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28 marzo 2024

Italia

Squinzi: ''Inerzia totale della politica, abbiamo buttato un punto di pil''

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Squinzi: ''Inerzia totale della politica, abbiamo buttato un punto di pil''

TORINO - ''Speravamo oggi di poter discutere del programma dei primi 100 giorni di un nuovo, stabile governo, invece siamo a più di 50 giorni di inerzia totale''. Lo ha detto il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, che concludendo la due giorni della Piccola Industria a Torino, ha proseguito: ''questo è rischioso e costoso, grosso modo abbiamo contato di avere buttato un punto di Pil''.

''Cinquanta giorni dalla chiusura delle urne - ha proseguito - che ci hanno dato il peggiore risultato che potessimo immaginare, la vittoria del non governo. E così - ha detto ancora Squinzi - oggi parlare di crescita sembra un azzardo, se non un miraggio. Non un indicatore regge o ci conforta, fatta eccezione per l'eroica prestazione di alcuni settori sui mercati internazionali''.

''Se chiudono le imprese, muore il Paese'', ha detto il presidente della Confindustria, sottolineando: ''Stiamo giocando con il destino del Paese e il rischio è di giocarci il futuro senza più prove di appello. Abbiamo bisogno di fiducia e affidabilità''.

''Da settimane - ha continuato - invochiamo un governo degli uomini di buona volontà per il nostro Paese, non un governo qualunque, però tanto da assolversi la coscienza, un governo di qualità e di alto profilo, di capacità politica elevata, che percepisca e sappia interpretare il momento drammatico del Paese. Un governo in grado e nelle condizioni di adottare gli opportuni provvedimenti, con al primo posto dell'agenda il lavoro e le imprese''.

''L'inadeguatezza di un sistema politico strangola quelle creature che dice di amare e di volere amministrare, lavoratori e imprese'', ha detto Squinzi sottolineando ''la mancanza di quel minimo di responsabilità da parte di tutti di sospendere le ormai più che ventennali ostilità e dare un governo al Paese in un momento così drammatico''.

''Personalmente - ha aggiunto - mi sono stancato di cercare di capire e di comprendere questo gioco dell'oca, in cui, tutti i giorni torniamo alla casella di partenza''. ''Sappia - ha osservato Squinzi - chi ha ambizioni di governo che in questo gioco perverso si annienta in poco tempo un patrimonio costruito da generazioni e generazioni di imprenditori e lavoratori''.

"C'è l'esigenza urgentissima di dare alle imprese ciò che è delle imprese - ha continuato -: pagare i debiti della pubblica amministrazione. Farlo in fretta e con trasparenza. Subito, sono soldi nostri".

Il 'patto tra produttori' ''è il nostro impegno per il Paese'', ha sottolineato il presidente della Confindustria. ''Questo patto - ha aggiunto Squinzi - è animato da un principio che dovrebbe essere scontato ma è irrituale per l'Italia: non vogliamo sottoscrivere quello che dovrebbero fare altri ma impegnarci su quello che dobbiamo fare noi, adesso, per il nostro Paese''.

Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni , apre al patto 'dei produttori' che Confindustria ha proposto alle parti sociali. ''Si può fare - ha spiegato - sulla base di un'indicazione forte che dobbiamo dare e deve essere recepita dalla politica: siamo schiacciati dalle tasse e da questa situazione dobbiamo uscire altrimenti l'economia non si riprende''. ''La produzione va salvaguardata perché solo così si salvaguarda l'occupazione - ha sottolineato - . I produttori devono essere alleatissimi per dare una sveglia all'Italia politica. Dobbiamo essere tutti d'accordo, forze del lavoro e dell'economia, nel chiedere una cosa sola, la governabilità del Paese''.

Parlando alla platea dei piccoli imprenditori, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha dichiarato. ''La prima cosa che possiamo fare è di rimettere in ordine le relazioni tra le parti: chiudiamo la lunga stagione di strappi e divisioni''. ''Avere buone relazioni è la premessa per agire insieme - ha aggiunto - ridefiniamo la rappresentanza, le regole della democrazia''.

''Bisognerebbe dire tutti insieme - ha poi notato - che il decreto sul credito alle imprese lo hanno fatto per complicare la vita, per aumentare i costi e per non dare indietro quei soldi rapidamente''. Secondo Camusso ''se noi ci mettessimo attorno a un tavolo sapremmo trovare un criterio che semplifica quel decreto e che permette di immaginare che quella liquidità entri''.

"E' evidente, ormai, che imprese e sindacati devono agire concordemente per affrontare la crisi economica e occupazionale - dice il leader della Uil,Luigi Angeletti -, per chiedere la riduzione delle tasse sul lavoro e dei costi della politica e per puntare allo sviluppo". "Adesso bisogna andare oltre le intenzioni e costruire, insieme, proposte concrete e non generiche, definendo tempi, azioni e strategie con cui sostenerle".

(Adnkronos)

 



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