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28 novembre 2024

Esteri

Il pizzaiolo italiano a Tonga: ''Prima del Covid un paradiso, ora siamo in lockdown''

''Gli aiuti australiani hanno portato il virus, ci sono file per tutto e abbiamo i nervi a fior di pelle''

| Roberto Silvestrin |

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Il pizzaiolo italiano a Tonga: ''Prima del Covid un paradiso, ora siamo in lockdown''

MONDO - La pizzeria che porta il suo nome coperta di cenere. L'impossibilità di comunicare mentre l'isola restava al buio, la gente per la strada, la difficoltà di tornare a casa dalle figlie. Marco Maini, 65 anni, originario di Carpi in provincia di Modena, racconta all'Adnkronos i momenti concitati vissuti lo scorso 15 gennaio, quando il vulcano sottomarino Hunga-Tonga-Hunga-Ha'apai ha iniziato a eruttare, provocando uno tsunami. E ora, che l'emergenza vulcano sembra passata, è arrivata quella pandemica. ''Eravamo in paradiso prima del Covid'', dice senza mezzi termini l'imprenditore che nel gennaio del 2007 ha deciso di trasferirsi a Nukualofa sull'isola di Tongatapu, capitale del regno polinesiano di Tonga. Isole Covid free fino a quando sono arrivati gli aiuti post eruzione e post tsunami, e con loro anche i primi contagi.

 

''Ora tutti i ristoranti sono chiusi, hanno anche sospeso le funzioni religiose'', racconta, spiegando che ''attualmente i contagi sono in aumento per via dello stile di vita dei tongani''. Sull'origine del focolaio Maini non ha dubbi: ''Gli aiuti organizzati dagli australiani sono la casa della diffusione del virus. Il pilota della capitaneria è stato il primo a essere contagiato''. Il risultato è che ''siamo in lockdown, tutti a casa a fare bricolage. Solo i negozi cinesi sono aperti due giorni alla settimana per 12 ore. Siamo tutti con la mascherina, ci sono file pazzesche per qualsiasi cosa, abbiamo i nervi a fior di pelle''. Una situazione che il ristoratore definisce ''paradossale'' anche perché ''il 90 per cento della popolazione è vaccinata. Se si presentano i sintomi si devono chiamare un paio di numeri di telefono. Ti dicono di restare a casa e aspettare che arrivi qualcuno. Ma credo che ci siano due respiratori donati dai giapponesi e non sapranno usarli''. Sposato con una donna tongana, tre figlie e un passato da carpentiere meccanico in Italia, Maini oggi è il titolare di 'Marco's pizza'.

 

''Dopo l'eruzione la mia pizzeria è stata coperta di cenere, ne sono scesi tre centimetri, ma per fortuna non ho subito danni'', racconta. Così come ''tutti gli italiani che vivono qui stanno bene, godono di ottima salute e siamo tutti vaccinati, nessuno è stato contagiato dalla Omicron. Siamo una dozzina sparsi per le diverse isole e solo uno ha avuto qualche danno dallo tsunami''. Le comunicazioni restano difficili, ''funzionano solo i messaggi'' e ''il cavo che ci collega alle Fiji è rotto in diversi punti''. Maini ricorda che ''il vulcano Tonga Unga Tonga Hapai è sempre stato attivo e si hanno rapporti sulla sua attività almeno sin dal 1700. Quattro volte ha costruito isole con ceneri e rocce che sono sempre state demolite dall'Oceano. Recentemente il vulcano generava colonne di vapore alte fino a 15 chilometri perfettamente visibili da Tongatapu, che dista circa 60 chilometri. Il 15 gennaio sono cominciate le esplosioni, fino al botto finale delle 17 e 30 che ha fatto tremare vetri e case''. Quindi, Maini descrive ''una nuvola ci cenere enorme che si è alzate e in 30 minuti ha coperto Tongatapu. Dicono che abbia raggiunto i 500 chilometri di diametro''.

 

Proprio ''in quel momento ero in pizzeria con mia moglie e mia figlia. Abbiamo deciso di tornare a casa a Tokomololo dove c'erano altre due figlie. I cellulari e Internet non funzionavano, eravamo tutti per strada, un maxi ingorgo generale, e la polizia non si vedeva. Siamo rimasti quasi due ore nel buio totale per percorrere un tragitto di 11 chilometri''. La stima dei danni è alta. ''Lo tsunami che ha colpito Tongatapu era alto almeno 15 metri dalla parte rivolta al vulcano e ha cancellato tutti i resort della costa, fortunatamente deserti di turisti, ma ha fatto una vittima, una signora che si e attardata per salvare il cane'', spiega Maini. Sulla riapertura della sua attività dice che ''sarei pronto in qualsiasi momento, dipende da quello che decidono al governo. A loro piace tanto la pizza, magari ne sentono la mancanza e mi lasciano riaprire. Tutto scafandrato come un palombaro però!''.

 



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