153 candeline per l'Esercito Italiano
L'8 maggio cerimonia a Padova per ricordare la costituzione dell'Esercito
| Julia Gardiner |
PADOVA - Sono passati 153 anni da quando, il 4 maggio 1861, l’allora Ministro della Guerra del Regno d’Italia, il Generale Manfredo Fanti, firmava il decreto con il quale veniva stabilito che da quel momento in poi il Regio Esercito avrebbe dovuto “prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l’antica denominazione di Armata Sarda” e facendo confluire i vari eserciti degli Stati preunitari in un unico Esercito Italiano. Si ridava, così, alla Penisola, dopo secoli di separazione e lotte fratricide, uno strumento di difesa comune dal forte valore identitario, che durante la terza guerra d’indipendenza, le guerre coloniali, i due conflitti mondiali e la guerra di liberazione, avrebbe, poi, pagato un alto tributo di sangue per preservare alle generazioni future un’Italia unita, libera e democratica.
La ricorrenza sarà celebrata in tutta la Regione con sobrie quanto significative cerimonie all’interno di tutte le caserme della Forza Armata presenti sul territorio. In particolare, a Padova, la celebrazione del 153° anniversario della costituzione dell’Esercito Italiano, si terrà giovedì, con inizio alle ore 08.30, nelle suggestiva cornice del chiostro della caserma “Piave”, sede del Comando Forze di Difesa Interregionale Nord.
L’evento inizierà con la cerimonia dell’Alzabandiera alla presenza delle principali autorità civili e militari della città.
Il programma prevede la resa degli onori da parte di un picchetto in armi del 32° Reggimento Trasmissioni, allo storico gonfalone dell’Università degli studi di Padova, unico ateneo italiano decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, la lettura dell’Ordine del giorno del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e, in conclusione, l’allocuzione del Generale di Corpo d’Armata Bruno Stano, Comandante del Comando Forze di Difesa Interregionale Nord.
I festeggiamenti per il “compleanno” dell’esercito assumono quest’anno un sapore speciale, in coincidenza con l’anno di inizio delle celebrazioni, in Italia come nel resto del mondo, per il Centenario della Grande Guerra, nella quale l’Esercito ebbe un ruolo preponderante e decisivo, tanto che il Gen. Cadorna e il Gen. Diaz, ricordati da tutti come uniche guide militari del confitto, in realtà erano a capo unicamente della componente terrestre delle Forze Armate.
E così si non può non tornare alla mente la storia di quel conflitto, combattuto in un’estenuante guerra di trincea sul fronte alpino, nella guerra bianca, e lungo l’Isonzo, nel corso delle undici battaglie omonime, tra l’attacco col fosgene sul Monte San Michele e la presa italiana di Gorizia, l’avanzata sull’altopiano della Bainsizza e il Monte Ermada, l’ultimo baluardo che l’esercito italiano non riuscì mai ad espugnare, con la Dodicesima ed ultima battaglia che segnò, invece, la sconfitta di Caporetto nell'ottobre 1917.
Le eroiche battaglie d'arresto sul Piave e sul Grappa (10 novembre - 4 dicembre) tamponeranno poi la falla e nel 1918 il Piave (15-24 giugno) e Vittorio Veneto (24 ottobre - 4 novembre) segneranno l’ora della vittoria definitiva.
Alla fine del conflitto le statistiche conteranno 4.000.000 di mobilitati, circa 650.000 caduti e 1.500.000 di feriti e invalidi.