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18 ottobre 2024

Esteri

I militari prendono il potere: perché il colpo di stato in Niger dovrebbe preoccuparci

Era stato eletto democraticamente due anni fa il presidente Mohamed Bazoum, destituito dal golpe militare. Ora c’è preoccupazione per la minaccia jihadista e i flussi migratori

| Nausica Dal Cin |

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I militari prendono il potere: perché il colpo di stato in Niger dovrebbe preoccuparci

"Noi, le forze di difesa e di sicurezza riunite all'interno del Cnsp, abbiamo deciso di porre fine al regime che conoscete". È ciò che ha dichiarato in televisione il colonnello Amadou Abdramane per annunciare il colpo di stato in Niger in cui è stato destituito il presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto due anni fa. Il leader era stato favorevolmente accolto da tutto l’Occidente, tanto che Unione Europea e Stati Uniti avevano riposto in lui le speranze per inaugurare una stagione di stabilità nella zona del Sahel. Il motivo del colpo di stato, come annunciato da Abdramane, sembrerebbe essere la situazione economica e sociale grave in cui riversa il Paese.

Subito dopo il golpe, Occidente e Unione Africana si sono attivati per evitare lo scoppio di una guerra civile e trovare una mediazione con i militari al fine di ripristinare l’ordine costituzionale. La portavoce dell’UE per la Politica Estera, Nabila Massrali, ha chiesto "l'immediato rilascio del presidente nigerino Mohamed Bazoum, della sua famiglia e del suo entourage" evidenziando come non sia d’interesse per nessuno la destabilizzazione del Paese. Sulla questione si è pronunciato anche António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, che su Twitter scrive: “Condanno fermamente il cambio incostituzionale di governo in Niger, annunciato il 26 luglio”.

Questo colpo di stato è il settimo in un Paese dell’Africa centrale e occidentale dal 2020, dopo quelli recenti di Mali e Burkina Faso. Il Niger però è uno dei pochi alleati degli occidentali in una zona in cui è forte la presenza dei terroristi jihadisti e dei mercenari della Wagner, oltre che a quella della Cina. Gli Stati Uniti, in questo teatro di competizione egemonica, dal 2012 hanno speso circa 500 milioni di dollari per migliorare la sicurezza del Paese africano, mentre l’UE ha avviato una missione militare di tre anni per rafforzare l’esercito. Forte la presenza della Francia, soprattutto visto che la sua ex colonia dispone di riserve di uranio. Sono invece 350 i militari italiani sul posto per addestrare le forze armate e l’aviazione nigerina.

Quello che però dovrebbe preoccupare di più Europa e Italia dopo il colpo di stato è che questo Paese funge da snodo per i flussi migratori. Il Niger infatti è parte dell’ECOWAS (in francese CEDEAO), un’organizzazione degli Stati dell’Africa occidentale grazie alla quale esiste un unico blocco commerciale, quindi non ci sono controlli doganali. In questo modo i migranti di Nigeria, Senegal, Ghana e degli altri Paesi parte passano per il Niger e mettono in pericolo la loro vita cercando di arrivare in Libia e Algeria attraverso il deserto, cadendo nelle mani dei trafficanti, per poi sperare di salpare verso le coste europee.

Per quel che riguarda l’Italia, sulla questione migranti lo scorso 22 luglio Antonio Tajani, Ministro degli Esteri, aveva annunciato lo stanziamento di 7,5 milioni di euro al Niger per cooperare "nella lotta al traffico di migranti e all’immigrazione irregolare nel Mediterraneo centrale". Questo Paese rientra anche nel “Piano Mattei” per il rilancio dei Paesi africani del governo Meloni, che riguarda sia il controllo dei flussi migratori che il rilancio economico. Il golpe degli ultimi giorni preoccupa quindi perché per gestire la minaccia jihadista, i flussi migratori e i progetti di sviluppo economico serve che nel Paese si mantenga una certa stabilità.

 

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