Via libera al suicidio assistito dalla Asl per una donna di 55 anni
'Per la prima volta l'assistenza è ritenuta un sostegno vitale'
TRIESTE - Manca il parere del Comitato Etico per permettere ad Anna, 55enne triestina affetta da sclerosi multipla secondaria progressiva, al termine di una lunga battaglia legale, di accedere al suicidio assistito. Un passo in quella direzione, però, è stato fatto dalla Commissione medica multidisciplinare nominata dall'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi), che dopo aver esaminato le condizioni della paziente su richiesta del Tribunale di Trieste, ha confermato che sussistono tutti i requisiti affinché possa fare ricorso "all'aiuto della morte volontaria assistita". Al fianco di Anna si è schierata l'Associazione Luca Coscioni. Quello della donna, affetta da una patologia irreversibile e completamente dipendente dall'aiuto altrui, è un caso particolare: per la prima volta in Italia, infatti, viene riconosciuto come "l'assoluta e completa assistenza da parte di terzi" rientri nei requisiti ammessi dall'Asl come "trattamento di sostegno vitale".
"È davvero importante il riscontro positivo della Commissione multidisciplinare della Asugi che, nel dichiarare sussistenti tutti i requisiti indicati dalla Consulta con la sentenza n. 242/2019 ha affermato come l'assoluta e completa assistenza da parte di terzi cui Anna è continuamente sottoposta, anche per l'espletamento delle funzioni di vita quotidiane, è un trattamento di sostegno vitale in assenza del quale non potrebbe autonomamente sopravvivere", sottolinea l'avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni che coordina il collegio legale di studio e difesa di Anna. La Consulta - che si è pronunciata sul caso di Dj Fabo, accompagnato in Svizzera dal tesoriere dell'associazione, Marco Cappato - ha infatti legalizzato l'accesso alla procedura ma solo a certe condizioni, verificate dal Servizio Sanitario Nazionale. La persona malata deve essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, deve essere affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze, ed essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Dopo la sentenza, solo Federico Carboni, marchigiano, e Gloria, veneta, sono riusciti a ottenere il suicidio assistito in Italia. Stefano Gheller e Antonio, rispettivamente in Veneto e nelle Marche, hanno avuto invece il via libera dal Ssn, previo parere del Comitato Etico. E' in attesa di completare l'iter, invece, Laura Santi in Umbria, proprio come Anna in Fvg. Altre persone, infine, con l'aiuto di Marco Cappato e i "disobbedienti civili", sono state accompagnate in Svizzera perché le loro condizioni non rientravano nei requisiti delineati dalla sentenza.
Benedetta Dalla Rovere, ANSA