SCENDE LA NEBBIA E L'AEROPORTO VA IN TILT: IN UN GIORNO 16 VOLI SALTATI
Intanto i Lagunari hanno iniziato a pattugliare lo scalo
| Mauro Favaro |
TREVISO – Va bene la foschia, ma davanti a un nebbione anche il “Canova”, dove si può operare con almeno 300 metri di visibilità, deve alzare bandiera bianca. E così la bruma che per tutta la giornata di ieri è rimasta sospesa nella Marca è stata più che sufficiente a mandare in tilt lo scalo: sette atterraggi sono stati dirottati a Venezia e uno a Trieste, mentre cinque decolli sono stati cancellati, due spostati al “Marco Polo” e uno all'aeroporto di “Ronchi dei Legionari”.
I disagi avevano iniziato a farsi sentire già mercoledì sera, quando era stato cancellato il volo per Francoforte delle 21,30. I passeggeri sono rimasti a terra e non ci sono state comunicazioni per un paio d’ore sul loro destino, tanto che qualcuno ha chiamato il 133 e fatto intervenire addirittura la Polizia per venire a capo della situazione. Solo in tarda serata sono stati trasferiti all’aeroporto di Venezia.
Ieri mattina, invece, le cose non andavano neppure troppo male. Tra le 7.30 e le 10.55 i primi tre voli (da e per Cluj. Charleroi e Barcellona) sono riusciti ad atterrare e poi a decollare senza alcun problema. Da quel momento in poi, però, è iniziata una vera e propria giornata di passione per le centinaia di passeggeri in attesa dell'imbarco.
Il volo Ryanair proveniente da Brindisi, previsto per le 10.45, è arrivato con oltre un'ora di ritardo ed è ripartito addirittura 4 ore dopo l'orario annunciato. E quello che pochi minuti dopo arrivava da Bari, sempre Ryanair, è stato dirottato a Venezia, dove i velivoli possono muoversi anche alla cieca.
Stessa sorte è toccata ai voli Wizz Air e Ryanair provenienti nel primo pomeriggio da Praga, Kiev, Bucarest, Leeds (questo dirottato a Trieste) e Valencia. Con conseguente cancellazione dei relativi “ritorni” da Treviso (tranne quello per Leeds spostato a Trieste).
A metà pomeriggio una speranza: tra le 15 e le 16 il volo proveniente da Londra è regolarmente atterrato e decollato. Poi, però, quello da Sofia è stato dirottato a Venezia. Le cose sono tornate verso la normalità solamente verso sera, quando però i voli si sono ritrovati a dover smaltire ore e ore di ritardo.
Intanto una ventina uomini del Reggimento lagunari “Serenissima” sono tornati a pattugliare giorno e notte tutto il perimetro esterno dell'aeroporto. La loro postazione principale è, di fatto, quella di via Nogarè a Quinto, dove si trova la testata della pista e, fuori dalle recinzioni dello scalo, i led del sentiero di avvicinamento.
Da qui le ronde, composte da 3 o 4 militari per volta, partono per raggiungere, dopo aver attraversato il centro di Quinto, il confine tra il "Canova" e il quartiere di Canizzano, pattugliando via Mure e via della Moncia. E poi tornano indietro.
Il compito dei Lagunari è quello di vigilare, avendo come punto di riferimento la Polizia aeroportuale, che controlla l'aeroporto dall'interno, e ovviamente la Questura. Attività ancora più importante nei punti in cui l'adeguamento delle recinzioni dello scalo, mentre il lavoro da un milione di euro tondo tondo è ancora in corso, non è ancora stato ultimato. In particolare proprio sul versante di Canizzano.
“I lavori di sistemazione delle reti non sono una cosa da poco – fa il punto il direttore del “Canova”, Gianni Carrer – e ci vorrà ancora un po' prima di arrivare alla loro conclusione”. Perché la sicurezza, in un aeroporto sempre più internazionale, è fondamentale.
Come pensa il Comitato che si batte contro l'ampliamento dello scalo che ha appena scritto una lettera al prefetto affinché verifichi il grado di sicurezza del deposito carburanti sistemato vicino al terminal. “Ma bisogna capire – taglia corto Carrer – che le cose non sarebbero state fatte se non fossero state autorizzate”.