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04 febbraio 2025

Nord-Est

Stato vegetativo da 6 mesi, padre: "Condannati a farla vivere"

Attesa per le motivazione del tribunale di Belluno. Cappato: "Vinti casi simili"

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

Stato vegetativo da 6 mesi, padre:

BELLUNO - Sta attendendo di poter leggere nel dettaglio le ragioni per le quali il Tribunale di Belluno ha risposto negativamente alla sua richiesta di fermare le macchine che tengono in vita la figlia Giorgio D'Incà, padre di Samantha, 30 anni, di Feltre (Belluno) da quasi sei mesi in stato vegetativo all'ospedale "San Martino", di Belluno.

La giovane donna, dopo un banale intervento ad un arto, in seguito a complicazioni del tutto impreviste, aveva riportato danni neurologici tali da renderla sostanzialmente inerte, e nell'impossibilitata di sopravvivere senza l'assistenza di dispositivi tecnologici esterni.

"Nella nostra istanza - spiega D'Incà - era allegata una consulenza redatta dal neurochirurgo altoatesino Leopold Saltuari, secondo il quale al termine di un periodo riabilitativo di alcuni mesi Samantha avrebbe potuto al massimo arrivare a deglutire da sola. Ma tutti gli istituti interpellati dall'azienda sanitaria di Belluno hanno rifiutato di prendere in carico il caso".

La vicenda, che riporta alla memoria il caso di Eluana Englaro, è seguita anche dall'associazione Luca Coscioni, La lettura del pronunciamento del giudice è attesa a giorni.

Cappato: "Vinti casi simili"

"Dal punto di vista giudiziario abbiamo già seguito precedenti vittoriosi, questa cosa può essere risolta sulla base delle battaglie vinte in precedenza". E' fiducioso con l'ANSA Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, sul fatto che il papà di Samantha possa ottenere quello che il padre chiede, cioè che sia staccata la spina e si interrompe quello che il genitore ritiene un accanimento terapeutico.

"E' normale per la legge non accogliere subito l'istanza se non c'è un testamento biologico - aggiunge - ma abbiamo già seguito procedimenti giudiziari di questo tipo".

L'avvocato e segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, spiega che la stessa associazione ha seguito due casi di persone malate in stato vegetativo "che come Samantha non erano più in grado di esprimere le loro volontà".

In questi casi, spiega, "è stata seguita la procedura prevista dalla legge 219/17: abbiamo ricostruito la volontà degli assistiti tramite la testimonianza di parenti, amici e familiari e abbiamo ottenuto dei provvedimenti da parte dei giudici per la sospensione del trattamento sanitario".
 

 


| modificato il:

Gianandrea Rorato

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