Se Meloni vuole fare il Giudice faccia il concorso se ne ha i requisiti
La Premier attacca la magistratura: "Alcuni giudici vogliono governare". Ma è lei che interferisce con la separazione dei poteri
![Giorgia Meloni Giorgia Meloni](https://www.oggitreviso.it/sites/default/files/styles/505/public/field/image/meloni-intervento.jpg?itok=tHQW_GEY)
Le recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni hanno riacceso lo scontro tra politica e magistratura in Italia. La Presidente del Consiglio, indagata insieme ad altri ministri per il caso Almasri, ha accusato alcuni giudici di voler "governare" e di interferire con l'azione politica.
"Se alcuni giudici vogliono governare, si candidino", ha affermato Meloni durante un evento a Milano, aggiungendo che "nessun potere al mondo, in uno Stato democratico, funziona così". Queste parole hanno sollevato un polverone e riportato alla mente gli attacchi alla magistratura dell'era berlusconiana.
La separazione dei poteri: pilastro della democrazia
Le esternazioni della Premier sembrano però ignorare un principio fondamentale della nostra democrazia: la separazione dei poteri. In Italia, come in ogni Stato di diritto, il potere è diviso tra legislativo (Parlamento), esecutivo (Governo) e giudiziario (Magistratura). Questa divisione è essenziale per garantire il controllo reciproco e prevenire abusi.
La Costituzione italiana sancisce l'indipendenza della magistratura proprio per assicurare che i giudici possano svolgere il loro ruolo senza interferenze politiche. Quando un magistrato indaga su un politico, non sta "facendo politica", ma semplicemente adempiendo al suo dovere costituzionale.
Chi interferisce davvero con i poteri altrui?
Se c'è qualcuno che sembra voler interferire con i poteri altrui, non sono certo i magistrati che svolgono il loro lavoro, ma piuttosto certi politici che vorrebbero essere al di sopra della legge. Questo atteggiamento ricorda più i regimi dittatoriali che le democrazie moderne.
L'Unione Europea ha già espresso preoccupazione per le recenti riforme della giustizia in Italia, temendo "un'indebita pressione da parte del sistema giudiziario politici o a livello esecutivo". Gli attacchi di Meloni alla magistratura non fanno che alimentare questi timori.
Se la Premier Meloni ritiene di avere le competenze per fare il giudice, la strada è aperta: può partecipare al concorso in magistratura, se ne ha i requisiti. Ma finché ricopre il ruolo di capo del governo, dovrebbe rispettare l'indipendenza della magistratura e la separazione dei poteri.
Come ha ricordato Giuseppe Conte "Meloni non è sopra la legge. Siamo in una democrazia". Conte in una situazione uguale, si comportò nel pieno rispetto della magistratura. In quella vicenda l'esposto fu fatto da Fratelli d'Italia. In una democrazia sana, ogni potere deve rispettare i limiti del proprio ruolo, senza cercare di invadere quello altrui.
E' ormai chiaro che dietro questa pantomima messa in piedi dalla Presidente del Consiglio si cela una questione ben più grave e pressante. L'attenzione dell'opinione pubblica viene abilmente deviata dal cuore del problema: perché il governo italiano, anziché assicurare alla giustizia un individuo ricercato nel mondo per crimini efferati, lo ha aiutato a lasciare il paese indisturbato.
Le accuse mosse contro il soggetto in questione sono di una gravità estrema: omicidio e violenza sessuale anche su bambini. Eppure, nonostante il peso di tali imputazioni, l'esecutivo sembra aver optato per una linea d'azione che ha di fatto consentito al ricercato di fuggire alla legge.
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