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29 novembre 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Il turismo prima e dopo il Covid

Tra selfie e groufie, i turisti cercano ristoro e divertimento vicino a casa, nei luoghi di prossimità

| Michele Zanchetta |

| Michele Zanchetta |

naturalmente guide

PIEVE DI SOLIGO - Ha influenzato numerosi aspetti della nostra vita, dalla sfera personale alla società, durante la pandemia abbiamo scoperto come molte abitudini e consuetudini scontate siano state velocemente ridiscusse. Ne abbiamo parlato con Marta Meneghini di Naturalmente Guide, l’associazione che accompagna i turisti in escursione tra colline e Prealpi.

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Da anni portate i turisti alla scoperta delle bellezze del territorio, siete quindi un osservatorio privilegiato per capire i cambiamenti sociali.

Da quando abbiamo cominciato la nostra attività, abbiamo notato notevoli variazioni, sotto diversi aspetti, nel prima e nel dopo Covid. Sono cambiate molte cose, sia nella tipologia di turista che nei suoi desideri di scoperta. Abbiamo imparato a coinvolgerli in nuove attività, ma è stata una conseguenza della mutata domanda turistica.

 

Parlami del prima…

La maggior parte delle volte il tipico turista era un appassionato, che si concentrava sulla conoscenza del paesaggio ma anche della storia. Era un turismo di nicchia, fortemente motivato e camminatore, che già conosceva l’ambiente, ma voleva approfondire. C’erano italiani, ma anche stranieri, in maggior parte europei e americani.

 

Come sono cambiati i turisti dopo il Covid?

Si è allargata la platea, ora intercettiamo anche famiglie e giovani oltre agli appassionati. Sono turisti che un tempo si spingevano in prevalenza verso le Dolomiti, mentre ora hanno scoperto il turismo di prossimità tra colline e Prealpi. Sono locali, in prevalenza dal Veneto centrale, ovvero dalle province di Treviso, Padova e Venezia, ma negli ultimi tempi abbiamo notato un ritorno degli stranieri, in particolar modo centro e nordeuropei.

 

Come è avvenuta questa scoperta?

La voglia di uscire, di fare qualcosa verso la fine della pandemia ma non necessariamente spostandosi molto da casa. Stare in compagnia all’aperto, cercando idealmente di allontanarsi dalla reclusione forzata. Una riscoperta per molti, ma soprattutto una rivelazione per tantissimi, che hanno mutato atteggiamento verso il mondo che li circonda, specialmente quello della Natura, non più alla periferia della loro esistenza.

 

E’ mutata anche la vostra offerta turistica?

E’ più variabile, ora le persone vogliono esperienze totalmente immersive, che non si limitino al solo camminare. Noi eravamo già in quella direzione, ma la pandemia prima ha bloccato tutto e poi fatto partire con estremo vigore il mercato del turismo naturalistico. Vogliono imparare mentre si muovono, sia in campo gastronomico che culturale, e lo vogliono con sempre maggiore intensità: se vuoi essere in linea con la domanda, bisogna che l’offerta sia adeguata e ben strutturata.

 

Come può cambiare un’offerta naturalistica?

Unendo esperienze differenti, spesso apparentemente non allineate. Organizzando addii al celibato o al nubilato con una camminata insieme nella natura, magari facendo tappa in una cantina a degustare del vino, o in un agriturismo per assaggiare pietanze uniche e casalinghe. O accompagnando le famiglie a visitare chiese abitualmente chiuse o musei non conosciuti dal grande pubblico.

 

Mi ricorda il concetto, tutto italiano, di museo diffuso, cosa ne pensi?

Certamente, l’Altamarca è un territorio ricco di bellezze naturali e artistiche, che per lungo tempo sono state dimenticate o hanno sofferto il fascino delle grandi città o delle Dolomiti, invase dai turisti. Ora le persone stanno scoprendo i piccoli tesori locali, i posti unici che non tutti conoscono. Vogliono essere tra i primi a passarci e lasciarci un segno.

 

In modo virtuale…

I social network hanno avuto un’esplosione, con la nostra attività abbiamo notato come dopo il COVID si siano moltiplicati i selfie o i groufie (le foto di gruppo) nei luoghi che portavamo a visitare. La voglia di mostrare le nostre nuove conoscenze, scoperte e conquiste ci proietta nella dimensione della comunicazione: i nostri contatti su internet sanno quasi in tempo reale dove siamo e cosa facciamo, li spingiamo a provare le nostre stesse sensazioni e visitare i nostri stessi luoghi.

 

Quale è il dato più sorprendente?

Si è ampliata la richiesta di aziende che vogliono fare Team Building, ovvero rafforzare il gruppo di lavoro in ambienti esterni a quello lavorativo. Incontriamo sempre più richieste in questo senso, è un dato interessantissimo per comprendere l’evoluzione del mondo del lavoro, ma anche un motivo di soddisfazione per noi, vuol dire che accompagnare le persone nella natura è come curarle, le aiuta a stare meglio e relazionarsi con gli altri.

 

Come sono i turisti in questo periodo?

C’è molta partecipazione emotiva, ma anche molta più incertezza, fenomeno ravvisato anche dai comparti della ristorazione e alberghiero. Capita più spesso che le prenotazioni vengano fatte o cancellate all’ultimo, o che ci richiamino per informazioni maggiori rispetto a quelle che sono riportate sul sito internet. Le persone sono più apprensive e impiegano del tempo ad immergersi nella natura che li circonda.

 

Come vi comportate in questo caso?

Cerchiamo di metterli a loro agio e ci conforta che alla fine si rilassino, che sentano gli effetti positivi del camminare e dello stare all’aperto in compagnia. Siamo anche conduttori di terapie forestali, con un approccio medico e scientifico selezioniamo i tipi di boschi e conduciamo i gruppi, immergendoli nel profumi e nelle essenze, nei colori e nei suoni che sono tipici della Natura. Questa esperienza non soltanto allena il fisico, ma permette alla mente di riposarsi e ricaricarsi, lontano dai travagli della quotidianità.

 


| modificato il:

Michele Zanchetta

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