi provvedimenti del governo "danno il segno di un cambio di passo".

"Oggi è l'8 giugno, abbiamo iniziato a lavorare il 1 maggio ma sono stati già adottati provvedimenti - ha sottolineato Letta - sul lavoro, edilizia, ristrutturazioni, ambiente, che sono già operativi, interventi in materia istituzionale sui costi della politica". "Molte di queste questioni sono state faticose da fare - sottolinea il premier - ma sono molto, molto importanti perché danno il segno di un cambio di passo e di aver colto il messaggio". Letta smentisce invece che il vero 'driver' dell'esecutivo sia Silvio Berlusconi. "Secondo me il risultato elettorale di due domeniche fa dimostra che non è così. Faccio una previsione, e lunedì pomeriggio si vedrà ancora di più che non è così - aggiunge riferendosi ai risultati del secondo turno delle amministrative -, che è un equilibrio, quello in corso. Sono convinto che gli elettori del centrosinistra sono molto consapevoli di questo aspetto. Io - afferma Letta - ci metto la mia personale faccia". Comunque, ribadisce il capo del governo, "io sono qui in una situazione eccezionale, al termine riprenderà un confronto bipolare, in una situazione virtuosa. Ecco perché - spiega - chiedo di avere fiducia in questo tentativo buono e utile per il Paese".

Giustizia - Sul tema della giustizia e del rapporto di questa con la politica "mi auguro ci sia senso di responsabilità di tutti i parlamentari della maggioranza", auspica il premier. "E' inutile - osserva - alzare bandiere e bandierine con il rischio che resti una cosa velleitaria". Quanto alle eventuali sentenze su Silvio Berlusconi "non avranno nessuna influenza" sull'attività del governo, assicura Letta. "Io sono fiducioso che alla fine il nostro sistema reggerà: ha sempre rispettato l'autonomia della magistratura". Letta si è detto convinto che tutta "la squadra di governo", fatta da persone che "stanno lavorando bene in una logica di sobrietà", avranno comportamenti coerenti sul tema dell'autonomia della magistratura.

Riforme - A proposito delle riforme costituzionali il premier dice di non avere paure perché "non ci sarà un mostro", assicura. In ogni caso non si può più andare avanti con "la conservazione dell'esistente" e "ora c'è bisogno di essere ambiziosi e di avere le garanzie". Sul percorso finale delle riforme, ha assicurato il premier, "non ci saranno sorprese" e "soprattutto ci sarà il referendum che darà la parola ai cittadini". "C'è bisogno di affrontare il tema dello scioglimento dei nodi" legati alle istituzioni. "Siamo l'unico Paese occidentale con due Parlamenti, una legge elettorale doppia, con maggioranze diverse con lo stesso corpo elettorale. Abbiamo un numero di parlamentari doppio rispetto a quello degli Stati Uniti d'America: è una situazione insostenibile". Oltre al dimezzamento del numero dei parlamentari, per Letta c'è bisogno di chiudere la stagione storica delle due camere con il doppio passaggio per le leggi. ''Il nostro sistema ha bisogno di poter decidere e per far questo c'è bisogno della fine del bicameralismo paritario". Il premier ha sottolineato come sia necessaria "la nascita del Senato delle regioni e delle autonomie" non eletto dai cittadini ma designato dagli enti locali" e una camera legislativa "con un numero dei parlamentari molto ridotto".

Legge elettorale - Quanto alla legge elettorale "lo dico francamente: non si può tornare a votare con il Porcellum. E questo è il punto basilare". "Personalmente penso che il Mattarellum sarebbe meglio". E ammette, "sarebbe stato meglio mettere in sicurezza subito la legge elettorale. Ma su questo punto non c'è accordo".

Finanziamento partiti - "I partiti devono avere dei militanti che in trasparenza vogliono finanziarli". E' questo secondo il presidente del Consiglio il punto fondamentale del disegno di legge varato dal governo che "rivoluziona" il sistema del finanziamento dei partiti. "Quella che noi proponiamo - dice tra l'altro il premier - è una rivoluzione di mentalità e di trasparenza". Il governo non ha fatto un decreto legge perché questo è uno di quei temi "su cui il Parlamento può e deve essere protagonista". E il testo finale, Letta ne è convinto, può essere approvato anche all'unanimità. Il premier tira infatti in ballo anche il Movimento 5 stelle. "Grillo mi ha colpito, questa cosa avviene anche perché c'è stato il M5S", ammette. "Senza quegli 8 milioni di voti la consapevolezza del sistema politico da cambiare non ci sarebbe stata, perché non devono intestarsi il risultato e correre perché questa cosa venga realizzata?".

Pd - Parlando poi del suo partito, il premier ammette che "il Pd è esploso sull'elezione del Presidente della Repubblica", con le bocciature di Franco Marini e Romano Prodi. Ma, sottolinea, il voto all'ultima tornata di elezioni amministrative "mostra che i Democratici non sono al tracollo". Quanto al suo personale rapporto con Matteo Renzi chiarisce: "Chi pensa e scrive che noi rinverdiremo le antiche storie di galli nel pollaio, ha sbagliato storia".

Conti pubblici - Tornando ai temi economici e ai timori dei conti pubblici, il premier sottolinea che "non possiamo più fare i danni terribili come in passato". Oggi non è più possibile "sfasciare" i conti dello Stato. "La politica è fatta per dire tanti no e chi dice sempre di sì alla fine è un pessimo politico".

Ue - E boccia qualunque ipotesi di uscita dalla moneta unica. "Penso che uscire dall'euro sarebbe il disastro finale per l'Italia, un errore drammatico, perché finirebbe l'euro". Quanto ai rapporti con i partner dell'Unione europea il premier spiega: "Io devo raggiungere risultati e obiettivi. A volte togliersi i sassolini dalle scarpe serve a raggiungerli, ma quando ha effetti negativi mi trattengo perché il mio obiettivo non è il mio consenso personale".

Afghanistan - Restando all'estero Letta, nonostante l'ennesimo caduto italiano in Afghanistan risponde con un secco "no" a un ripensamento per la missione italiana. "Il tema dell'uscita è già fissato", ricorda. "E' evidente che tutto questo fa pensare e ripensare allo strumento missioni all'estero, alla protezione dei nostri militari. Sono sicuro che attorno a questo tema la riflessione è profonda. Ma continuo a essere convinto che quello che la comunità occidentale ha fatto lì ha risparmiato al mondo una situazione peggiore. E' evidente che c'è un un cronoprogramma di uscita dall'Afghanistan che è fissato e che ci proterà fuori da quella situazione alla quale guardiamo con ansia".

Prima del suo intervento a La Repubblica delle Idee il premier ha incontrato per quasi due ore il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il presidente del Consiglio e Renzi si sono salutati sul portone di palazzo Vecchio, stringendosi la mano e 'battendosi il 5'. Nel corso dell'incontro, racconta poi, "si è parlato di governo, amministrazione, partito, ma è normale, con lui ci sentiamo spesso". Dall'incontro "sono uscito praticamente in mutande, Renzi mi ha chiesto 20 milioni per gli Uffizi" e altri fondi per Firenze, dice sorridendo Letta. Quanto al suo futuro e alla possibile competizione con il rottamatore, il premier taglia corto: "Io mi concentro su questa fase politica, e solo su questa. Non guardo al mio futuro personale".

(Adnkronos)

 



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