REFERENDUM: CASTRO VS ZAIA
Continua la querelle fra il senatore del Pdl e il governatore del Veneto. Il primo accusa il leghista di tradimento e opportunismo
| Laura Tuveri |
TREVISO - Luca Zaia, come probabilmente molti altri leghisti, visto l’alta affluenza alle urne domenica e lunedì scorsi, ha votato quattro sì ai quattro quesiti referendari. Interpellato dall'Ansa all'uscita del seggio di Refrontolo, Zaia (in foto) ha ribadito quanto aveva promesso nei giorni scorsi. Se il sì ai quesiti su acqua e nucleare potrebbe non stupire, la posizione del Governatore sul nucleare è sempre stata chiara (sebbene da ministro ha votato a favore del ritorno all'atomo), quanto la sua propensione per l’energia alternativa, forse potrebbe stupire la scelta di voler abrogare il legittimo impedimento.
Il presidente della Regione rispondendo alla domanda del giornalista dell’Ansa sul legittimo impedimento ha detto che “se riguardasse me preferirei avere una corsia preferenziale che sveltisse ogni procedimento. Non ritengo giusto che chi amministra resti magari per molto tempo con la spada di Damocle sulla testa di qualche avviso di garanzia per poi avere dopo anni l'assoluzione con formula piena. Un provvedimento quest'ultimo non raro per gli amministratori, che può scattare per un esposto qualsiasi”.
Zaia è, dunque, per un rapido procedimento giudiziario così chi governa può, se innocente, dimostrarlo quanto prima e tornare ad occuparsi ad amministrare il paese. La presa di posizione di Luca Zaia non è affatto piaciuta agli alleati del Pdl, in particolare al senatore trevigiano Maurizio Castro, membro del coordinamento provinciale del partito. Il coordinatore azzurro accusa Zaia di “opportunismo” per i suoi sì. Da questa accusa l’ex ministro si difende dicendo di avere fin da subito espresso le sue opinioni sui temi referendari, in particolare, sui quesiti ambientalisti, in coerenza col suo credo ambientalista.
Castro va già duro e accusa il governatore Zaia di scarsa lealtà verso il governo di cui lo stesso Zaia ha fatto parte fino all’anno scorso. La Lega, come del resto il Pdl, aveva lasciato libertà di voto ai propri elettori. E Zaia ha colto questa opportunità, non sentendosi, quindi, un traditore, ma solo uno che sta in mezzo alla gente e che ama ascoltarne i bisogni. Molti elettori di centrodestra, fa notare il governatore, sono andati a votare per abrogare delle leggi che non piacevano, pur non avevendo per questo l’intento di bocciare l'operato del governo. Del resto lo stesso leader dell’Italia di Valori, Antonio Di Pietro, promotore dei referendum, aveva invitato a non mettere etichette politiche al voto. E forse è stato anche questo il motivo del successo.