Mistero su rimpatrio figlia diplomatico nordcoreano
La figlia 17enne di Jo Song Gil, il diplomatico nordcoreano che ricopriva l'incarico di ambasciatore ad interim a Roma, scomparso nel nulla lo scorso anno, è stata rimpatriata a Pyongyang ed è ora sotto la custodia delle autorità nordcoreane. A denunciarlo è Thae Yong-ho, ex vice ambasciatore nordcoreano a Londra, anch'egli disertore. Confermando le indiscrezioni comparse in questi giorni sulla stampa sudcoreana, nel corso di una conferenza stampa a Seul, Thae Yong-ho ha detto di aver verificato nelle ultime settimane le voci secondo le quali la figlia di Jo era stata riportata con forza in Corea del Nord, prima che la ragazza potesse disertare. "La Corea del Nord ha rimpatriato immediatamente con la forza la ragazza", ha detto Thae ai giornalisti, secondo quanto riporta il sito NKNews. Attraverso proprie fonti, Thae, "ho avuto conferma che la figlia di Jo Song Gil è stata rimpatriata in Corea del Nord ed è sotto il controllo delle autorità nordcoreane".
LA FARNESINA - In una nota la Farnesina precisa che la ragazza, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, vi aveva fatto rientro, il 14 novembre del 2018, accompagnata da personale femminile dell'ambasciata. Il 3 gennaio scorso, ricostruisce il ministero degli Esteri, la Farnesina aveva già reso noto di aver ricevuto per via diplomatica dall'ambasciata della Corea del Nord a Roma la comunicazione relativa all'avvicendamento del funzionario presso l'ambasciata stessa.
La Farnesina ha ricevuto due note formali al riguardo. La prima, datata 20 novembre 2018, con la quale veniva data notizia dell'assunzione delle funzioni di incaricato d'affari a Roma da parte del signor Kim Chon. La seconda, datata 5 dicembre 2018, con la quale si informava che l'ex incaricato d'affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l'ambasciata il 10 novembre e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni, vi aveva fatto rientro il 14 novembre 2018. La Farnesina sottolinea inoltre di non disporre di altre informazioni a riguardo.
IL PADRE - Quanto al padre della giovane, Jo Song Gil, si ritiene che abbia disertato lo scorso novembre. La sua defezione è stata confermata il mese scorso dall'intelligence sudcoreana Nis, ma ancora non si ha notizia di dove si trovi l'ex diplomatico. Secondo Thae, Jo si trova probabilmente ad affrontare una "situazione difficile, nella quale non gli è possibile far sapere dove si trovi o apparire in pubblico per il timore legato alla sicurezza della figlia".
PUNIZIONE - Secondo quanto spiegato dall'ex vice ambasciatore nordcoreano a Londra, Thae, il "livello di punizione per i figli e i famigliari è completamente diverso" quando un diplomatico nordcoreano diserta per la Corea del Sud, piuttosto che per gli Stati Uniti o i Paesi europei. Il mese scorso, un gruppo di importanti disertori e attivisti nordcoreani, tra i quali lo stesso Thae, avevano lanciato un appello al governo sudcoreano affinché fornisse rifugio a Jo e alla sua famiglia, nel caso avessero deciso di fuggire a Seul. L'ex diplomatico nordcoreano nel corso della conferenza stampa ha però fatto marcia indietro su questo punto, sostenendo che le circostanze della diserzione di Jo e il fatto che la figlia si trovi ora in mano alle autorità nordcoreane renderebbero troppo pericolosa la fuga in Corea del Sud dell'ex incaricato d'affari a Roma.
M5S: "SALVINI RIFERISCA" - Sul caso, i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato chiedono "al ministro dell'Interno di riferire in Parlamento e di fare chiarezza sulle notizie relative al rapimento e al rimpatrio forzato della figlia minorenne dell'ex ambasciatore nordcoreano da parte dei servizi di Pyongyang. Se i fatti fossero confermati sarebbero gravissimi, un nuovo caso Shalabayeva". "Non è tollerabile - aggiungono - che agenti dell'intelligence di un Paese straniero agiscano indisturbati in territorio italiano compiendo attività illegali. La giovane rischia nel suo Paese di essere imprigionata e torturata", concludono i Cinque Stelle.
PD-LEU - A chiedere spiegazioni al governo, anche Nicola Fratoianni e Andrea Romano a nome di Leu e del Pd. I deputati hanno chiesto in aula alla Camera che i ministri degli Esteri e dell'Interno, riferiscano sul rimpatrio forzato.
"Se confermata, questa notizia costituirebbe un motivo di grandissimo imbarazzo per il nostro Paese - ha dichiarato Fratoianni - sarebbe grave se, davvero, servizi segreti stranieri fossero in grado di muoversi liberamente, di rapire e rimpatriare una persona minorenne". Una vicenda, ha infine ricordato, che ha un precedente: "la storia di Alma Shalabayeva e non vorrei che il caso si ripetesse per la seconda volta".
"Stiamo parlando di una ragazza minorenne - ha affermato Andrea Romano - legalmente residente in Italia. Chiediamo ai ministri Moavero e Salvini di riferire urgentemente e di chiarire se c'è stata davvero un'incursione a scopo di rapimento di agenti di servizi segreti stranieri, in un Paese come il nostro che dovrebbe essere considerato sicuro".