Referendum trivelle, alle 19 affluenza al 23,48%
Nella Marca 820 seggi aperti
Alle 19, l'affluenza alle urne per il referendum sulle trivellazioni in mare è stata del 23,48%. A riportarlo il sito del ministero dell'Interno. Il dato riguarda tutti gli ottomila comuni italiani.
Con una percentuale media del 33,26%, alle 19 è stata la Basilicata la regione italiana che ha registrato la più alta affluenza, seguita dal Veneto, con il 28,58%, e poi dalla Puglia, con il 28,28%. A Matera la percentuale è del 34,20%, ed è la provincia italiana che registra l'affluenza più alta in Italia, seguita da Lecce con il 33,79%. A Potenza, invece, la percentuale è del 32,77%.
La Basilicata è tra le regioni che hanno proposto il referendum ed è anche la regione italiana che offre il maggiore contributo al fabbisogno energetico nazionale con i giacimenti su terraferma della Val d'Agri, dove peraltro, a seguito dell'inchiesta di Potenza, la produzione è stata fermata.
Con una percentuale media del 17,56%, la Campania alle 19 è stata invece la regione italiana che ha registrato l'affluenza più bassa. Le altre regioni che hanno registrato una percentuale inferiore alla media nazionale sono: Calabria (18,15%), Trentino Alto Adige (19,01%) e Sicilia (19,50%).
"A chi chiede come mai non twitto sul #Referendum17aprile: rispetto fino all'ultimo il silenzio elettorale. Dirò la mia alle 23, da P.Chigi" ha scritto su Twitter il premier Matteo Renzi.
Trivelle: il giorno del referendum
Nonostante il silenzio che la legge imporrebbe nella giornata che precede qualsiasi voto, la vigilia del referendum sulle concessioni è stata caratterizzata dalla riproposizione delle polemiche dei giorni scorsi. Da una parte il premier Matteo Renzi, in una intervista ai Quotidiani Nazionali, pur non ripetendo l'invito al'astensione ha fatto intendere il suo giudizio contrario al quesito; dall'altra chi ha promosso o appoggia la consultazione ha esortato a recarsi alle urne soprattutto per "mandare a casa Renzi" o indebolirlo a livello interno al suo partito.
"Non è un referendum politico, non si vota sul governo - ha detto Renzi - Si vota sul futuro energetico del Paese e sul destino di 11mila lavoratori", e "poiché il riscaldamento di inverno ci serve e non andiamo a lavorare in monopattino, sarà bene che l'Italia sfrutti tutte le risorse di cui dispone. Le alternative sarebbero le petroliere russe e arabe, che inquinerebbero anche di più i nostri mari". Sul fronte opposto quella specie di nuovo Partito della Nazione che Renzi ha coagulato contro di sé e che fa le prove generali in vista del Referendum di ottobre sulla riforma Costituzionale: non a caso anche il "Comitato per il no" alla riforma, sta facendo campagna per il sì al referendum. A fianco di Rodotà e Zagrebelski ecco Renato Brunetta che invita a votare per "mandare a casa Renzi". E non importa se nel 2011 invitò ad astenersi sui referendum sul nucleare e l'acqua pubblica.
Il quorum dunque. M5s oltre a invitare a votare, suggerisce di andare la mattina. Infatti è statisticamente provato che se a mezzogiorno viene superata una certa percentuale di votanti poi il quorum viene raggiunto perché tutti sono indotti a recarsi al seggio. In ogni caso l'invito a non votare formulato dal premier nei gironi scorsi "è segno di debolezza" per Ignazio Marino e Francesco Storace. Si presenterà al seggio per votare sì anche Gianni Cuperlo, leader della minoranza interna del Pd, così come il governatore della Puglia Michele Emiliano, promotore del referendum. Anche Susanna Camusso, ha invitato a recarsi alle urne anche se non ha spiegato come voterà.
C'è anche chi parla del contenuto effettivo del referendum, naturalmente pro e contro. Voterà sì Giorgia Meloni, "per la difesa del nostro mare", mentre Francesco Boccia, che pure nel Pd è all'opposizione di Renzi, boccia il quesito che "sta mettendo in discussione la funzione industriale" del Paese, "con l'Eni trasformato in un nemico da abbattere".
Anche la Cei, che nel 2005 sotto la guida del card Ruini cavalcò l'astensione nel referendum contro la legge 40, oggi invita a votare. Mons Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasco e apprezzato teologo, non ha dubbi: Tra i vescovi mi sembra che ci sia un invito generale a partecipare al voto. Lavarsene le mani di fronte a quesiti che riguardano in maniera così profonda il nostro futuro mi sembra sia una forma di ipocrisia".
In attesa delle 23 di questa sera, quando si chiuderanno le urne e si saprà se il quorum è stato raggiunto, Michele Emiliano abbassa l'asticella: "Se voteranno in 10 milioni sarà stato un successo". Una cifra lontana dai 25 milioni del quorum, ma una base per costruire un progetto politico alternativo a Renzi, specie in vista del referendum di ottobre quando il quorum non sarà necessario.