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30 novembre 2024

Treviso

NUOVE PROVINCE, ADESSO SI PENSA A DIVIDERE IL VENETO IN 4 MACRO-ENTI

Più l'area della città metropolitana di Venezia

| Mauro Favaro |

| Mauro Favaro |

NUOVE PROVINCE, ADESSO SI PENSA A DIVIDERE IL VENETO IN 4 MACRO-ENTI

TREVISO – L'idea di partenza non è quella di risolvere tutto accorpando le Province di Treviso e Belluno così come quelle di Padova e Rovigo, fatte saltare dai criteri dettati dal governo Monti (minimo 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati). Bensì quella di dividere il Veneto in quattro grandi fette, oltre l'area di Venezia destinata a diventare città metropolitana, dando vita ex novo a 4 macro-Province. Con tanti saluti ai confini degli attuali 7 enti, compresi quelli di Verona e Vicenza, in teoria non toccate dalla spending review studiata a Roma.

Si inizierà a trattare sulla base di questa ipotesi nella conferenza Regione-autonomie locali che si riunirà per la prima volta giovedì e che lavorerà per tutto il mese di agosto. “Non lavoriamo per sopravvivere – spiega Leonardo Muraro, che ieri a Verona, assieme ai presidenti delle Province della Lombardia e del Piemonte ha annunciato lo sfratto dalle strutture provinciali ai rappresentati dello Stato per i quali Roma non verserà più l'affitto – ma per realizzare un progetto organico basato su logiche territoriali”.

Questa volta, insomma, niente ferie. Dopotutto, però, bisogna far presto. Perché il provvedimento del governo dovrebbe approdare in Parlamento nelle stesse settimane. Ma, soprattutto, ci sono un sacco di servizi ai cittadini ora gestiti dalle Province che in autunno vanno riorganizzati. “Basta pensare all'organizzazione del trasporto pubblico locale, in particolare a quello a servizio delle scuole – elenca infuriato quello che con ogni probabilità sarà l'ultimo presidente della Provincia di Treviso – per non parlare poi del controllo pubblico sulle tariffe per la raccolta dei rifiuti”. Due esempi. Ma non gli unici nodi.

“La riforma del lavoro dice che non si possono fare contratti a tempo determinato con la stessa persona se non a distanza di 90 giorni l'uno dall'altro, altrimenti rientra nell'organico dipendente – aggiunge – ma i nostri professori dei centri di formazione, come tutti, hanno sempre finito il contratto a luglio e iniziato di nuovo a settembre, mentre con le nuove regole dovremmo attendere novembre, altrimenti rientrerebbero nella nostra pianta stabile, ma a quel punto la scuola è ben che iniziata”. Insomma, un caos. “Più che un caos – conclude Muraro – è un disastro”.

 


| modificato il:

Mauro Favaro

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