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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

La nascita delle cooperative partigiane e il caso Scav

Compie 71 anni l'unica cooperative superstite. E Brescacin ne racconta la storia

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

La nascita delle cooperative partigiane e il caso Scav

Operai Scav

VITTORIO VENETO ­ - Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, immediatamente dopo la Liberazione, gli Alleati americani prestarono in comodato d’uso ai partigiani i propri automezzi. Questo portò alla nascita di numerose società di autotrasporto che però, dal momento che gli automezzi dovettero essere riscattati a prezzo di mercato dalle cooperative stesse, fallirono alle fine del 1948. In questo panorama spicca una realtà che oggi, a distanza di 71 anni, non solo è ancora viva ma è anche in gran forma: la SCAV, Società Cooperativa Autotrasporti di Vittorio Veneto, azienda con sede in via Sant’Antonio 245. Questa cooperativa rappresenta un unicum all’interno del panorama Veneto poiché la maggior parte delle aziende simili cessarono con la nascita della nuova Repubblica, per fallimento o per decreto ministeriale. La Scav, invece, fruì di alcune agevolazioni contingenti e seppe diversificare nel tempo la sua ragione sociale. Oggi opera nel settore meccanico come officina di riparazione automezzi e veicoli a motore in genere e conta 25 addetti tra operai e impiegati.

 

ome mai questa cooperativa gode di buona salute, e cosa ha permesso alla Scav di operare fino ad oggi sarà oggetto dell’incontro organizzato dall’ISREV in collaborazione con il Comune di Vittorio Veneto venerdì 22 aprile alle ore 18.30 presso il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto. Relatore sarà il direttore scientifico dell’ISREV, professor Pier Paolo Brescacin, studioso ed esperto di resistenza locale.

 

“La SCAV - ­ riferisce Brescacin - ­ nasce alla fine della Seconda Guerra Mondiale, immediatamente dopo la Liberazione, quando sul mercato del lavoro di Vittorio Veneto si riversarono un migliaio e più di disoccupati. L'atto costitutivo della società porta la data del 26 giugno 1945 e venne redatto da 11 soci fondatori, tutti resistenti che avevano fatto parte delle forze armate partigiane di montagna, ne avevano rivestito le massime cariche quali comandante, commissario politico, o componente del CLN”. “Successivamente a questi soci fondatori si affiancarono i soci ordinari, in un numero variabile di 15­20 componenti, tutti partigiani doc, buona parte dei quali impiegati nella stessa cooperativa come dipendenti. Inizialmente l'azienda aveva allora sede in via Virgilio, nell'attuale area di Vittorio 2, in un capannone precedentemente adibito a magazzino di proprietà della Società Italcementi e prospiciente al fiume Meschi”, ricorda il professore.

 

La vita della Scav non fu comunque facile. “Nonostante le condizioni di favore di cui la SCAV godette fin dall'inizio, la gestione del primo periodo di attività si manifestò più difficile del previsto. Influirono in questa fase iniziale dell'attività probabilmente l'inesperienza e un certo deficit imprenditoriale, insieme a difficoltà di tipo oggettivo come l'alto costo dei carburanti, la penuria dei copertoni e dei pezzi di ricambio, nonché le norme restrittive dettate dall' AMG (leggi: Amministrazione Alleata), che andavano a gravare enormemente sui bilanci delle cooperative”. “Tuttavia l'azienda vittoriese riuscì a superare le difficoltà, puntando soprattutto sulla diversificazione dell'oggetto sociale da società autotrasporti a officina meccanica a supporto delle altre aziende di autotrasporto e dei privati. Circostanza che rappresentò la carta vincente per superare le difficoltà del settore autotrasporti e arrivare indenne alla ripresa economica di metà anni Sessanta”.

Il resto ­ conclude Brescacin ­ è storia recente: con la ripresa economica e il fiorire delle commesse vennero accantonate le risorse per costruire una nuova sede più idonea alle esigenze lavorative in via Sant'Antonio in località S. Giacomo di Veglia. Negli Anni Novanta, la Cooperativa aprì addirittura una succursale a San Martino di Colle Umberto, con l'obiettivo di concentrare laggiù la riparazione degli automezzi degli enti pubblici, mentre quella delle autovetture private veniva effettuata nella sede di Vittorio Veneto”.

 


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Stefania De Bastiani

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