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22 dicembre 2024

Castelfranco

L'Isiss Sartor si rifà il look. Nuovi spazi per rispondere all'aumento delle iscrizioni.

Nuovo interesse per l'agricoltura e l'incremento degli iscritti hanno portato all'ampliamento dell'Istituto agrario. La soddisfazione di Marcon.

| Leonardo Sernagiotto |

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| Leonardo Sernagiotto |

Da sinistra: Stefano Marcon (sindaco di Castelfranco), Antonella Alban (ds Isiss Sartor), Alessandro Righi (consigliere provinciale)

CASTELFRANCO - «Fra tutte le occupazioni, la più nobile, la più feconda, la più dilettevole, la più degna di un vero uomo e di un libero cittadino è l'agricoltura» scriveva Cicerone. Il pensiero dell’intellettuale romano appare ancora oggi attualissimo, se si osservano i dati della popolazione scolastica, almeno qui a Castelfranco. Si sta infatti assistendo da tempo ad un aumento degli iscritti presso l’istituto agrario Isiss «Domenico Sartor», una tendenza che ha reso necessari diversi interventi edilizi presso la scuola.

«La Marca sta sempre più ritornando all’agricoltura» commenta Antonella Alban, dirigente scolastica del Sartor. «La tendenza positiva è dettata dall’occupabilità: i nostri ragazzi trovano subito lavoro dopo il diploma. A volte sono chiamati dalle aziende addirittura prima della conclusione degli studi, e tutto questo grazie all’alternanza scuola-lavoro. Rispetto al passato, oggi solo una piccola parte dei nuovi iscritti provengono da famiglie proprietarie di aziende agricole».

La Provincia di Treviso è intervenuta per far fronte alle problematiche di spazio del Sartor e ieri mattina Stefano Marcon, nelle vesti di presidente della Provincia, ha effettuato il sopralluogo presso il Sartor per osservare i lavori di ampliamento della sede (intervento da 1 milione e 500mila euro) e quelli di ristrutturazione dell’ex-convitto del Maffioli (2 milioni 174mila euro).

La nuova ala dell’istituto, consegnata a novembre, ospita 14 aule (dalla capienza massima di 22 studenti), realizzate all’insegna della sicurezza e del risparmio energetico. Tuttavia, come confermato dalla dirigente Alban, il nuovo edificio soddisfa solo parzialmente la fame di spazi dell’istituto. Mancano all’appello infatti i laboratori di biologia e di zootecnia, la biblioteca, la sala insegnanti, gli spogliatoi per l’azienda agricola, oltre che altre 6 aule, provvisoriamente ospitate a Soranza.



Per tale motivo si è voluto recuperare l’ex-convitto Maffioli, sfruttando i fondi straordinari stanziati dal Miur per il recupero edilizio al fine di rispondere alle esigenze scolastiche scaturite dalla pandemia. Se in un primo momento si era progettato unicamente l’adeguamento antisismico dell’edificio, la Provincia ha potuto successivamente accedere a finanziamenti da conto termico per coibentare la struttura e installare nuovi impianti termici, elettrici e fotovoltaici. A lavori ultimati (presumibilmente a fine dell’estate 2021), lo stabile ospiterà nell’ala nord aule e laboratori mancanti del Sartor, mentre l’ala sud vedrà l’installazione della scuola media di San Floriano, dopo il trasferimento da Villa Balbi. «Questi lavori sono un motivo di orgoglio e gratificazione. Si guarda sempre più al settore primario e questo non può che essere un trend positivo anche nell’ottica del binomio turismo-agricoltura» ha affermato Stefano Marcon.

 


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Leonardo Sernagiotto

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