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20 novembre 2024

Treviso

Turismo e ristorazione senza personale: "Necessario favorire le nuove assunzioni"

Veneto Imprese Unite: "Per farlo si deve ridurre il cuneo fiscale così da arginare il fenomeno del lavoro “in nero”

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

cameriera

TREVISO - In un periodo storico economicamente e socialmente difficile come quello attuale, soprattutto per quanto riguarda le aziende del commercio, del turismo e della ristorazione, la ripartenza è spesso frenata dalla mancanza di personale. Durante questi due ultimi anni caratterizzati dalla pandemia si è difatti visto un radicale stravolgimento delle regole non scritte del mondo del lavoro e molti settori si sono visti costretti ad organizzare la propria routine alla stregua dei lavori stagionali. Altri, invece, hanno visto ridurre al minimo la possibilità di pianificare il futuro d’impresa in base ai flussi di lavoro. 

“Fare impresa in un Paese in cui un lavoratore costa all’azienda quasi tre volte il netto percepito ha inevitabilmente diverse ricadute negative, tra cui: non garantire stipendi equi ai lavoratori; non mettere l’imprenditore in condizione di circondarsi della forza lavoro realmente necessaria e favorire il lavoro “in nero” - afferma Andrea Penzo Aiello, Presidente di Veneto Imprese Unite –. Per arginare la crisi lavorativa che stiamo affrontando, principalmente nei giovani, bisogna quindi riflettere sull’utilità di un eccezionale abbattimento del costo del lavoro. Per farlo Veneto Imprese Unite propone una “riduzione del cuneo fiscale, così come già previsto dall’ipotesi di Manovra Finanziaria 2021 per il Sud e per gli Under 35. Iniziativa da allargare a qualsiasi tipologia di settore, senza alcuna distinzione di età o zona geografica”. Negli ultimi mesi, infatti, Veneto Imprese Unite ha avuto costanti e proficui colloqui trasversali con importanti esponenti dei principali partiti al Governo per cercare di portare le proprie istanze a Roma.

“Non si può negare il fatto che il motivo per il quale non si trovano più persone disposte a lavorare nei bar e nei ristoranti durante i mesi estivi, così come per tanti altri ruoli e settori, è il Reddito di cittadinanza che ormai troppo spesso dà al potenziale lavoratore un’alternativa di guadagno “meno faticosa” – sottolinea Penzo Aiello – Al contempo, però, trova del vero anche la polemica nei confronti di tutte quelle aziende che approfittano di stage a retribuzione minima, scoraggiando così chi cerca attivamente un lavoro. Per ovviare a questo problema, i fondi per il Reddito di cittadinanza andrebbero immediatamente “dirottati” sulle aziende per far sì che prendano in carico nuove persone da formare ed inserire in organico. Tali fondi, sommati al salario minimo già previsto per uno stage (450 euro), garantirebbero al singolo lavoratore un compenso onesto (circa 1.300 euro) tanto da permettere alle aziende di non dover sborsare cifre altrimenti difficilmente concedibili”. Il periodo di stage, in costanza di beneficio del Reddito di cittadinanza, per Veneto Imprese Unite potrebbe quindi essere previsto per una durata limitata di 6 mesi (come uno stage “ordinario”), al termine del quale l’azienda sarebbe vincolata, salvo interruzioni per comprovata giusta causa, all’assunzione del dipendente precedentemente formato. Qualora quest’ultima fosse persino a tempo indeterminato, si potrebbero poi garantire degli sgravi sui contributi del lavoratore in questione. “Con questo provvedimento sarebbe più facile tornare a convogliare i ragazzi nella filiera dell’ospitalità e del commercio”, sottolinea Aiello.

Infine, per Veneto Imprese Unite va rivista la cassa integrazione in deroga rendendola uno strumento ordinario. “Garantire a tutte le aziende un accesso snello alla CIGD, senza burocrazia ed accordi sindacali difficili da realizzare per le aziende più piccole, aiuterebbe gli imprenditori a tenere in organico tutto il personale formato ed essenziale per la quotidianità, tutelando di contro il lavoratore in momenti di calo di lavoro”.

 


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