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10 novembre 2024

Italia

Ruby contro i pm

''Violenze psicologiche per farmi accusare Silvio''

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

 Ruby contro i pm

MILANO - Dalle scale del palazzo di Giustizia di Milano, va in onda la protesta della giovane marocchina, Karima El Mahroug. Leggendo di un fiato un lungo testo, Ruby racconta la sua ''verità'', ''l'unica possibile'', attaccando stampa e magistrati che per colpire Berlusconi ''hanno ferito me'' e chiedendo di essere ascoltata come testimone nel processo che vede imputato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile.

"A 17 anni non sapevo nemmeno chi fossero i pm, non leggevo i giornali, a malapena sapevo chi fosse Berlusconi. Oggi ho capito che è in corso una guerra nei suoi confronti che non mi appartiene, ma che mi coinvolge, mi ferisce". Ruby se la prende anche con la stampa che "per colpire Silvio Berlusconi ha fatto del male a me. Parlo - aggiunge - di quei giornalisti che mi hanno violentato pubblicando le intercettazioni telefoniche che mi riguardavano. Le stesse persone che manipolando la verità mi hanno trasformato in quella che non sono: una prostituta".

Più volte, continuando a leggere, Ruby chiede di essere ascoltata dalle toghe. "La colpa della mia sofferenza è anche per quei magistrati che, mossi da intenti che non corrispondono a valori di giustizia, mi hanno attribuito la qualifica di prostituta, nonostante abbia sempre negato di avere avuto rapporti sessuali a pagamento e soprattutto di averne avuti con Silvio Berlusconi".

La ragazza attacca duramente i magistrati, rei di averle fatto ''pressione'' perché accusasse Berlusconi. Il loro atteggiamento investigativo "apparentemente amichevole" è progressivamente mutato quando e' stato chiaro il fatto che non avrebbe accusato il Cavaliere. "A quel punto - racconta - sono iniziale le intimidazioni subliminali, la violenza psicologica e l'invadenza di chi stava indagando. Una volta, non potendone più sono addirittura scappata dalla comunità di Genova. Sono rientrata convinta da un amico e di fronte alla pressione incessante dei magistrati ho ceduto: era più facile dire sì e raccontare storie inverosimili piuttosto che farmi angosciare o peggio fare accettare la verità che avrei voluto raccontare". Poi però si è resa conto "che a loro non interessava nulla di me".

Ammette e si dice dispiaciuta ''per aver mentito sulla parentela con Mubarak e di aver detto altre bugie sulle mie origini, ho giocato di fantasia perché il vecchio passaporto me lo ha permesso", afferma mostrando ai cronisti il suo vecchio passaporto. Soprattutto si dice pentita per aver raccontato tante bugie "anche a Silvio Berlusconi il quale, oggi sono sicura, si sarebbe dimostrato rispettoso e disposto ad aiutarmi anche se avessi detto la verità".

(Adnkronos/Ign)

 


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