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28 marzo 2024

Cronaca

Riaperture, estate e mascherine: cosa dicono gli esperti

Le opinioni degli studiosi interpellati dall'Adnkronos Salute

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Riaperture, estate e mascherine: cosa dicono gli esperti

ITALIA - Tutta Italia zona gialla da oggi, riaprono anche le palestre, e gli occhi sono puntati sull'estate, su come sarà, con le vaccinazioni anti Covid che hanno raggiunto quasi 31 milioni di dosi somministrate. Tra i temi anche l'utilizzo della mascherina e il momento in cui sarà possibile non usare più il dispositivo di protezione. Attenzione all''effetto giallo', colore che caratterizza da oggi l'intera penisola. "Con le riaperture è possibile anche una nuova crescita della curva dei contagi, se non ci saranno le necessarie cautele" avverte Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano, che all'Adnkronos Salute spiega: "Abbiamo conosciuto molto di questo virus in poco tempo, ma ci può ancora sfuggire, ritengo che sia fondamentale cautela, sistematicità e progressione nelle aperture". Serve attenzione, precisa Pregliasco, "perché è possibile che ci possa essere non una nuova ondata ma, più probabilmente, un'onda di risalita dei contagi".

 

E' matematico "con le riaperture - spiega ancora - aumentano i contatti e quindi la probabilità di incontrare una persona positiva al virus. Secondo i dati di ieri i positivi, in Italia, erano 281mila. Questo vuol dire che, come minimo, considerati quelli non identificati, sono almeno il doppio. Quindi c'è oltre mezzo milione di persone positive che è possibile incontrare con la maggiore mobilità. E' possibile anche che un vaccinato possa essere positivo e possa mantenere una catena di contagio". Per tutte queste ragioni "si potrà vedere, dunque, un lieve rialzo della curva, in funzione della progressione delle aperture, conseguente al numero dei contatti anche se, fortunatamente, non ci sarà la stessa proporzionalità sui casi gravi grazie ai vaccini", dice Pregliasco, invitando a non abbandonare le misure di protezione - distanziamento, mascherina, igiene - "questo permetterà di avere gradualmente maggiori libertà". L'arrivo del caldo e della bella stagione fa sperare, come è successo l'anno scorso, in una tregua dal virus. Ma "il caldo da solo non basta, come vediamo per i tanti Paesi dove, nonostante le temperature elevate il virus circola perché i contatti sono tanti. Il clima non è un parametro che da solo basta" spiega ancora Pregliasco. "In estate è la minore umidità il parametro che gioca il ruolo maggiore, non il calore in sé. E sono d'aiuto tutte le condizioni, proprie della bella stagione, che riducono il rischio di contatti ravvicinati e contagi: più vita all'aria aperta, scuole chiuse, riduzioni delle occasioni di contagio in luoghi chiusi". Via le mascherine all'aperto da metà luglio? "Mi sembra realistica come previsione. Oggi invece sarebbe presto". Parola di Andrea Crisanti. Il virologo vede come "plausibile" la data suggerita dal presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l'emergenza Covid, Franco Locatelli, per poter affrontare il tema, molto sentito dalla popolazione, di un allentamento sul fronte delle protezioni individuali, con l'estate che si avvicina. Quando potremo abbandonare le mascherine, spiega all'Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova, "dipende da quante persone si vaccinano". E in Italia il numero di persone immunizzate cresce in questa fase a ritmo sostenuto. Sono stati somministrati oltre 30 milioni di vaccini, e più di 10 mln di connazionali hanno un'immunizzazione completa. Ma per Crisanti questi numeri non bastano ancora: "E' presto per parlare di allentare le regole sulle mascherine - precisa - perché mi sembra ancora bassa questa soglia" di vaccinati, "visto che non siamo neanche a metà popolazione coperta. Ci vuole ancora del tempo e pensare che il momento giusto per togliere le mascherine arrivi a metà luglio mi sembra abbastanza realistico".

 

L'Italia tutta in zona gialla, il numero di morti Covid che tocca punte minime, le più basse del 2021. "Cosa ci dicono questi dati? Ci fanno pensare che ciò che è stato fatto fino ad adesso è corretto", ammette il virologo, che è sempre stato fra gli esperti più cauti. E infatti, alla domanda se la pandemia si possa dire archiviata e si possa spingere definitivamente sulle aperture, puntualizza: "Per quel che riguarda il futuro, non so. Il futuro è difficile da decifrare. Che il coronavirus Sars-CoV-2 diventerà endemico penso che non ci siano dubbi. In alcuni Paesi lo è diventato. In altri non c'è per niente come l'Australia, la Cina, la Nuova Zelanda, e penso che questi Paesi cercheranno di non farlo diventare endemico sui loro territori. E' ancora presto per definire il futuro, vedremo come procedono le vaccinazioni". C'è chi rimanda, chi è spaventato dal singolo vaccino, chi non è convinto, chi non lo vuole fare, chi non ci pensa. Sommate le varie classi d'età, i numeri di chi non si è ancora prenotato per la vaccinazione anti-Covid non sono bassi. "Ma c'è una parte di persone che il vaccino non lo vuole fare e una parte che semplicemente non si è collegata al portale per prenotarlo. Se non si mettono in moto i medici di famiglia, non si avrà una pressione capillare. Vanno coinvolti al più presto" ribadisce il virologo, guardando ai dati di chi un appuntamento per il vaccino non lo ha ancora fissato, oltre un milione fra i 60-69enni secondo quanto riporta oggi il 'Corriere della Sera'. "Il nodo non è i no vax, perché molti non lo sono e non è questo il motivo per cui non hanno fissato il vaccino - dice all'Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova - Penso a mia suocera che non sarebbe riuscita a prenotarlo da sola, se non fosse stato per mia cognata. In generale, ci sono persone che hanno bisogno di aiuto, altre di essere indirizzate, motivate. E i medici di famiglia possono contribuire e avere un ruolo cruciale in questo". "Sicuramente da questa seconda ondata" di coronavirus "siamo praticante fuori" dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.

 

"Di accessi in ospedale ora ce ne sono talmente pochi che in pratica gli ospedali devono svuotarsi dei casi presi in carico nei mesi precedenti. Quindi la seconda ondata la stiamo mettendo completamente alle spalle. Adesso però - avverte Bassetti - si deve fare di tutto entro ottobre, quando avremo certamente dei nuovi casi perché questo virus, lo abbiamo imparato, ha un andamento stagionale, per arrivarci con la popolazione più debole vaccinata al 100%". "L'immunità di gregge - ricorda l'infettivologo - ci dice che dobbiamo arrivare al 70% della popolazione generale vaccinata. Va bene se arriviamo al 70% della popolazione generale, ma dobbiamo arrivare al 100% delle fasce a rischio. Su queste categorie dobbiamo fare una campagna per vaccinarli tutti, non possiamo permetterci di lasciarne fuori neanche uno. Li dobbiamo convincere. Bisogna tornare a parlare con questa gente". "Quella che secondo me è una grave mancanza del ministero della Salute - afferma Bassetti - è che una seria campagna informativa non sia mai stata fatta. Noi siamo arrivati fin qui che la gente si è vaccinata perché ha visto quel che è successo negli ospedali o per quel che ha letto sui giornali e basta. Ma non si è mai vista - sostiene - una campagna informativa fatta dal ministero che a spron battuto, con spot ogni sera ininterrottamente, spiegava l'importanza della vaccinazione. Così andava fatta, come negli altri Paesi. Bisogna parlare e spiegare a queste persone. Se si parla e si spiega molti si convincono. Alla fine può rimanere uno zoccolo duro" di non vaccinati "ma non più del 5%". Quanto all'uso delle mascherine, Bassetti osserva: "Per come è la legge oggi in Italia, se io turista vengo in Liguria e vado in spiaggia devo andarci con la mascherina perché è un luogo pubblico. Ma ci facciamo ridere dietro dal mondo! Non possiamo pensare di levarla come ha detto qualcuno ad agosto. Quando a giugno ci saranno 30 gradi andremo con la mascherina sul bagnasciuga?". "Tenere la mascherina all'aperto - sottolinea Bassetti - è una presa in giro per come la teniamo oggi. Vedo gente con le mascherine sotto il naso perché ha paura che gli facciano la multa e gente che cammina in luoghi sperduti con la mascherina che li copre completamente. Ma stiamo impazzendo? Dobbiamo uscire dalla logica dei divieti affinché - dice l'infettivologo - la mascherina non più obbligatoria diventi un presidio come tanti che coscientemente utilizziamo per difenderci dal virus. Non stiamo dicendo - chiarisce l'esperto - di levare la mascherina al supermercato o sul taxi o sull'autobus dove permane ancora il rischio e dovremo aspettare ancora un po'. Stiamo dicendo di levare la mascherina per chi va in spiaggia perché finiamo per essere ridicoli". "Uno Stato è tanto più forte e rispettato - sottolinea l'infettivologo - quanto è più capace di far rispettare le proprie regole e io penso che la mascherina in spiaggia sia una regola difficile da far rispettare. E' molto più serio dire 'la mascherina non è più obbligatoria ma mettetevela quando entrate in contatto con qualcuno', a questo punto diventa un consiglio e non più un'imposizione. Dobbiamo uscire da questa logica dell'imposizione".

 


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