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03 febbraio 2025

Treviso

Messa dei Popoli, l'invito del vescovo Tomasi: "Generiamo cultura sapiente, che sappia cogliere il bene dell’incontro tra le culture"

Una celebrazione ricca di tanti volti, e di tante voci e lingue diverse, dal rumeno all’indiano, alla lingua hibu (Nigeria), dallo spagnolo al filippino

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

messa dei popoli

TREVISO - “E’ bello vedere in tempi ingrigiti dalla fatica, il colore, la bellezza e il calore che ci doniamo gli uni gli altri trovandoci insieme nel giorno in cui celebriamo la solenne manifestazione del Signore a tutte le genti. Lui, fondamento della nostra vita e della nostra pace, ci dà il coraggio e la forza per metterci insieme in cammino”: è con queste parole che il vescovo di Treviso, Michele Tomasi, ha salutato ieri mattina, in Duomo a treviso, i presenti alla messa solenne dell'Epifania, animata dalle comunità cattoliche dei fedeli migranti.

Insieme ai rappresentanti delle comunità straniere, c’era anche l’associazione “Trevisani nel mondo”. Il vescovo ha ringraziato tutti della loro presenza, in particolare il prefetto, Maria Rosaria Laganà, e il sindaco di Treviso, Mario Conte, per la loro testimonianza di vicinanza personale e delle Istituzioni che rappresentano, “insieme in cammino, per il bene di tutti”.

A concelebrare molti sacerdoti, tra i quali il vicario generale, monsignor Giuliano Brugnotto, e il direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale delle migrazioni, don Bruno Baratto, insieme ai sacerdoti stranieri che accompagnano le comunità di cattolici migranti. Una celebrazione ricca di tanti volti, e di tante voci e lingue diverse, quelle nelle quali sono state proclamate le letture e le preghiere, dal rumeno all’indiano, alla lingua hibu (Nigeria), dallo spagnolo all’inglese, al francese, al filippino, e poi i canti, animati dai cori della cattedrale, della comunità ucraina e di quella brasiliana.

Nell’omelia il Vescovo ha messo in luce la libertà e la sapienza dei Magi nella loro ricerca del re che è nato, in adorazione “davanti a un bambino e alla sua mamma, in un contesto semplice e povero, certi che i segni, la sapienza e la rivelazione li avevano mandati al luogo giusto, anche se il contesto era ben poco regale”. I Magi sanno lasciarsi interpellare dal mistero della vita e sanno ascoltarne la voce e leggere i segni, ha sottolineato il Vescovo, “e noi siamo ancora capaci di scorgere la presenza di segni nella nostra vita? Situazioni che ci fanno chiedere se siamo sulla strada giusta?”.
Anche la faticosa interdipendenza che abbiamo scoperto nella pandemia, ha ricordato monsignor Tomasi, “apre soltanto un ovvio percorso verso la paura e la chiusura, o non è invece il segno che ci dice di cercare ancora e di incamminarci, per vivere la fraternità vera e con tutti? Sappiamo accogliere e comprendere”.

Ecco, allora, l’invito del Vescovo a generare una cultura dell’incontro e del dialogo che valorizzano le ricchezze reciproche. Al termine della celebrazione il Vescovo ha consegnato ad alcuni rappresentanti delle comunità presenti e ai membri dell’équipe sinodale la sua nuova lettera pastorale.

 



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Isabella Loschi

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