Sanfiorese: Passione e amore per il ciclismo. Dal 1945
Dal ciclismo su strada al ciclocross: la Sanfiorese non si ferma. E figuriamoci! Non l’ha fermata nemmeno la pandemia…
| Claudia Borsoi |
SAN FIOR - Correva l’anno 1942 quando tra alcuni appassionati della due ruote, atleti sanfioresi militanti con la S. F. Conegliano, iniziò a farsi strada l’idea di creare un gruppo autonomo. Tre anni dopo, su iniziativa di Emilio De Marchi, Gino Tonon e Antonio Leiballi, lasciata la S. F. Conegliano, nasce la società sportiva Sanfiorese.
___STEADY_PAYWALL___
Da allora di strada ne è stata fatta: i primi atleti professionisti, l’organizzazione di gare a livello locale e nazionale, l’affiancamento al ciclismo su strada delle specialità ciclocross e mountain-bike, fino ad organizzare a gennaio 2023 i Campionati italiani giovanili di ciclocross, per la prima volta a San Fior e nella Marca Trevigiana. La società è oggi guidata da Gastone Martorel, già sindaco di San Fior, avvicinatosi alla Sanfiorese, come tanti altri genitori, tramite il figlio che da ragazzo aveva iniziato a praticare il ciclocross. Venticinque anni dopo da quel primo incontro con la Sanfiorese e con il figlio che ormai ha lasciato la società, Martorel – che ammette di non aver mai coltivato da giovane la passione per il ciclismo, scoperta invece da genitore - continua a guidare la società con il supporto di due vicepresidenti, Luigino Casagrande e Sara Pizzol, di un consiglio direttivo e dei direttori sportivi.
Presidente Martorel, siamo alla soglia degli 80 anni, qual è il segreto per una società sportiva così longeva?
«Il fascino del ciclismo penso sia l’elemento che ha alimentato e continua ad alimentare l’esistenza di questa come di tante altre società sportive. Per quello che mi riguarda, abbiamo sempre messo in primis il benessere e l’educazione dei ragazzi e devo dire che questo sta pagando. Noi facciamo la multi-disciplina: corsa su strada, ciclocross e mountain-bike. Fino a qualche anno fa il ciclocross e la mountain-bike contavano pochi ragazzi, ora sono le attività prevalenti».
Dal ciclismo su strada al ciclocross e alla mountain-bike: come è avvenuto il passaggio?
«Il gran salto c’è stato con i successi ottenuti da Filippo Fontana: probabilmente la sua vittoria dei Campionati italiani di ciclocross a monte Prat (era il 2016 nella categoria allievi e vestiva la maglia della Sanfiorese ndr) ci ha dato la forza per dire che il ciclocross è una disciplina che dobbiamo fare. Pur correndo di inverno e in qualsiasi condizione meteo, i ragazzi si divertono. Quando si entra nel gazebo, si sente proprio che c’è felicità. La competizione, sì, esiste, ma c’è un grande spirito di squadra. In questa disciplina sono le gambe, la preparazione e la testa a spingere alla vittoria, oltre a sapere adoperare bene la bici».
A gennaio avete organizzato ed ospitato a Castello Roganzuolo i Campionati italiani giovanili di ciclocross: come è andata?
«È stato un grande evento sportivo, che per un comune delle nostre dimensioni è ancor più grande. Quando abbiamo partecipato al bando di candidatura per ospitare i campionati, oltre a noi c’erano una società di Torino, una di Bologna e una di Roma. Eravamo dunque una piccola città, ma a livello societario c’erano tutti i parametri richiesti e questo ci è stato riconosciuto. Abbiamo avuto il sabato circa 200 concorrenti, oltre 500 la domenica, tutti i migliori giovani d’Italia di questa disciplina. Con accompagnatori e familiari sono state stimate in quel fine settimana circa 5mila persone. Abbiamo parcheggiato circa 120 camper. Un evento ben riuscito grazie anche alla collaborazione dei residenti e di chi ha messo a disposizione i terreni. Si è trattato di un evento meraviglioso, svoltosi in un’atmosfera fantastica, con sorrisi e complimenti arrivati da tutte le parti. Campionati a cui anche i nostri ragazzi hanno partecipato: Giorgia Pellizzotti ha conquistato il primo posto nella categoria allieve, mentre secondo posto della Sanfiorese nel team Relay».
“Passione e amore per il ciclismo dal 1945” è il vostro motto: passione che è condivisa sempre più da nuove leve?
«Certo. Cerchiamo di far conoscere questo sport a nuovi bambini e ragazzi. Con i vicepresidenti e con il direttore sportivo Marco Paludetti entriamo anche nelle scuole, di recente nella primaria di Anzano di Cappella Maggiore e in quella di San Fior, per proporre un paio d’ore di lezione sulla bici, su come ci si comporta quando si è su una due ruote e quali sono le discipline sportive che si possono praticare. Attualmente contiamo una cinquantina di ragazzi e di ragazze, dai 6 ai 16 anni, tra i nostri tesserati».
La recente pandemia come ha inciso, se ha inciso, sulla vostra attività sportiva?
«Noi non abbiamo mai fermato l’attività. Abbiamo perso due o tre gare di quelle che dovevamo organizzare. E siamo stati i primi, ad agosto 2021, ad organizzare, con tutte le restrizioni e tutti gli adempimenti burocratici e sanitari che erano previsti, una gara di ciclocross per i giovani, senza però pubblico. La pandemia ha portato molti ragazzi ad avvicinarsi alla mountain-bike e al ciclocross, probabilmente perché nei periodi di lockdown molti hanno riscoperto la bicicletta».
Cosa significa oggi tenere viva una società sportiva come questa?
«Ogni anno ci sono regole nuove e tutti lavoriamo gratuitamente per tenere viva la società. A volte responsabilità e burocrazia ti spingerebbero a mandare all’aria tutto ma, grazie anche ai tanti sponsor che ci sostengono e si rendono conto del lavoro enorme che c’è dietro, quando vediamo i ragazzi contenti e che non fanno parte di quelle frange che girano per strada rompendo vetri o imbrattando, ma che si applicano nello studio e anche nell’attività sportiva, ecco che abbiamo raggiunto l’obiettivo».
Prossimi obiettivi?
«Quest’anno faremo un anno con le solite gare e la gara nazionale di ciclocross a fine anno. Poi il prossimo vedremo cosa ci propone la Federazione ciclistica italiana: magari una gara della coppa del mondo!».