Tre uomini e una rotonda
Aldo, Franco e Danilo dell’associazione Zheneda sono i pilastri di un centro culturale e artistico vivace. Unico neo? “Il volontariato - dicono - dovrebbe essere “complementare” non sostitutivo delle attività”
| Emanuela Da Ros |
VITTORIO VENETO - Hanno - tra le altre pregevoli doti (vedi alle voci: sensibilità, altruismo, entusiasmo, intuizioni, energia) - il senso dell’umorismo. Ghe piase zarlatanar. Scherzare tra loro. Per cui mi sono permessa - lo avrei fatto anche in assenza di senso dell’umorismo - di dare a questo pezzo il titolo-parafrasi di una nota commedia italiana. Ah! I tre uomini sono Aldo Bianchi, presidente dell’Associazione Zheneda, Franco Costella, vicepresidente, e Danilo Benedet, segretario. E la rotonda è la Rotonda. Proprio quella che sta accanto alla maceranda villa Papadopoli a Ceneda. Da 15 anni, quando è nata l'associazione Zheneda, i tre amici coadiuvati dai 35 soci del sodalizio non solo si occupano della manutenzione, della pulizia, della funzionalità della struttura gestendola “in modo condominiale”, ma l’hanno trasformata in un centro culturale attivo e vivace. Aperto dodici mesi all’anno. “Con vanto - spiega Aldo Bianchi - posso affermare che la Rotonda cenedese è un polo aggregativo e culturale unico, non solo a Vittorio Veneto, ma anche nel Coneglianese. Qui, nell’abbraccio della Rotonda hanno sede l’associazione Zheneda, il Coro Vittorio, l’Unipinto - l’università degli adulti -, la prestigiosa associazione Xinciso, il club culturale della Nona Porta, e gli atelier di alcuni artisti rinomati che ogni weekend del mese aprono i loro laboratori a scolaresche e visitatori.”
Tra gli Studi d’arte allogati nel piano nobile della Rotonda vi sono quelli di Giulia Furlan, Sara Marchetto, Ampelio Zappalorto e Marco Andrighetto, Roberto Turco, Carlo Celso, lo studio Blucobalto di Fiorella Pilato, i laboratori di Morena Pizzol e Daniela Pezzè, Carmine Calvanese e Salvatore Perchinelli, Giuliano Pagot, Mattia Gardenal, e del fotografo egittologo Paolo Reinier, ma fanno bella mostra anche opere di Luigi Da Rios, i graffiti del writer Michele Peruch e alcune opere di Matteo Cocomazzi. “La Rotonda - aggiunge Aldo Bianchi - ospita inoltre collettive d’arte, presentazioni, conferenze, eventi teatrali che possono trovare adeguata cornice nell’Aula magna che ha una capienza di 90 posti, e che recentemente - grazie al contributo dell’artista Cocomazzi - è stata dotata di un ottimo impianto di illuminazione.” Fiore all’occhiello della Rotonda è anche la mostra permanente del libro: nel corridoio circolare del pian terreno sono disposti per genere e argomenti oltre tremila volumi, la vendita dei quali aiuta a sostenere le iniziative dell’associazione Zheneda. “Il sodalizio - spiega il vicepresidente Franco Costella - fin dall’inizio ha avuto come obiettivi quelli di far rinascere alcune antiche tradizioni cenedesi, come la Fiera di Sant’Osvaldo, il Palio di Ceneda e l’elezione del Duca di Ceneda. Recentemente sono stati festeggiati proprio qui due centenari cenedesi, Elio Scottà - che è stato Duca di Ceneda insieme Piero Zambon, Carlo Piasentin e Danilo Poser - e Irma Poser: è stato commovente vedere i due centenari abbracciarsi e sentirsi parte di una comunità come quella cenedese che ha in sé, nel suo dna, il valore autentico della solidarietà”.
E non esiste una Dama di Ceneda? “L’artista Michele Peruch ne ha ritratta una, ma la dama cenedese esiste solo nella leggenda - spiega Aldo Bianchi -. Pare che da tempo immemore una donna velata si aggiri nel parco…una storia suggestiva e fantastica, che aggiunge fascino a questo luogo”. Cosa vi spinge a gestire la Rotonda e le sue numerose attività? “L’amore viscerale per Ceneda! Un quartiere ricco di storia che nutre in chi ci vive o ci vi ha abitato un forte senso di appartenenza”. “Credo che la molla sia il desiderio di sentirmi parte di una comunità e rendermi utile agli altri”, aggiunge Franco. “Personalmente - spiega Danilo Benedet -ho sempre amato i libri, la storia, la geografia e mettere a disposizione del pubblico un congruo numero di libri mi è sembrata un’iniziativa importante. Inoltre la Rotonda, con la sua inedita forma architettonica si presta particolarmente a un percorso circolare tra le pagine scritte”. Danilo Benedet ha parzialmente ricostruito la genesi e la storia di un edificio che risale probabilmente agli anni Quaranta del 900, che in epoca mussoliniana aveva ospitato la Gil - la Gioventù italiana del Littorio - ma che negli anni è stata sede di una sezione ospedaliera e di diverse istituzioni scolastiche statali. Inevitabile, parlando di storia e cronaca locale, il ricordo di Ido Da Ros. “Il nostro Tito - dicono Aldo e Franco - era di casa alla Rotonda: più di una volta aveva avuto uno spazio dedicato alle sue numerose pubblicazioni e ultimamente stava cercando di ricostruire con dovizia documentaria la storia di questo manufatto. La sua competenza, umanità, modestia e simpatia mancano a tutti noi”. Le attività che coordinate vengono apprezzate dai concittadini? “Sì - dice Aldo Bianchi - anche se a volte le gratificazioni più esplicite vengono da visitatori non vittoriesi, che partono da Udine, da Pordenone, da Zoppola per venire a trovarci puntualmente. In ogni caso abbiamo sempre almeno un centinaio di visitatori nei weekend. Quello che manca è una maggiore considerazione da parte delle istituzioni, non tanto sotto il profilo economico, visto che possiamo contare per fortuna sulla generosità di innumerevoli sponsor, ma nel veicolare e valorizzare le numerose iniziative che portiamo avanti”. “Crediamo nel volontariato - puntualizza Franco - e siamo testimoni della sua importanza nell’organizzare tanti eventi, ma questo dovrebbe essere complementare e non sostitutivo di un’azione che dovrebbe essere supportata dalle istituzioni”.
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