"Ora che facciamo?": la loro casa devastata dal Traforo, il pavimento "vomita" cemento
Si ritrovano la casa praticamente inagibile, il sopralluogo nella mattinata di oggi
VITTORIO VENETO - Per entrare in casa hanno dovuto letteralmente spaccare i gradini d’ingresso, per permettere alla porta di aprirsi e chiudersi. Ma lo spettacolo che si presenta agli occhi di chi entra in quell’abitazione di via Borghel ha dell’incredibile: nell’atrio e nella stanza attigua il pavimento ha formato una vera e propria “gobba”, che rende difficile anche solo mantenere l’equilibrio.
Un’abitazione devastata dagli scavi e dai lavori per la realizzazione del Traforo di Sant’Augusta: la gettata di cemento utilizzata per consolidare la volta, cosparsa tra la galleria e le fondamenta della casa, è filtrata ed ha raggiunto il pavimento del piano terra, creando una “collinetta” interna.
Un rigonfiamento che ha mosso e alzato i pavimenti, impedendo alle porte di aprirsi e chiudersi regolarmente. A guidare il sopralluogo dell’assessore Giuseppe Costa e dei consiglieri comunali Alessandro De Bastiani e Matteo Saracino c’è Giovanni Da Re, che lì ci viveva con la sorella.
“Qualche mese fa siamo entrati per chiudere le utenze – racconta – E abbiamo scoperto tutto questo”. Ci ha abitato dal 2015 ad ottobre 2016, in una casa appartenuta per generazioni alla sua famiglia. Ora i muri sono cosparsi di crepe profonde, i calcinacci coprono il pavimento: e pensare che dietro a tutta questa situazione c’è anche una beffa dal sapore amaro.
La casa infatti, nel 2012, era stata restaurata: il progetto prevedeva infatti che il Traforo passasse più lontano rispetto alla posizione attuale. Poi, ad agosto di quell’anno, dopo il completamento dei lavori, l’avviso che informa la famiglia del cambiamento del progetto: la galleria passa molto più vicina, e i lavori distruggono l’abitazione.
Nel 2014 anche il tetto è stato rifatto. La famiglia ha speso più di 150mila euro per mettere a nuovo un’immobile che ora è (forse) da buttare. A complicare le cose ci si è messa anche la cementificazione del vicino torrente “Rui”, che ha fatto sì che il livello dell’acqua si alzasse, allagando la casa nei giorni di piena.
E ora che si fa? “Ci sono varie incognite: è inagibile? Finché non riprende a fluire il traffico su questo tratto, come facciamo a sapere come risponde la casa?” chiede Giovanni. Due settimane fa è avvenuto un colloquio con Anas, e diverse perizie sono già state fatte.
Mercoledì prossimo ne verrà eseguita un’altra: pare che Anas abbia promesso una proposta di indennizzo per fine anno, e che i parametri per la valutazione dei danni siano calibrati su quelli del terremoto avvenuto in centro Italia. La famiglia lamenta però una scarsa comunicazione da parte di Anas: “Aspettiamo che ci dicano qualcosa – rendono noto – Ma noi intanto chi chiamiamo, a chi ci rivolgiamo?”
Risposte le aspettano anche dall’amministrazione comunale: “Perchè il sindaco e la giunta non vengono?” chiedono. E’ stato infatti il solo Costa a recepire l’invito a visitare la casa tra via Borghel e via Vinera. “Mi hanno chiamato per vedere quelle che mi avevano detto essere quattro crepe. In realtà, pur non essendo un tecnico o un ingegnere, ritengo una delle due abitazioni che ho visitato disastrata – ha detto Costa - Il problema è ora vedere i tempi e le modalità per superare questo disastro”.
E sull’assenza del sindaco ha dato una giustificazione: “Aveva un altro impegno, e magari sta mantenendo un profilo istituzionale, aspettando le carte di Anas”.
Il comune – parole dell’assessore – farà da mediatore tra l’Ente statale e la ditta che sta eseguendo i lavori. E intanto Saracino non ha risparmiato la polemica politica: “Due mesi fa avevo mandato a tutti i consiglieri la documentazione fotografica. A parte De Bastiani e Carnelos nessuno ha risposto. Credo che sia la prima volta che l’amministrazione viene qui. Però quando c’era da firmare l’esproprio si sono fatti vivi subito. Comunque, a prescindere che si sia pro o contro il Traforo, bisogna tutelare i cittadini”.
Al di là della politica e delle competenze, però, rimane il disagio di una famiglia: “Non ci stiamo arricchendo, come dicono alcuni, con gli indennizzi. Abbiamo voluto diffondere la vicenda per farla conoscere, perché la gente si renda conto di cosa succede”.