LEGA E PDL SI SPACCANO SUL "SALVA-PROVINCE"
Gli "azzurri", contro il Carroccio, benedicono il taglio di Monti
| Mauro Favaro |
TREVISO – «Abbiamo sempre guardato all’abolizione delle Province come una cosa da fare e ora, mentre si attende una riforma costituzionale che sarà lunga, troviamo la formula individuata da Monti e inserita nella manovra come una cosa assolutamente condivisibile». A parlare stavolta non sono i “ribelli” del Pdl, ma il coordinatore provinciale in persona, il senatore Maurizio Castro, che così annuncia il voto contrario dei suoi 5 consiglieri “azzurri” al documento “Salva-Province” dell’Upi regionale, presieduta da Muraro, che verrà discusso nel mega consiglio urgente che mercoledì riunirà al Sant’Artemio tutti e sette i consigli provinciali veneti.
Quanto basta per far saltare i numeri della maggioranza lasciando la Lega da sola e, di fatto, dando il benservito a Muraro e company che, stando alla ricetta Monti, dovrebbe essere sostituito da un “sindaco dei sindaci”, chiamato a presiedere un consiglio formato da altri dieci primi cittadini della Marca. Quando accadrà? Questo, dopo il dietrofront del governo sulla scadenza del 30 aprile prossimo, lo deciderà il Parlamento.
La rottura tra Pdl e Lega non è mai stata così evidente. Con il primo pronto a lasciare da sola la seconda, anche se da sola in piedi non ci può stare. «Quando eravamo assieme avevamo orientamenti diversi, ma questi confluivano in una mediazione, mentre adesso abbiamo libertà di espressione – spiega il senatore quella che sembra una rivoluzione copernicana – la formula intermedia che prevede la definizione della Provincia come ente di secondo livello, con un “sindaco dei sindaci” per garantire rappresentanza democratica e razionalizzazione amministrativa, ci è sempre parsa equilibrata e quindi, partendo da una base assolutamente condivisa, non ci può essere indicazione più chiara».
Insomma, pur con altre parole, in linea con l’”eretico” Gentilini. «Quello che fa Muraro – aveva tuonato lo Sceriffo – lo può fare un sindaco». «Gentilini ha capito che i trevigiani temono per i loro risparmi e che ora vedono il provvedimento di Monti come l’unica forma in grado di salvaguardarli – analizza Castro – e si sa che lui ha uno stetoscopio sensibile alle paure dei trevigiani».
Sipario sul Sant’Artemio, quindi. Dietro al quale ci saranno un bel po’ di disoccupati di lusso. A cominciare da Muraro, certamente, ma anche il vicepresidente dello stesso Pdl, Floriano Zambon. «Muraro potrebbe puntare a un seggio in Parlamento nel 2013 e a Zambon ho sempre detto che lo vedrei come uno spettacolare consigliere regionale – prevede Castro – poi le persone di qualità avranno certamente altri modi per esprimere la propria passione per la cosa pubblica».
Previsioni a parte, il Carroccio non l’ha presa affatto bene. «Questa è la coerenza che hanno questi signori, dopo che nemmeno un anno fa hanno pregato in tutti i modi di fare l’alleanza con noi – contrattacca il segretario della Lega, Gianantonio Da Re – ma non faranno saltare nulla, perché Castro vale poco o niente. Anzi, il Pdl non è più niente: abbiamo visto cosa hanno fatto a Belluno (sfiduciando Bottacin, ndr) e non sorprendono più».
Ma il rischio, dopo il niet degli “azzurri”, è che per il Carroccio la mega convention a sostegno delle Province si trasformi in un boomerang. «Non vogliamo difendere la Provincia, ma le sue funzioni – precisa Da Re – che non mi si venga a dire che poi diamo sul groppone ai Comune la gestione di strade, istituti superiori e scuole professionali». Il Pdl, comunque, si dice compatto, pure a livello regionale. Tanto che la distinzione tra “ribelli” e “istituzionali” pare ormai solo un ricordo. «Da sempre pensiamo che la Provincia va trasformata in un consorzio di Comuni – taglia corto Franco Bonesso, sindaco di Trevignano e consigliere provinciale del Pdl mai sopra le righe – non ci riconosciamo nel documento dell’Upi e quanto previsto da Monti è il primo passo che condividiamo: se bisogna far sacrifici, la prima cosa da sacrificare è la Provincia».
Musica per le orecchie degli ex “ribelli”. «Con gioia vediamo che il nostro pensiero è tornato ad essere quello del Partito: mercoledì presenteremo un contro documento per sostenere riforme dell’architettura statale più incisive – annuncia Alessio De Mitri, “sernagiottiano” di ferro – rotta l’alleanza con la Lega? Per noi a livello amministrativo si va avanti con il programma». Cosa che, per la verità, appare piuttosto difficile.
«La riunione dei consigli provinciali veneti – prova a spazzare il campo Fulvio Pettenà, storico presidente del consiglio del Sant’Artemio – servirà per fare chiarezza e per dimostrare a tutti, attraverso i numeri di uno studio uscito dalla Bocconi tra l’altro presieduta proprio da Monti, che nei costi della politica le Province non sono per niente il male assoluto. Anzi, tutt’altro».
Un evento simbolico, insomma, per difendere le Province? L’obiettivo iniziale era questo. Ma poi è arrivata la presa di posizione degli “azzurri”. Anche se lo Zaia-boy, con alle spalle una vita politica spesa tra viale Battisti e il Sant’Artemio, non ci crede troppo. «In realtà non penso che il Pdl voti contro un documento che ribadisce l’importanza amministrativa delle Province, andando di conseguenza a sostenere le sforbiciate di Monti – rivela il dominus di Quinto che alle ultime regionali è arrivato a un passo da palazzo Balbi – forse i tre cosiddetti “ribelli” del Pdl, ma questi sono distinguo che vedo solamente a Treviso».
La Lega, insomma, ostenta sicurezza e non teme di restare da sola né, tantomeno, di finire sotto nella conta dei voti, che significherebbe suonare il de profundis delle Province proprio nella pancia del Sant’Artemio. I giochi, però, sono aperti.
L'opposizione, dal canto suo, con il Pd in testa, è pronta ad affossare il documento "Salva-Province". Tutti voteranno contro. Tutti tranne Sinistra ecologia libertà. Non per dare una mano alla Lega, chiaro, ma per sottolineare che non è possibile la sforbiciata alle Province inserita nella manovra Monti senza una vera riforma dell'architettura istituzionale. «Il taglio di questo ente è diventato un totem, ma non è vero che togliendolo si riducono i costi della politica: basti pensare che in un anno un solo consigliere della Regione costa quando tutto un consiglio provinciale – mette in chiaro Luigi Amendola, capogruppo di Sel al Sant’Artemio – per questo nel mega consiglio di mercoledì ci asterremo».
Al partito di Vendola, infine, non piace per nulla il nuovo consorzio di Comuni pensato da Monti. «Perché così rimangono le Province come struttura prefettizia, con tanto di presidente-podestà che arriverà dalle segreterie di partito, e in realtà si taglia solamente la rappresentanza e la si riduce la democrazia – conclude il consigliere – gli enti provinciali vanno rivisiti e fatti dimagrire, certo, ma non sono questi i veri costi e privilegi della politica».