Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi
Il Carnevale si avvicina, ma la collezione di Santini di Mario Tasca resta sempre attuale
| Tiziana Benincà |
FOLLINA - Mario Tasca, classe 1943 e originario di Biella, è arrivato a Follina per lavorare in qualità di disegnatore tessile. La curiosità e la ricerca per nuove tecniche sono due tratti distintivi che l’hanno accompagnato non solo nel lavoro, ma anche nelle passioni personali, tanto da avvicinarlo ad un mondo che a noi sembra molto lontano.
Tutto è iniziato nel 1987 alla morte della zia Albina: “Quando ho iniziato a svuotare la casa ho trovato un pacco di santini. Come sono solito fare li ho tenuti e arrivato a casa li ho sistemati in un album. Mi sono subito piaciuti e hanno suscitato la mia curiosità. Poco tempo dopo sono andato a Venezia a una mostra di santini e da lì ho iniziato la mia collezione” spiega Mario. Una raccolta che conta migliaia di esemplari, che già una ventina d’anni fa ammontavano a 7mila. Nel 2012 ha fatto una donazione di 6.000 santini moderni al Museo del Paesaggio di Verbania, sezione Religiosità Popolare ed oggi non sa a che numero sia arrivato: “Inizialmente compravo di tutto; già da qualche anno ho iniziato a fare una scrematura e quelli a partire dagli anni Cinquanta li regalo. I più antichi risalgono per lo più al 1800, ma ho anche degli esemplari del 1700”.
___STEADY_PAYWALL___
Mario ha organizzato la sua prima mostra nel 2004 in occasione della prima edizione di Colori d’Inverno, il mercatino di Natale di Follina; poi varie esposizioni tematizzate che sono arrivate anche a Caorle, quali quella dedicata a Sant’Antonio da Padova in occasione dell’ostensione delle spoglie del Santo a Padova, ai ricordi della Comunione Pasquale dal 1785 al 1966, ai ricordi della Prima Comunione o ancora alle preghiere e dediche manoscritte sulle immagini sacre. “Trovare frasi scritte a mano, preghiere, dediche o inviti ad una vita cristiana è uno degli aspetti che mi appassiona e mi affascina particolarmente – commenta Mario – ho anche fatto tradurre scritte in francese, e riportato sotto ogni immagine una breve didascalia con la traduzione.
C’è chi suddivide i santini per soggetto, io invece preferisco farlo per genere, e per quelli più ricercati e preziosi ho realizzato dei pannelli in cui si può conoscere il genere, le caratteristiche principali e ammirare degli esempi molto particolari. Ho deciso di mantenere permanente questa mia collezione nonché mostra, perché provo piacere nel condividere quelli che considero delle testimonianze del genere umano, con il loro fascino ed il loro valore, pregati e tenuti con fede tra le mani, cuciti nel risvolto di una giacca, custoditi tra le pagine di un messale o esposti accanto a un focolare domestico a protezione della famiglia”. Basta entrare al numero 7 di via Pallade a Follina per trovarsi immersi in un’altra dimensione e poter ammirare le varie sezioni con tanto di spiegazioni ed esempi. Molto curiosi i “santini a teatrino”, ovvero quelli che si aprono con la tecnica pop-up nati alla fine del XIX secolo soprattutto con la funzione di immagine ricordo, tant’è che venivano creati soprattutto come ricordo per la Prima Comunione.
I santini della collezione provengono da varie parti d’Europa, la maggior parte dalla Francia, ma la novità di questi ultimi mesi sta nella nuova sezione dedicata ai “Santini dei Koppe”, un’importante casa editrice di Praga che dal 1843 ha iniziato a produrre xilografie con matrici in legno e colorate a mano con inserimento d’oro e coperte a protezione con colla animale o albume d’uovo.
Molto curiosa anche la tecnica delle “immagini vestite” di cui si possono ammirare vari esemplari: una modalità nata in Germania alla fine del XVI secolo e poi sviluppatasi in Francia, Olanda e Italia. Si tratta di carta ritagliata e puntinata ad ago sulla quale vengono incollate testa e mani delle figure devozionali che poi vengono “vestite” con stoffa.
Nel 1870 sono comparsi i primi “Santini su pasta d’ostia” che hanno avuto vita abbastanza breve: esterno di carta con al centro un’ostia decorata a mano con inserti – a volte - di madreperla. Simile per preziosità la sezione dedicata ai “Santini con dorature e paillettes” nati nel 1845, con cornici di pizzo e siderografie colorate a mano e decorate.
“Nel 2010 circa c’è stato un boom di collezionisti di santini, tant’è vero che è stato anche realizzato un album con oltre 400 figurine che ripercorrono circa 500 anni di storia. Ho acquistato tantissimo in quel periodo, sia online che alle due fiere di riferimento a Pieve di Cento e a Verona, ora non so nemmeno più dove metterli. Faccio parte anche dell’A.I.C.I.S., ovvero Associazione Italiana Cultori Immaginette Sacre, ma il numero di soci negli anni si è assottigliato passando da 500 a circa 200 associati.
Non so che fine farà tutto questo dopo di me, per il momento mi piace trasmettere l’idea che non si tratta di un pezzo di carta, bensì di un vivo e commovente testimone dell’umano passaggio, cristianamente vissuto con sofferenza, preghiera, ma anche con gioia e speranza”.
Ma quando nascono i santini? Già prima dell’invenzione della stasmpa a caratteri mobili erano diffusi in Europa grazie alle xilografie, poi a partire dalla metà del Cinquecento si ha il vero e proprio sviluppo di queste immagini, alcune dipinte anche da artisti, ma soprattutto realizzate in qualità di “Bibbia dei poveri” per raggiungere tutte le popolazioni analfabete del tempo. A partire dalla fine del Settecento il santino viene visto anche come documento per annunciare o ricordare momenti importanti della vita cristiana, quali la Prima Comunione, la Cresima o la dipartita di una persona cara.
La mostra è visitabile tutto l’anno in Via Pallade, 7 a Follina previa prenotazione mandando un messaggio al numero 338.1467630.