Panoramica trevigiana con il nuovo Prefetto di Treviso
Intervista con Maria Rosaria Laganà
TREVISO - A poco più di due settimane dall'insediamento, il nuovo Prefetto, Maria Rosaria Laganà, trasferita da Pordenone, ha accolto l'invito per una intervista per il nostro quotidiano OggiTreviso.
Questi gli elementi essenziali del suo curriculum: laureata in giurisprudenza, la sua carriera nel Ministero degli Interni comincia nel luglio 1988 nella prefettura di Verona, dove ha ricoperto funzioni di sempre maggiore responsabilità, fino alla nomina a Viceprefetto, a seguito di superamento di corso specifico.
Dopo aver svolto in posizione di comando un compito di responsabilità nell'ufficio del commissario straordinario per l'emergenza ambientale in Calabria, a partire dal marzo 2007 si è insediata in veste di Viceprefetto vicario alla prefettura di Pordenone.
Con la medesima funzione ha operato dal maggio 2008 al 2011 alla prefettura di Messina.
E' stata nominata Prefetto di Pordenone nel 2013 e trasferita a Treviso dal 23 luglio 2018.
1. La vicinanza tra la sede precedente e l'attuale, ragionevolmente, le ha permesso di conoscere da tempo la realtà trevigiana: quale era la sua percezione di questa Provincia? In una ipotetica scaletta quali erano i problemi trevigiani più rilevanti, che coglieva da Pordenone?
Ho colto una particolare vicinanza della Provincia di Pordenone nei confronti dei trevigiani più che verso il resto del territorio del Friuli. C'è stato sempre un interesse a guardare verso ovest alla società trevigiana come territorio di eccellenza. Anche per questo la mia destinazione a Treviso mi ha molto gratificata. Inoltre, già dapprima avevo avuto modo di conoscere qualche realtà imprenditoriale trevigiana in occasione di eventi organizzati dalla Camera di Commercio di Treviso.
2. Viene da una Regione con Statuto speciale ed entra nel Veneto, che attende dallo Stato maggiore autonomia. Quali potrebbero essere le competenze nuove per favorire nel territorio e nella società trevigiana una mentalità in grado di far sentire alla popolazione una maggiore vicinanza dello Stato al cittadino?
Senza voler intervenire sul dibattito ancora aperto, da cui possono dipendere le conseguenze ulteriori a favore o contro, bisognerebbe in qualche modo razionalizzare le competenze in materia tra Stato e Regioni. Per alcuni aspetti, sulla base dell'esperienza fatta a Pordenone, ritengo a volte eccessivamente enfatizzato il dibattito in corso, il che ha nuociuto anche al dialogo tra le istituzioni locali. A Pordenone c'è una contrapposizione, per esemplificare, che ha prodotto un qualche sfilacciamento. Bisogna mantenere centralizzate alcune competenze che non possono non essere dello Stato, là dove bisogna operare con una strategia, che non può essere delegata ad un territorio, per quanto proiettato in avanti rispetto ad altri. Mi riferisco tra l'altro al riordino delle autonomie locali: per esempio l'aver voluto eliminare le province ha creato una situazione difficile. Se alcune competenze rimangono allo Stato, sono più al riparo dalle influenze politiche, che possono, nell'attuazione pratica, accontentare tutti o nessuno. Ci sono comunque alcune materie più legate ai servizi al cittadino, per esempio sul turismo e/o sulla valorizzazione del territorio, che possono essere passate alle Regioni per maggiori competenze. Non mi convince l'argomentazione, secondo cui, siccome noi produciamo di più, abbiamo maggiore bisogno di autonomia. Se tutte le Regioni diventano a statuto speciale, non si capisce quale debba essere questa specificità. La vera sfida per una come me, che viene dalla Calabria, sarebbe quella di mutuare dalle regioni virtuose, come il Veneto, un modello operativo, di cui in qualche modo anche le regioni meno virtuose possano appropriarsene, per raggiungere certi livelli di servizi. Le spese, infatti, possono e debbono essere comparabili, rispetto alle attuali situazioni a macchia di leopardo, che oggi si registrano in diversi casi. In un Paese come il nostro, che va a due velocità, può succedere che o si spezza oppure chi avanti deve far da traino per gli altri. Questa è la vera sfida, anche se non sono certa che si possa realizzare e a volte sembra un'utopia.
3. Ruolo del Prefetto sul territorio provinciale: come descriverebbe la sua funzione ai cittadini trevigiani?
Il Prefetto ha una doppia veste: da una parte è organo periferico del Ministero dell’Interno, per cui ha la responsabilità dell’ordine e della sicurezza pubblica, così come una serie di competenze nei rapporti con gli enti locali, vedi i procedimenti legati alle elezioni di vario tipo, mentre in alcune regioni tali competenze sono correlate a fenomeni di infiltrazioni criminose, che portano allo scioglimento di amministrazioni comunali. Poi in quanto rappresentante del Governo sul territorio, il Prefetto assomma una valenza più generale, in quanto è l'interfaccia con i terminali degli altri ministeri. Ma le funzioni del Prefetto negli ultimi tempi si sono evolute, in modo particolare per la gestione delle emergenze, a partire dalla emigrazione. Oggi il Prefetto deve fare da cerniera tra la realtà locale e le autorità centrali, ma soprattutto deve porsi come mediatore nelle situazioni di conflittualità, che possono nascere in qualunque territorio per un non armonico svolgimento delle istituzioni, senza avere nessun connotato politico. Sulla base della mia esperienza, mi sono ritrovata anche a Pordenone con diverse amministrazioni locali a collaborare nel medesimo territorio, dapprima con una amministrazione di sinistra e poi con una di destra, operando sempre con grande sintonia. Il Prefetto deve cercare le soluzioni sui problemi che si pongono nel territorio, per garantire la pacifica convivenza e la sicurezza in senso lato, che è un bene, che va sempre salvaguardato. In questo contesto deve coordinare gli interventi delle forze dell'ordine e delle polizie locali, razionalizzando al meglio la collaborazione tra di loro. Inoltre il Prefetto deve cogliere le istanze del territorio, degli amministratori comunali, dei cittadini, basti pensare ai recenti comitati in riferimento ai problemi bancari, che si sono rivolti ai prefetti per verificare la possibilità di creare un osservatorio, per tutelare coloro che hanno meno voce e che non possono contare sui grandi avvocati.
4. E' la terza signora Prefetto a Treviso: cosa può dirci del passaggio di consegne con il Prefetto Laura Lega?
Non siamo militari e quindi non ci sono le classiche consegne a cui spesso si fa riferimento. Ci conoscevamo con la collega, sono venuta a trovarla qualche giorno prima, abbiamo fatto uno scambio di vedute e di impressioni e poi ci siamo messe d'accordo per coordinarci nel lasciare libera la residenza istituzionale. Si è trattato di qualcosa di molto pratico. Ci siamo soffermate su alcune pratiche in particolare, tenuto conto che in ogni prefettura c'è un vicario e un capo di gabinetto, che garantiscono la continuità.
5. A pochi giorni dal suo insediamento quali sono gli aspetti più rilevanti che ha potuto cogliere di questa realtà trevigiana?
Prima di tutto ho preso atto di una comunità molto accogliente. Tra l'altro, privatamente, in tempi non sospetti, avevo visitato questa provincia, le splendide colline, ho già verificato la possibilità di collaborazioni su temi importanti, per esempio l'altro giorno con l'Avis per la donazione del sangue, per la sicurezza stradale, con il Sindaco, con il Presidente della Provincia e della Camera di Commercio. Ho sentito una vicinanza delle istituzioni locali per quello che può essere il mio lavoro, con la volontà reciproca di aiutarci nella logica di garantire un buon servizio ai cittadini nel rispetto dei ruoli e delle disposizioni normative vigenti . Come ho già fatto a Pordenone, anche qui ho in programma di incontrare tutti i sindaci, che sono espressione di ogni singolo territorio. Per quanto riguarda i migranti non bisogna perdere l'umanità, senza scalfire le esigenze dei cittadini e la loro voglia di avere città ordinate, il rispetto delle tradizioni, delle loro abitudini di vita: in sostanza bisogna perseguire il rispetto reciproco: è questa la sfida nostra, oggi!
6. Buffon diceva:"lo stile è l'uomo!"..., parafrasando quella celebre espressione, quali sono gli aspetti prioritari che intende dare alla sua azione?
Secondo me le donne sono molto più concrete e, forse, badano meno alla forma, quando è inutile, anche se spesso la forma è sostanza. Le donne che lavorano devono far quadrare le esigenze di famiglia, lavoro, casa, carriera, con tante ansie e talvolta anche con qualche senso di colpa per non aver fatto tutto come si vorrebbe . Per fare tutto devi sfrondare il superfluo, devi andare al sodo delle relazioni e poi siamo tenaci, siamo meno in competizione, perché dopo aver raggiunto tanti traguardi abbiamo acquisito delle sicurezze, che ci proteggono da certe fragilità, in situazioni in cui la responsabilità può creare dei problemi. Superato ormai la fase delle quote rosa, oggi non dobbiamo dimostrare nulla, lavoriamo in maniera concreta, avendo questa visione e questa capacità di far stare insieme tante cose.
7. Ad libitum!
Non so se la collega Lega sapeva dove sarebbe andata, io non immaginavo neppure di muovermi in questa occasione Avevo superato da pochi giorni i tre anni di servizio a Pordenone. In genere i movimenti si fanno ogni tre anni, anche se qualcuno va via prima e qualcuno cerca di rimanere più tempo nello stesso posto. Avevo cominciato a maturare l’idea, pur trovandomi bene a Pordenone, di uno spostamento, ma ho saputo dei movimenti di prefetti la mattina tramite un Whatsapp di una collega, che voleva muoversi, e non si è mossa. L'ho consolata... Alle 15,45 un'altra collega mi ha scritto: "Complimenti: Treviso è una bella città!". Ho avuto subito una sensazione molto bella, non pensavo a Treviso, per me è una sede molto gratificante, è una realtà che mi piace, che devo conoscere meglio, dove ho tante cose da scoprire. Sarà impegnativo, ma mi sento già ripagata dal fatto di poter lavorare qui!
pietro.panzarino@oggitreviso.it