Il monito dei sindacati su Covid e scuola: “Possibile rinvio d’inizio anno per alcune scuole della Marca”
Le organizzazioni dei lavoratori della scuola sollecitano il tampone per tutti, a cominciare dagli studenti e il monitoraggio delle “zone rosse”
TREVISO - Potrebbe non suonare per tutti, il 14 settembre in provincia di Treviso, la campanella di inizio anno. Il condizionale corre lungo le curve epidemiologiche ma i sindacati trevigiani della scuola additano uno scenario, non troppo avveniristico quanto probabile: aperture a “macchia di leopardo”, con ingresso in aula rinviato nelle zone, tipo a Vazzola e nel Coneglianese, interessate da nuovi focolai.
Marco Moretti (FLC-CGIL), Salvatori Auci (SNALS) e Teresa Merotto (CISL – Scuola ) non usano perifrasi e al primo giorno del nuovo anno scolastico guardano con timore e tremore. “Ammesso che si entri in aula, la domanda vera è: per quanto riusciremo a rimanerci? Sino al sopraggiungere dell’autunno, con l’umidità, i primi freddi e la conseguente recrudescenza del virus?” – si interroga Moretti, segretario provinciale del comparto scuola della Cgil. In questi giorni intanto docenti e personale scolastico stanno rispondendo all’invito del ministero della Salute a sottoporsi al test sierologico, rivolgendosi al proprio medico o direttamente all’Asl.
“Uno screening utile ma non sufficiente” – incalza Salvatore Auci dello Snal: “E’ necessario il tampone per tutti, studenti compresi, anzi a cominciare proprio da loro e a ridosso del 14 settembre”. Non su base volontaria, aggiunge Moretti: l’Asl dovrebbe attingere agli elenchi degli assistiti e convocare tutti”. E poi c’è un altro ordigno che rischia di esplodere se non disinnescato per tempo: i docenti che non intendono rientrare a scuola e da sostituire con supplenti che non figurano nelle graduatorie ancora in via di definizione. “Io avverto: attenzione a richiedere l’inidoneità transitoria; potrebbe innescarsi l’iter per la verifica della idoneità professionale, compromettendo il prosieguo del rapporto lavorativo” – aggiunge Moretti. Ferma restando la tutela e le garanzie da assicurare a quei lavoratori della scuola, cosiddetti “fragili”, affetti da patologie e quindi vulnerabili al contagio che – spiega Auci – “segnalano il caso al proprio Dirigente, il quale a sua volta si trova a dover fare i conti con una giurisprudenza al momento inesistente”.
Allarga le braccia Tresa Merotto (Cisl): “Non è ancora chiaro se queste persone potranno svolgere le proprie mansioni a distanza o essere adibite ad altri compiti in ambienti protetti”. Un iceberg pare stagliarsi all’orizzonte scolastico ormai prossimo venturo: in aula, il 14 settembre, gli alunni troveranno gli insegnanti? “Questo è il dilemma, che prescinde dal Coronavirus: dal 2008 sono stati tagliati 130.000 posti. Le immissioni in ruolo, quando ci saranno, dovrebbero soltanto ripristinare la situazione di dodici anni fa” – chiosa caustico Salvatore Auci. E se i docenti, tra immissioni in ruolo e incarichi temporanei ci saranno (più o meno), di aule ne abbiamo e in edifici in sicurezza?
“Anche a Treviso non si è stati capaci di istituire un tavolo ampio con Provincia e Comuni per poter predisporre un piano logistico di utilizzo delle aule” – è il rammarico di Marco Moretti, che si chiede: “Che cosa impedisce a un istituto di ospitare aule di un'altra scuola, dopo una attenta ricognizione e razionalizzazione degli spazi?” Gli fa eco Teresa Merotto (Cisl): “Ma ancora più terra terra, non siamo in grado neanche di valutare se le scuole avranno a disposizione tutto quello che serve: mascherine, banchi, locali. Soprattutto c’è la grossa incognita del personale Ata: su quanto del cosiddetto organico Covid potrà contare la scuola trevigiana?”. Amara la conclusione della segretaria provinciale Cisl scuola: “Stiamo assistendo, complice la campagna elettorale, a dispute fini a se stesse che non porteranno a risultati concreti. La scuola continua a essere vittima di speculazioni politiche”.
Roberto Grigoletto