Rapporto scuola-lavoro: "Servirà un decennio per invertire il trend"
A parlare Mario Bertolo, attivo da oltre vent'anni nei collegamenti scuola e mondo del lavoro. "Ancora troppo ampio il divario con i paesi europei".
CASTELFRANCO – Dopo il rinnovato appello della Confartigianato nella ricerca di operai specializzati e tecnici, interviene Mario Bertolo, esperienza ventennale nel mondo scuola-lavoro e da 5 anni vice-coordinatore dell'ITS (istruzione tecnica superiore) Meccatronico di Vicenza, sede di Montebelluna – Castelfranco, dove si occupa degli stage in azienda degli studenti che seguono il corso biennale post-diploma.
In uno scenario economico in cui i giovani tendono a snobbare gli istituti professionali e tecnici, Bertolo individua le cause che hanno portato a ciò nelle riforme del mondo scolastico operate dai ministri Letizia Moratti (2006), Mariastella Gelmini (2008) e dalla “Buona scuola” di Matteo Renzi (2015), riforme che hanno impattato negativamente nei confronti degli istituti tecnico-professionali, rendendoli inoltre meno appetibili per la platea dei giovani studenti. “Oggi raccogliamo i cocci di quelle riforme e quindi, considerando l'invecchiamento della popolazione attiva, il calo demografico, l'allontanamento dai percorsi scolastici tecnico-professionali, la situazione è molto preoccupante se non drammatica”.
Le previsioni di Bertolo non sono ottimistiche, ma c’è tuttavia uno spiraglio: “In questa situazione, anche se per invertire il trend servirà almeno un decennio, scuola- aziende-categorie imprenditoriali devono fare "sinergia" mettendo le basi per un futuro più roseo. Il percorso ITS rappresenta una "eccellenza" in quanto offre agli studenti diplomati che non se la sentono di proseguire con l'università ma allo stesso tempo non vogliono andare subito a lavorare, di proseguire un percorso biennale di crescita professionale teorica e pratica tra scuola e azienda che nel 98% dei casi si conclude con un contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle migliori aziende del nostro territorio”.
Tuttavia, è ancora troppo ampia la distanza con le altre grandi economie europee: “In Italia gli ITS interessano meno di 30mila studenti, quando negli altri paesi europei, come Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia, sono coinvolti dai 200 ai 300mila studenti in ognuna di queste nazioni”.